La sfida di Emak: meno magazzino per contrastare i mercati volatili
Ridurre le scorte in magazzino e rendere più efficiente la gestione del capitale circolante netto. Ancora: sviluppare, e sfruttare commercialmente, l’innovazione sui prodotti. Sono tra le priorità del gruppo Emak a sostegno dell’attività. Un business che, nel 2015, da una parte ha visto i ricavi e la redditività, fino al livello di utile operativo, aumentare. E, dall’altra, è stata caratterizzata dal calo del profitto netto. Quest’ultimo, a ben vedere, è stato impattato soprattutto da dinamiche legate all’acquisizione della brasiliana Lemasa. In primis ci sono stati maggiori oneri sul debito netto cresciuto anche per lo shopping. Poi: è stato l’effetto contabile delle perdite legate ai cambi sul finanziamento finalizzato all’M&A in terra carioca. Quel Brasile rispetto al quale, proprio in seguito all’acquisizione di Lemasa, è aumentata l’esposizione del gruppo. Una situazione che, a fronte della crisi del Paese, induce dei dubbi. Emak smorza i timori. La neoacquisita da una parte ha sofferto il calo della domanda nell’oil&gas. Ma, dall’altra, ha più che controbilanciato il trend grazie al rialzo in altri comparti. In generale, sottolinea l’azienda, l’intero business di Emak in Brasile contabilizzato in valuta locale ha chiuso in nero. Solamente l’attività ridenominata in euro è in rosso. Ciò detto, quali però le prospettive complessive sul 2016? Il gruppo prevede un incremento dei ricavi intorno al 5% senza considerare eventuali acquisizioni. Seppure l’M&A rimane comunque un’opzione.