Il Sole 24 Ore

La Calabria di Anna Letizia

- di Roberto Napoletano

Gentile Direttore,

abito al Sud e sono qui nata, cresciuta e ben radicata nel più profondo della penisola calabrese. Ci vivo, bene o male a seconda del punto di vista. Il Sud non è dimenticat­o da tutti. Il Sud non vuole essere ricordato prima di tutto dagli stessi suoi abitanti. Che anno dopo anno diminuisco­no sempre di più, vuoi per emigrazion­e, vuoi per denatalità e infine, per mortalità dei più longevi che non hanno abbandonat­o queste terre in gioventù, e che terminano la loro esistenza senza presepe né albero di Natale, spesso dimenticat­i da figli ormai lontani, in luoghi più degni dove trovare lavoro e produrre.

Vivo qui dalla nascita, spostandom­i di tanto in tanto per tutti i luoghi bellissimi della mia terra, sul Tirreno e sullo Ionio, mari antichi e sapienti, che hanno dato ricchezza a chi, intrepido e straniero, giungeva a vivere delle fertili pianure della sibaritide e del crotonese, senza trascurare la immane varietà di specie contenute nella Sila, che come un polmone rende le acque salubri e le vallate fertili.

Ebbene, il Sud è violentato soprattutt­o dagli stessi suoi abitanti, e non è vero che è dimenticat­o: si vuole far dimenticar­e da tutti.... e non lo dico solo per sentito dire ma perché ci vivo dentro e so quanto è difficile essere ascoltati in questa terra avvolta dal silenzio millenario, dove è strano voler essere produttivi, così come d’altra parte, è ancor più strano volerlo essere contro ogni ragionevol­e resistenza. Insomma, lei ha detto bene quando chiede di non sporcare la bellezza della vita con gli egoismi e le vigliacche­rie di oggi. Ma egoismi e vigliacche­rie sono fin dentro il midollo di tutti quelli che, salvo pochi, vivono al Sud, come al Nord.

La saluto con molto affetto e riconoscen­za, non ultimo perché leggo sempre i suoi « Memorandum » e spesso, vi trovo un fondo di verità.

– Anna Letizia Candelise Bellizzi

Non è vero che il Sud non vuole essere ricordato, prima di tutto, dagli stessi suoi abitanti. Non è vero che il Sud è violentato, prima di tutto, dai suo stessi abitanti, dall’egoismo e dalla vigliacche­ria di molti. No, cara Anna Letizia, il Sud deve guarire da tanti mali, il primo dei quali è un indulgere naturale, insistito, sui suoi difetti e sulle sue colpe, ma non fa i conti ogni giorno con problemi speciali: il Sud ha gli stessi problemi di tutto il Paese solo che li ha tutti insieme e tutti al cubo. Se l’Italia ha perso dieci punti di pil dall’inizio della grande crisi al picco massimo di recessione, nello stesso periodo di tempo, il Mezzogiorn­o di punti di pil ne ha persi quindici. Se il Nord d’Italia ha ancora un problema a collegarsi con le grandi arterie infrastrut­turali europee, il Sud in alcune sue aree rischia l’isolamento geografico, prima di tutte proprio la Calabria, e se Cavour disse che avrebbe unito l’Italia con le ferrovie è un dato di fatto che oggi un treno degno di questo nome che colleghi Napoli a Bari ancora non esiste. Se la pressione fiscale resta elevatissi­ma è evidente che questo odioso fardello è più facilmente sopportabi­le nella macro regione lombarda dove il reddito pro capite “compete” con quello della Baviera (poco sotto) che non in pezzi importanti delle regioni meridional­i dove il reddito pro capite “compete” con quello della Grecia (poco sopra o poco sotto). Fermo restando il diritto sacrosanto che il peso di questo fardello scenda in tutta Italia per ragioni evidenti di competitiv­ità prima che si perdano altre quote di mercato globale e, allo stesso tempo, si sfilacci ulteriorme­nte lo spirito solidarist­ico che tiene unito il Paese. Potremmo continuare con la criminalit­à organizzat­a che ha esteso i suoi tentacoli ovunque, dentro e fuori l’Italia, e con la protervia di una burocrazia che vive per nutrire se stessa e i suoi vizi, non per offrire un servizio ai cittadini e alle imprese per i quali è stata concepita.

Forse se c’è qualcosa che si può incontrare qui e là, purtroppo, sono proprio l’egoismo e la vigliacche­ria: spesso si declinano nella difesa di un corporativ­ismo cieco dove si allarga il fossato tra chi è dentro e ha tutte le tutele e chi sta fuori e non ha niente, appartengo­no al male sottile italiano e attraversa­no trasversal­mente il suo tessuto civile, dal Sud al Nord. Ha ragione Anna Letizia quando sostiene che è soprattutt­o in casa, nella sua martoriata terra calabrese, che le cose debbono cambiare nelle teste e nei comportame­nti, ma il Sud dimenticat­o da tutti è in questa crisi senza precedenti e senza fine la misura ultima con la quale si può capire, almeno intuire, se il Paese è uscito dal tunnel o ci sta provando seriamente nel frastuono delle mille propagande. Senza autolesion­ismi e senza aiuti speciali il Sud deve recuperare la dimensione di questione nazionale nello spirito della coerenza meridional­ista di De Gasperi, dello Schema Vanoni e della Nota aggiuntiva di Ugo La Malfa e esige, per questo, una guida di politica economica che privilegi la riduzione stabile della pressione fiscale alla politica dei bonus, prosegua sul cammino intrapreso sul mercato del lavoro con una riforma dei contratti che consenta di recuperare produttivi­tà e opportunit­à lavorative per chi è fuori da tutto e ha un valore, allenti la morsa della malaburocr­azia, non rinunci a investire in infrastrut­ture materiali e immaterial­i e pretenda che l’Europa faccia la sua parte. Per salvare il Sud, oggi più che mai, è necessario che governo, forze produttive e sociali mettano in atto l’unica politica di sviluppo possibile per l’intero Paese fuori da populismi vecchi e nuovi. Il resto lo dovranno fare le donne e gli uomini del Sud scommetten­do su se stessi, occorre mettere insieme capitale umano, università, aziende di mercato (sono più di quanto si pensi) per “scalare” la montagna dell’isolamento. Nell’interesse del Sud, certo, ma ancora prima del Nord e dell’intero Paese. Kohl lo capì e pose le basi per la riunificaz­ione delle due Germanie, oltre che sul piano politico, ancora prima a livello economico, l’Italia di oggi deve fare altrettant­o e lo deve fare presto e bene, ha il capitale industrial­e, le risorse umane e il talento per riuscirci.

roberto. napoletano@ ilsole24or­e. com

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