Domanda pubblica d’innovazione per l’osservazione del pianeta
L’Europa deve imparare dagli Us a: per lo Spazio ai privati serve una spinta
Lo Spazio, ormai riconosciuto come un’importante fonte di crescita economica, benessere sociale e sviluppo sostenibile, è un settore fortemente in evoluzione sia a livello politico, che istituzionale e scientifico. Secondo uno studio del gruppo americano Tauri, il settore spaziale negli ultimi quindici anni ha attratto circa 13 miliardi di dollari di investimenti. Tra questi ci sono le grandi startup come SpaceX, ma anche nuove costellazioni nel campo delle telecomunicazioni, progetti devoti all’esplorazione planetaria e mini- satelliti per l’osservazione della Terra.
In questo scenario in evoluzione, l’Europa guarda incuriosita e alcune imprese eu- ropee iniziano a pensare seriamente di approfittare di questa ventata di investimenti privati e di aprire filiali americane per lanciarsi nel nuovo mercato. Inmaniera semplicistica, si potrebbe dire che in Europa i fondi privati di investimento non hanno coraggio e tendono a finanziare mercati tradizionali, con ritorni sicuri e a tempi brevi.
In realtà, quanto accade negli Stati Uniti, è ancora una volta, un caso in cui innovazione e fondi privati vengono attratti da una sostenuta domanda pubblica di innovazione. L’economista Marianna Mazzucato, nel suo libro Lo Stato imprenditore (Laterza), spiega molto bene quale sia questa ricetta, purtroppo molto lontana da quanto succede in Europa.
Vediamo come sono davvero andate le cose in Usa. Nel caso delle osservazioni della Terra, a metà degli anni 90 il dipartimento della Difesa si rese conto che i suoi bisogni di image intelligence, cioè di immagini dettagliate per controllare cosa succedeva nei posti “caldi” del mondo, sarebbe cresciuto a dismisura. Per correre ai ripari decise di creare un campione industriale globale del settore, al quale, per approvvigionarsi delle proprie immagini, garantiva contratti di lungo periodo e la possibilità di vendere per via commerciale tutta l’eccedenza.
Ad assicurare gli investimenti privati, oltre a una sostanziosa quantità di miliardi di dollari, è stata predisposta una legge ad hoc , conosciuta come “Space Act”, che garantisce la stabilità di questo approccio. L’ultima versione di questo contratto assicura a Digitalglobe, azienda privata quotata in Borsa, 2,8 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni, e di fatto 80% del loro fatturato è assicurato da fondi pubblici.
E in Europa? L’eccellenza nel campo dell’industria e della ricerca, hanno permesso all’Europa di rivestire un ruolo di primo piano in numerosi settori dello spazio tra cui quello dell’osservazione della Terra.
Il più importante programma europeo in questo settore -Copernicus - ha obiettivi molto più pacifici, ma non per questo meno utili dei satelliti americani.
Realizzato con 16 satelliti, tre dei quali già in orbita, Copernicus sosterrà attività estremamente importanti di monitoraggio dell’ambiente e della sicurezza fornendo dati di osservazione terrestre. I dati forniti dal satellite permetteranno di compiere progressi significativi nel miglioramento della sicurezza marittima, del monitoraggio dei cambiamenti climatici e della prestazione di aiuti nelle situazioni di emergenza e di crisi.
Le Sentinelle, così si chiamano i satelliti della costellazione, realizzati dall’Agenzia Spaziale Europea ( Esa), rappresentano una supremazia tecnologica dell’Europa nel settore; e i servizi, forniti da operatori incaricati dalla Commissione Europea, rispondono ai bisogni dei cittadini europei che vanno dalla pianificazione regionale e locale dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, dai trasporti al cambiamento climatico, dallo sviluppo sostenibile alla protezione civile.
Il potenziale di Copernicus è tale da poter generare una vera e propria economia, sostanzialmente ripagandosi da solo. Ad esempio, secondo un recente studio di Earsc, l’associazione europea dell’industria di osservazione della Terra, se il governo svedese adottasse in modo sistematico i dati della Sentinella 2 per controllare le attività di rimboschimento delle foreste risparmierebbe 16 miliardi di euro l’anno. Il vantaggio rispetto ai costi del servizio sarebbe di 32:1. Questo è solo un esempio degli enormi benefici di Copernicus, che secondo uno studio della Commissione potrebbe generare in Europa un mercato di quasi 2 miliardi di euro e 12mila posti di lavoro.
Cosa manca all’Europa per liberare le opportunità di Copernicus? Essenzialmente tre cose, per altro tra loro interdipendenti:
- una legislazione ad hoc, simile allo space act,
- una domanda consolidata e stabile dei servizi di Copernicus da parte delle Pubbliche amministrazioni,
- strumenti finanziari pazienti (investi- menti e debito), che consentano all’industria di fare gli investimenti necessari a rispondere a questa domanda.
La presenza di una legislazione europea a favore dell’utilizzo dei dati spaziali da parte della Pubblica amministrazione degli stati membri, contribuirebbe, da un lato, all’ammodernamento della Pa, con un miglioramento della sicurezza, della qualità dell’ambiente e, in definitiva, della vita dei cittadini europei; dall’altro consentirebbe lo stabilirsi di una forte domanda pubblica interna. E infine la finanza dovrebbe fare la sua parte.
Le attività spaziali richiedono investimenti di lungo periodo, a tassi di interesse bassi: sarebbe un caso modello per l’intervento della Banca europea degli investimenti, magari con il supporto tecnico dell’Esa, e dove esistono delle agenzie spaziali nazionali.
Questi fondi sarebbero quindi a disposizione dell’industria europea di osservazione della Terra per costruire aggregati europei, di dimensioni adeguate alla competizione globale. In questo l’Europa marcherebbe un eccezionale vantaggio sugli Stati Uniti, che in fondo hanno polarizzato la loro industria su una singola applicazione - l’intelligence - mentre le aziende europee fornirebbero informazioni per far fronte a delle sfide ambientali, importanti per noi e una minaccia per le generazioni future. Sfide per le quali, come ben sappiamo, non esistono confini.