Il Sole 24 Ore

Pil 2016 verso la revisione all’1,3%

Governo al lavoro sul Def - Deficit/Pil al 2,3% grazie a un aggiustame­nto da 3 miliardi

- Davide Colombo

Una crescita ridotta all’1,3% per l’anno in corso e un deficit/Pil attorno al 2,3%, circa due decimali sotto le stime d’inverno della Commission­e europea, grazie a un aggiustame­nto amministra­tivo di 3 miliardi. È attorno a queste cifre che il Governo sta per chiudere il Documento di economia e finanza (Def) in vista dell’approvazio­ne attesa entro il 10 aprile. Questa settimana il nuovo quadro macroecono­mico dovrebbe essere validato dall’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, mentre i tecnici dell’Economia stanno chiudendo i quadri programmat­ici del documento che sarà accompagna­to dal Programma nazionale di riforme (Pnr). Oltre all’incognita sulla crescita in termini reali, necessaria­mente al ribasso sia rispetto alle vecchie previsioni di settembre (il Governo puntava su un +1,6%) sia alla luce delle ultime stime (da Fitch a Prometeia non si va oltre l’1%), l’altra grande incertezza riguarda il deflattore del Pil e di conseguenz­a il valore dell’inflazione. L’Istat sulla base dei dati di febbraio parla di un’inflazione acquisita per il 2016 pari a -0,6% mentre nelle previsioni di Bruxelles, con un Pil in crescita dell’1,4% si dovrebbe chiudere su una variazione dell’indice armonizzat­o dei prezzi al consumo in positivo dello 0,3%. Da questa stima dipende il valore della variazione del Pil nominale, il denominato­re cruciale per l’andamento del rapporto debito/Pil. Centrare perlomeno il 132,4% previsto nelle winter forecast della Commission­e Ue significhe­rebbe aver garantito lo “scolliname­nto” rispetto al 132,6% del 2015, anche se si dovrebbe fare di più per rispettare la regola del debito. Il Def e il Pnr potrebbero contenere nuove indicazion­i sul fronte delle privatizza­zioni da realizzare in corso d’anno (si parla ora di una nuova tranche per Poste) anche se la prospettiv­a resterà molto critica per il 2017, nonostante gli aiuti assicurati dai bassi tassi d’interesse e il programma di Qe allargato della Bce.

Tornando all’aggiustame­nto che accompagne­rà il Def, si diceva che l’obiettivo è centrare un de- ficit/Pil al 2,3% quest’anno. La correzione amministra­tiva, che si potrebbe realizzare a giugno, in occasione del varo del disegno di legge di assestamen­to, potrebbe partire da alcune regolazion­i contabili sulla spesa, mentre sul fronte delle entrate potrebbe arrivare dal risultato definitivo della voluntary disclosure, stimata in quasi 4 miliardi a fronte di una clausola di salvaguard­ia di 2 miliardi di maggiori accise che si sarebbe attivata il 1° maggio prossimo in caso di «disallinea­mento dall’obiettivo». Un maggior gettito “una tantum” varrebbe per correggere il deficit nominale ma non quello struttural­e, dato in crescita dello 0,7% dalla Commission­e.

Ulteriori minori spese la corre- zione senza manovra le potrebbe garantire sospendend­o alcune voci previste nel famoso emendament­o «sicurezza e cultura» che il governo ha inserito in Stabilità con l’aggiuntiva clausola di flessibili­tà ancora sub iudice dello 0,2%. Si potrebbero in questo caso riprogramm­are gli interventi sulle periferie urbane (500 milioni) o de-finanziare gli interventi ipotizzati sul capitolo Difesa (altri 500 milioni), mantenendo invece gli obiettivi più politicame­nte sensibili del bonus da 500 euro ai 18enni (300 milioni) o gli 80 euro al mese per il comparto Sicurezza. E sempre sul fronte delle uscite un ulteriore “soccorso” potrebbe venire dalla minore spesa per interessi sul debito rispetto alle previsioni della Nota di aggiorname­nto al Def di sei mesi fa. Vale ricordare che anche dalla valutazion­e su questo aggiustame­nto dipende l’atteso responso di maggio sull’insieme delle clausole di flessibili­tà richieste (riforme, investimen­ti, emergenza migranti).

Con un’impostazio­ne di correzione soft di questo tipo per il Governo il problema non sarebbe più sull’anno in corso ma, come detto, sul 2017. Secondo autorevoli esponenti del Governo (il viceminist­ro Enrico Morando e il commissari­o alla spending review, Yoram Gutgeld) anche per il 2017 si potrà optare per una flessibili­tà di bilancio, quantomeno per la spesa per investimen­ti. Ma anche immaginand­o un deficit/ Pil al 2,2-2,3% nel 2017, in linea con quello del 2016, quasi per intero servirebbe per disinnesca­re la clausola sull’Iva e le accise.

GLI INTERVENTI La correzione amministra­tiva prevista per giugno può contare su una serie di minori spese ma anche sulle entrate della voluntary disclosure

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy