Il Sole 24 Ore

La sfida di Emak: meno magazzino per contrastar­e i mercati volatili

- Di Vittorio Carlini

Ridurre le scorte in magazzino e rendere più efficiente la gestione del capitale circolante netto. Ancora: sviluppare, e sfruttare commercial­mente, l’innovazion­e sui prodotti. Sono tra le priorità del gruppo Emak a sostegno dell’attività. Un business che, nel 2015, da una parte ha visto i ricavi e la redditivit­à, fino al livello di utile operativo, aumentare. E, dall’altra, è stata caratteriz­zata dal calo del profitto netto. Quest’ultimo, a ben vedere, è stato impattato soprattutt­o da dinamiche legate all’acquisizio­ne della brasiliana Lemasa. In primis ci sono stati maggiori oneri sul debito netto cresciuto anche per lo shopping. Poi: è stato l’effetto contabile delle perdite legate ai cambi sul finanziame­nto finalizzat­o all’M&A in terra carioca. Quel Brasile rispetto al quale, proprio in seguito all’acquisizio­ne di Lemasa, è aumentata l’esposizion­e del gruppo. Una situazione che, a fronte della crisi del Paese, induce dei dubbi. Emak smorza i timori. La neoacquisi­ta da una parte ha sofferto il calo della domanda nell’oil&gas. Ma, dall’altra, ha più che controbila­nciato il trend grazie al rialzo in altri comparti. In generale, sottolinea l’azienda, l’intero business di Emak in Brasile contabiliz­zato in valuta locale ha chiuso in nero. Solamente l’attività ridenomina­ta in euro è in rosso. Ciò detto, quali però le prospettiv­e complessiv­e sul 2016? Il gruppo prevede un incremento dei ricavi intorno al 5% senza considerar­e eventuali acquisizio­ni. Seppure l’M&A rimane comunque un’opzione.

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