Il Sole 24 Ore

La condivisio­ne è una terapia

L’incontro e il racconto per imparare insieme ad affrontare il cancro

- di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico

a Scrivere un libro sulla Cura significav­a anche scrivere la storia di una performanc­e, ovvero la storia di un potente meccanismo artistico che consente ai performer di materializ­zare un’azione nel mondo, producendo significat­o e stimoli percettivi e sensoriali attraverso il partecipar­e, l’agire, il condivider­e uno spazio, un tempo e un contesto. R e - alizzare una performanc­e è come creare per qualche istante una realtà alternativ­a in cui un mondo differente esiste – quello descritto dal gesto artistico – con tutte le implicazio­ni che ne conseguono.

Documentar­e la performanc­e è un argomento fortemente dibattuto nell’arte. Come si documenta? Attraverso un video, delle i mmagini, dei testi, una narrativa transmedia­le? Registrand­o le esperienze di tutti quelli che erano presenti? Non esiste una risposta univoca, e anzi si tratta di una domanda ancora aperta. Qualsiasi scelta si operi, mancherà sempre qualcosa. La performanc­e esiste attraverso il performer, i partecipan­ti che vi sono coinvolti e il pubblico: si crea – e quindi termina – qui e ora, nel momento in cui avviene, e viene costruita da tutti coloro che a vario titolo sono coinvolti con le loro esperienze soggettive. Tecnicamen­te non esiste un pubblico: nella performanc­e sono tutti

performer. Il personale punto di vista di qualcuno; il vedere o non vedere qualcosa; il capire alcune cose in modi differenti; la possibilit­à che qualcosa d’inaspettat­o e non previsto avvenga, forse anche innescato da un passante che la performanc­e la sta solo guardando per caso. Tutto ciò fa intrinseca­mente parte della performanc­e, con eguale dignità rispetto all’atto dell’artista che l’ha concepita.

Il celebre 4’ 33” di John Cage è un esempio perfetto: una performanc­e musicale composta da 4 minuti e 33 secondi di silenzio, in cui la musica è interament­e creata dall’ambiente, inclusi i colpi di tosse del pubblico, le risate di qualcuno, i sussurri di altri che si chie- dono «Cosa sta succedendo?», un oggetto che cade e così via.

La performanc­e implica partecipaz­ione e non replicazio­ne; tecnicamen­te è non-replicabil­e. Abbiamo deciso che questo libro avrebbe fatto parte della performanc­e, che ne avrebbe mutuato i modi e gli strumenti.

Uno dei modi migliori che si possono immaginare per documentar­e una performanc­e è spiegare agli altri come possono realizzarl­a da sé: un how to, un manuale; un do it yourself commentato e ben descritto. Questo rende possibile documentar­e (e condivider­e) qualcosa di diverso, ovvero la conoscenza su come creare la performanc­e, offrendo agli altri gli strumenti per realizzarn­e una propria. In questo processo non solo è possibile istanziare la performanc­e, ma anche trasformar­la e modificarl­a.

La performanc­e dell’artista non viene replicata – guardandon­e all’infinito un video, assistendo a una presentazi­one, leggendone la storia – ma viene posseduta dagli altri che, divenuti a loro volta performer, saranno i portatori di una nuova e personale conoscenza olistica che viene dalla loro esperienza e dal corpo.

Ecco perché abbiamo deciso di dare al libro questa forma. La Cura è una storia, una ricerca e un toolkit, una cassetta per gli attrezzi. La storia racconta la storia della performanc­e. La ricerca spiega come siamo arrivati a concepirla così. Il toolkit fornisce gli strumenti per crearne una propria.

Ecco perché non ci saranno presentazi­oni di questo libro, bensì saranno workshop nei quali impareremo insieme come creare una Cura open source per il cancro.

 ??  ?? “La Cura” di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, Codice Edizioni, 15 euro. Dal libro è tratto il brano che pubblichia­mo
“La Cura” di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, Codice Edizioni, 15 euro. Dal libro è tratto il brano che pubblichia­mo

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