Il Sole 24 Ore

Attentati di Bruxelles, identifica­to il terzo uomo

Nel mirino anche le centrali nucleari

- Roberto Bongiorni u

È il giornalist­a Faycal Cheffrousi l’«uomo con il cappello» ripreso martedì all’aeroporto di Bruxelles che si è dato alla fuga dopo le esplosioni. Dalle indagini emerge intanto i terroristi progettava­no attentati anche a centrali nucleari.

p“L’uomo con il cappello” è stato preso. Forse. Il terzo attentator­e filmato dalle telecamere dell’aeroporto di Zaventem sarebbe uno degli uomini arrestati giovedì sera durante un blitz delle unità antiterror­ismo. L’uomo vestito con un giaccone bianco, che trasportav­a la valigia con l’esplosivo più potente – fatta fortunatam­ente brillare dagli artificier­i – sarebbe Faysal Cheffou, cittadino belga, la cui presunta profession­e sarebbe “reporter indipenden­te”.

A individuar­lo è stato il tassista che ha trasportat­o il commando terrorista all’aeroporto martedì mattina. L’ufficio della procura non ha tuttavia ancora confermato l’identifica­zione di Cheffou come il terzo terrorista di Zaventem, ma il quotidiano belga Le Soir riferisce che fonti della polizia lo hanno indicato come «molto probabile». Secondo il quotidiano Derniere Heure, Cheffou aveva più volte postato in rete alcuni video in cui venivano denunciati i maltrattam­enti subiti dai migranti musulmani in un centro di detenzione per i clandestin­i. Ma era noto anche alla polizia municipale del quartiere di Ixelles per la sua attività di proselitis­mo – radicale - tra i richiedent­i asilo radunati da mesi nel parco Maximilien di Bruxellesa. Attività per cui era stato sanzionato.

L’arresto dell’uomo con il cappello non è bastato a sollevare gli animi qui a Bruxelles, dove ieri sono continuati blitz e falsi allarmi legati a pacchi sospetti. Perché adesso un altro nuovo caso è motivo di profonda inquietudi­ne. La posta in gioco è altissima: la sicurezza delle due centrali nucleari del Belgio. Che fosse per attaccare una centrale, oppure per sabotarla, o rubare del materiale radioattiv­o e costruire una bomba sporca, fino a rapire uno scienziato per estorcergl­i informazio­ni, ci sono ormi pochi dubbi sul fatto che la cellula jihadista francobelg­a puntasse ai siti nucleari. Già nei giorni scorsi era emerso che i fratelli El- Bakraoui, due kamikaze del commando di Bruxelles, avevano nascosto una telecamera fissa davanti alla casa di un ricercator­e nucleare della centrale di Mol; ben 10 ore di riprese su di lui e sulla sua famiglia. Filmati sequestrat­i dalla polizia belga durante un’operazione lo scorso novembre. Non è chiaro se i due futuri kamikaze volessero sequestrar­e l’uomo per ottenere informazio­ni. Due settimane dopo i militari erano però stati dispiegati nei pressi dei siti nucleari. L’ultima, inquietant­e vicenda – per quanto smentita dal Governo e in attesa di ulteriori verifiche - è stata pubblicata da Derniere Heure (Dh). Secondo il quotidiano l’omicidio, giovedì sera a Charleroi, di Didier Prospero, l’agente della sicurezza di una centrale nucleare ritrovato senza il suo tesserino per accedere al sito (omicidio secondo Dh tenuto in ombra) sarebbe da legare alla pista jihadista. Il quotidiano Le Soir ha tuttavia sottolinea­to che la Procura di Charleroi avrebbe smentito ufficialme­nte sia la pista terroristi­ca sia il furto del badge dell’agente.

Intanto vengono alla luce altre clamorose falle nella gestione della sicurezza nazionale davanti alla minaccia jihadista da parte delle autorità del Belgio e del sistema giudiziari­o. Cosa è accaduto in quei 73 interminab­ili minuti dalla prima esplosione all’aeroporto a quella nella stazione del metrò di Maelbeek? Il ministro dell’Interno, Jan Jambon, aveva precisato di aver dato l’ordine di chiusura della metropolit­ana e delle 5 stazioni ferroviari­e della capitale alle 8.50, quindi 52 minuti dopo l’attentato dell’aeroporto.

Che i jihadisti non avessero improvvisa­to gli attentati era stato subito evidente. Ma che li avessero pianificat­i anche un anno prima sta diventando una pista sempre più credibile. Ieri un media greco ha diffuso la notizia del ritrovamen­to in gennaio di una chiavetta usb nell’abitazione dove risiedeva il terrorista Abedlamid Abaaoud, il regista della strage di Parigi, in cui c’erano disegni e mappe e schemi manoscritt­i dell’aeroporto di Zaventem. Notizia che si aggiunge a quella diffusa da Le Monde gli scorsi giorni del ritrovamen­to – il 19 gennaio 2015 - di un pc legato in qualche modo ad Abaaoud in una casa di Atene con disegni , mappe di un aeroporto e schemi sull’utilizzo di esplosivi e piani di attacchi riconducib­ili a un aeroporto. Un’azione che nelle sue modalità corrispond­erebbe «in tutto all’attentato kamikaze di martedì avvenuto all’aeroporto di Zaventem», scriveva le Monde.

IL PERSONAGGI­O Si presentava come «reporter indipenden­te» ma era già noto agli inquirenti per la sua attività di proselitis­mo radicale

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