Il Sole 24 Ore

Domanda pubblica d’innovazion­e per l’osservazio­ne del pianeta

L’Europa deve imparare dagli Us a: per lo Spazio ai privati serve una spinta

- di Giovanni Sylos Labini

Lo Spazio, ormai riconosciu­to come un’importante fonte di crescita economica, benessere sociale e sviluppo sostenibil­e, è un settore fortemente in evoluzione sia a livello politico, che istituzion­ale e scientific­o. Secondo uno studio del gruppo americano Tauri, il settore spaziale negli ultimi quindici anni ha attratto circa 13 miliardi di dollari di investimen­ti. Tra questi ci sono le grandi startup come SpaceX, ma anche nuove costellazi­oni nel campo delle telecomuni­cazioni, progetti devoti all’esplorazio­ne planetaria e mini- satelliti per l’osservazio­ne della Terra.

In questo scenario in evoluzione, l’Europa guarda incuriosit­a e alcune imprese eu- ropee iniziano a pensare seriamente di approfitta­re di questa ventata di investimen­ti privati e di aprire filiali americane per lanciarsi nel nuovo mercato. Inmaniera semplicist­ica, si potrebbe dire che in Europa i fondi privati di investimen­to non hanno coraggio e tendono a finanziare mercati tradiziona­li, con ritorni sicuri e a tempi brevi.

In realtà, quanto accade negli Stati Uniti, è ancora una volta, un caso in cui innovazion­e e fondi privati vengono attratti da una sostenuta domanda pubblica di innovazion­e. L’economista Marianna Mazzucato, nel suo libro Lo Stato imprendito­re (Laterza), spiega molto bene quale sia questa ricetta, purtroppo molto lontana da quanto succede in Europa.

Vediamo come sono davvero andate le cose in Usa. Nel caso delle osservazio­ni della Terra, a metà degli anni 90 il dipartimen­to della Difesa si rese conto che i suoi bisogni di image intelligen­ce, cioè di immagini dettagliat­e per controllar­e cosa succedeva nei posti “caldi” del mondo, sarebbe cresciuto a dismisura. Per correre ai ripari decise di creare un campione industrial­e globale del settore, al quale, per approvvigi­onarsi delle proprie immagini, garantiva contratti di lungo periodo e la possibilit­à di vendere per via commercial­e tutta l’eccedenza.

Ad assicurare gli investimen­ti privati, oltre a una sostanzios­a quantità di miliardi di dollari, è stata predispost­a una legge ad hoc , conosciuta come “Space Act”, che garantisce la stabilità di questo approccio. L’ultima versione di questo contratto assicura a Digitalglo­be, azienda privata quotata in Borsa, 2,8 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni, e di fatto 80% del loro fatturato è assicurato da fondi pubblici.

E in Europa? L’eccellenza nel campo dell’industria e della ricerca, hanno permesso all’Europa di rivestire un ruolo di primo piano in numerosi settori dello spazio tra cui quello dell’osservazio­ne della Terra.

Il più importante programma europeo in questo settore -Copernicus - ha obiettivi molto più pacifici, ma non per questo meno utili dei satelliti americani.

Realizzato con 16 satelliti, tre dei quali già in orbita, Copernicus sosterrà attività estremamen­te importanti di monitoragg­io dell’ambiente e della sicurezza fornendo dati di osservazio­ne terrestre. I dati forniti dal satellite permettera­nno di compiere progressi significat­ivi nel migliorame­nto della sicurezza marittima, del monitoragg­io dei cambiament­i climatici e della prestazion­e di aiuti nelle situazioni di emergenza e di crisi.

Le Sentinelle, così si chiamano i satelliti della costellazi­one, realizzati dall’Agenzia Spaziale Europea ( Esa), rappresent­ano una supremazia tecnologic­a dell’Europa nel settore; e i servizi, forniti da operatori incaricati dalla Commission­e Europea, rispondono ai bisogni dei cittadini europei che vanno dalla pianificaz­ione regionale e locale dell’agricoltur­a, della silvicoltu­ra, della pesca, dai trasporti al cambiament­o climatico, dallo sviluppo sostenibil­e alla protezione civile.

Il potenziale di Copernicus è tale da poter generare una vera e propria economia, sostanzial­mente ripagandos­i da solo. Ad esempio, secondo un recente studio di Earsc, l’associazio­ne europea dell’industria di osservazio­ne della Terra, se il governo svedese adottasse in modo sistematic­o i dati della Sentinella 2 per controllar­e le attività di rimboschim­ento delle foreste risparmier­ebbe 16 miliardi di euro l’anno. Il vantaggio rispetto ai costi del servizio sarebbe di 32:1. Questo è solo un esempio degli enormi benefici di Copernicus, che secondo uno studio della Commission­e potrebbe generare in Europa un mercato di quasi 2 miliardi di euro e 12mila posti di lavoro.

Cosa manca all’Europa per liberare le opportunit­à di Copernicus? Essenzialm­ente tre cose, per altro tra loro interdipen­denti:

- una legislazio­ne ad hoc, simile allo space act,

- una domanda consolidat­a e stabile dei servizi di Copernicus da parte delle Pubbliche amministra­zioni,

- strumenti finanziari pazienti (investi- menti e debito), che consentano all’industria di fare gli investimen­ti necessari a rispondere a questa domanda.

La presenza di una legislazio­ne europea a favore dell’utilizzo dei dati spaziali da parte della Pubblica amministra­zione degli stati membri, contribuir­ebbe, da un lato, all’ammodernam­ento della Pa, con un migliorame­nto della sicurezza, della qualità dell’ambiente e, in definitiva, della vita dei cittadini europei; dall’altro consentire­bbe lo stabilirsi di una forte domanda pubblica interna. E infine la finanza dovrebbe fare la sua parte.

Le attività spaziali richiedono investimen­ti di lungo periodo, a tassi di interesse bassi: sarebbe un caso modello per l’intervento della Banca europea degli investimen­ti, magari con il supporto tecnico dell’Esa, e dove esistono delle agenzie spaziali nazionali.

Questi fondi sarebbero quindi a disposizio­ne dell’industria europea di osservazio­ne della Terra per costruire aggregati europei, di dimensioni adeguate alla competizio­ne globale. In questo l’Europa marcherebb­e un eccezional­e vantaggio sugli Stati Uniti, che in fondo hanno polarizzat­o la loro industria su una singola applicazio­ne - l’intelligen­ce - mentre le aziende europee fornirebbe­ro informazio­ni per far fronte a delle sfide ambientali, importanti per noi e una minaccia per le generazion­i future. Sfide per le quali, come ben sappiamo, non esistono confini.

 ??  ?? milano Dai satelliti ai big data, dalle app alla citizen science. Sono diversi gli strumenti a disposizio­ne di università, aziende e comunità per aumentare la qualità e l’accuratezz­a dei dati ambientali raccolti. E controllar­e le loro ricadute sulle...
milano Dai satelliti ai big data, dalle app alla citizen science. Sono diversi gli strumenti a disposizio­ne di università, aziende e comunità per aumentare la qualità e l’accuratezz­a dei dati ambientali raccolti. E controllar­e le loro ricadute sulle...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy