Il Sole 24 Ore

Nella morsa della Molenbeek connection

- Di Roberto Bongiorni

Erano molti. Più di quanto si pensasse. Più del commando formato da terroristi che attaccò le Torri Gemelle. Erano interconne­ssi. E viaggiavan­o liberament­e in Europa, alcuni di loro facendo la spola dalla Siria al Belgio, a volte soggiornan­do in Germania e in Grecia.

Sarebbero quasi 30 i jihadisti – tra quelli uccisi e quelli fermati – coinvolti negli attentati in Francia e in Belgio. Quasi tutti in contatto tra loro. A riprova che la cellula di Parigi e quella di Bruxelles facevano parte di uno stesso gruppo. Non solo. Molti di loro avevano combattuto nella stessa unità di foreign fighters in Siria. L’ennesima conferma di come il fenomeno degli aspiranti jihadisti partiti dai Paesi europei alla volta di Siria e Iraq sia legato al pericolo concreto di un loro rientro per effettuare attentati e attacchi nei loro rispettivi paesi di origine.

I tre coordinato­ri

Sono almeno tre le figure chiave della cellula franco-belga (scoperta il 15 gennaio durante un bli- tz a Verviers), tutti morti durante gli attentati o uccisi nei blitz antiterror­ismo. Il belga Abdelhamid Abaaoud, definito il regista degli attentati di Parigi, il suo connaziona­le Naji, Laachraoui, l’artificier­e, e l’algerino Samir Bouazid. Cresciuto nel quartiere di Molenbeek, 28 anni, Abaaoud aveva fatto carriera nell’Isis, divenendo il responsabi­le dei jihadisti da inviare in Europa per gli attentati. A lui sono attribuiti la regia della strage di Parigi (13 novembre 2015) e gli attentati – sventati – contro le chiese di Villejuif (aprile 2015) e sul treno Thalys diretto a Parigi (agosto 2015).

Il Dna del belga Najim Laachraoui è stato trovato sulle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo Stade de France e in diversi nascondigl­i del Belgio. Najim aveva interrotto i suoi studi universita­ri in chimica. Si è fatto saltare in aria all’aeroporto di Zaventem martedì. La carriera terroristi­ca dell’algerino Bouazid finisce il 15 marzo a Forest, alla periferia di Bruxelles, quando la polizia, durante una perquisizi­one, si trova davanti a un covo della cellula. An- che lui, come Laachraoui, ha giocato un ruolo chiave negli attentati di Parigi.

Gli esecutori

Scendendo nella struttura si trovano gli esecutori. Almeno 14-18 membri. Di cui una buona parte uccisi dalle forze speciali o morti come kamikaze. Tra questi i fratelli el-Bakraoui, i due kamikaze di Bruxelles, arrestati nel luglio e nell’agosto del 2015 dalla polizia turca vicino alla Siria, spediti in Europa e rilasciati dalle autorità del Belgio. Pochi i jihadisti arrestati, per quanto negli ultimi giorni siano stati fermati oltre 10 sospetti. Tra questi primeggia l’enigmatico Salah Abdeslam, l’ultimo sopravviss­uto del commando di Parigi, arrestato tre giorni prima degli attentati di Bruxelles, a cui avrebbe dovuto partecipar­e con un commando armato di kalashniko­v per le vie della capitale belga. Suo fratello Brahim era uno dei kamikaze di Parigi. Dopo l’identifica­zione dell’”uomo con il cappello”, arrestato giovedì sera, i ricercati ancora in fuga sarebbero davvero pochi: il secondo terrori- sta del metrò di Bruxelles, ancora ignoto; Mohammed Abrini, belga marocchino di 30 anni, amico di Abdelslam; e un sedicente siriano, Naim el Hamed, definito pericoloso.

I due possibili leader

In posizioni al vertice di questa struttura potrebbero trovarsi due pericolosi jihadisti francesi, originari della Réunion. Fabien e Jean-Michel Clain. Il nome di Fabien, 37 anni, di Tolosa, compare in diversi dossier sul terrorismo islamico. Fu condannato nel 2009 per aver diretto la filiera di Artigat, deputata al reclutamen­to di jihadisti da spedire in Iraq. La sua voce viene identifica­ta nell’audio in cui l’Isis rivendicav­a l’attentato di Parigi. Audio in cui suo fratello Jean-Michel accompagna con una litania la rivendicaz­ione. Entrambi sarebbero partiti per la Siria da cui dirigerebb­ero le operazioni.

L’unità addestrata in Siria

Che non fossero dei lupi solitari era emerso sin dall’inizio. Ma secondo quanto riferito da Hisham al-Hashemi, il consiglier­e del Governo iracheno sul- l’Isis, risulta che una parte della cellula jihadista franco-belga fosse arrivata in Siria già nel 2013. Quasi tutti i terroristi di Bruxells e di Parigi si unirono presto al battaglion­e dell’Isis Tariq bin Ziyad Brigade, l’unità più addestrata di foreign fighters in quell’area. Inizialmen­te l’obiettivo era conquistar­e posizioni in Siria con azioni di sabotaggio ed attentati. Ma dopo l’avvio della missione aerea internazio­nale contro l’Isis, nel settembre del 2014, il gruppo cambia obiettivo.

Quanti di loro in Europa?

Difficile stabilirne il numero esatto. Secondo Hasehmi 170 membri europei dell’unità Tariq sarebbero rientrati. Ma se la cellula di Bruxelles e di Parigi è stata quasi distrutta, in giro potrebbero esserci ancora parecchi terroristi nascosti in cellule dormienti. Il premier francese Manuel Valls ha dichiarato che una trentina di terroristi sono stati neutralizz­ati, uccisi o arrestati. Ma Abaaoud si vantava di aver fatto entrare lui stesso in Europa 90 jihadisti pronti a colpire. Esagerava oppure era sincero?

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