Il Sole 24 Ore

In Libia pronto il nuovo governo

Nelle prossime ore dovrebbe insediarsi a Tripoli il Consiglio nazionale

- Gerardo Pelosi

p Le prossime ore potrebbero essere decisive per l’insediamen­to a Tripoli del nuovo Governo libico guidato da Fayez al-Serraj, premessa essenziale per l’avvio di una missione internazio­nale a guida italiana. Mentre combattime­nti tra fazioni rivali sono ancora in corso a poche decine di chilometri dalla capitale libica, i sette componenti del Consiglio presidenzi­ale libico guidati da al-Serraj sarebbero pronti a trasferirs­i da Tunisi, sede della missione Onu Unsmil, a Tripoli dove già oggi potrebbero apparire in pubblico.

In un primo tempo il trasferime­nto era stato programmat­o via mare, ma la creazione di un cordone di sicurezza intorno all’aeroporto avrebbe fatto preferire, negli ultimi giorni, il trasferime­nto via aerea. I sette componenti del Consiglio rappresent­ano il nocciolo duro del nuovo esecutivo che è nato per volontà della comunità internazio­nale e dell’Onu e ha già ottenuto l’appoggio di circa 100 componenti del Parlamento di Tobruk.

L’operazione di insediamen­to del nuovo Governo avverrebbe senza una presenza delle Nazioni Unite. Insieme ad al Serraj non ci sarà l’inviato Onu per la Libia, Martin Kobler e neppure il suo consiglier­e per la sicurezza, il generale italiano Paolo Serra che nelle ultime settimane ha speso molto tempo per cercare di capire come agiscono le numerose mili- zie e quali sono disponibil­i a rientrare nella legalità, a ricevere uno stipendio regolare dalle nuove autorità militari e ad appoggiare il nuovo esecutivo. Un’operazione molto complessa per la frammentaz­ione dei gruppi militari (dove il maggiore o minore radicalism­o islamista e la fedeltà tribale sono solo due delle variabili principali) e tutta da verificare.

Tra gli oppositori dell’operazione c'è di sicuro il primo ministro del governo filo-islamista di Tripoli non riconosciu­to dalla comunità internazio­nale, Khalifa Ghwel, che sarebbe già sceso sul piede di guerra dichiarand­o lo stato di emergenza dopo le voci sull’arrivo nella capitale degli esponenti del Consiglio presidenzi­ale del governo di Fayez alSerraj. Ghwell avrebbe ordinato ai ministri della Difesa e dell’Interno, oltre che al capo dell’intelligen­ce e ai leader delle «brigate rivoluzion­arie», di adottare tutte le misure necessarie per proteggere il suo governo incrementa­ndo il numero di checkpoint nella capitale e le misure di sicurezza intorno ai palazzi del potere.

C’è chi sembra convinto che la posizione di Ghwell sia solo una tattica negoziale per ottenere una qualche legittimit­à politica dal nuovo esecutivo. Fonti del Consiglio presidenzi­ale non hanno tuttavia né confermato né smentito le voci di un imminente insediamen­to del nuovo Governo rilanciate anche da un sito libico secon- do cui sarebbe questione di ore l’arrivo a Tripoli di alcuni dei sette esponenti del Consiglio presidenzi­ale ossia Ahmed Maetig, Fathi Majberi, Abdelsalam Kajman e Mohamed Ammari diretti nella zona del complesso residenzia­le di Palm City,dove dovrebbe stabilirsi il quartier generale del Consiglio. Totalmente estranee all’operazione (se si esclude un monitoragg­io a distanza) le forze speciali straniere presenti sul territorio libico: americani, inglesi, francesi e pochissime unità italiane. Le forze speciali britannich­e Sas sarebbero schierate in Libia, secondo quanto rivelato dal Guardian, da gennaio per operazioni congiunte con le forze speciali giordane.

Se l’insediamen­to del nuovo Governo avverrà, come tutti sperano, senza eccessivi problemi la parola passerà all’Onu dove verrà presentata e discussa una risoluzion­e per rendere operativa la Liam (Lybian internaton­al assistance mission). Di questo hanno parlato venerdì i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e Sergej Lavrov. Gentiloni ha apprezzato che la Russia fin dalla conferenza di dicembre a Roma e in sede di Consiglio di sicurezza Onu «abbia confermato il suo ruolo attivo nel processo di stabilizza­zione» in Libia. La Russia potrà anche svolgere un ruolo per garantire l’unità territoria­le della Libia ed evitare pericolose fughe in avanti del generale Haftar di Tobruk.

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