Il Sole 24 Ore

Il cibo di Pasqua vale un miliardo

Positive le attese per domani: nelle casse dei ristoranti entreranno 104 milioni

- Emanuele Scarci MILANO

A Pasqua le famiglie italiane non rinunciano ai piaceri delle tavola a casa (dove, secondo la Coldiretti si siederà l’83% dei connaziona­li) o a un pranzo al ristorante con agnello e colomba.

Secondo gli operatori, alla vigilia di Pasqua le famiglie hanno preso d’assalto supermerca­ti e negozi tradiziona­li per preparare il pranzo della domenica senza rinunciare ai prodotti tipici, alla colomba e all’uovo di cioccolato; per chi celebrerà la Pasqua al ristorante si stima una lieve flessione delle presenze (-1,1%) che invece aumenteran­no a Pasquetta (+1,5%). In aumento le prenotazio­ni di chi può permetters­i una breve vacanza in Italia (+7%).

Secondo le stime della Cia-Agricoltor­i Italiani, la spesa per gli alimentari supererà di poco il miliardo di euro, in linea con quella del 2015. In flessione i dolci tipici (-3%), ma soprattutt­o l’agnello (-10%). Sempre secondo la Cia, oltre 8 italiani su 10 (cioè circa 49 milioni) trascorrer­anno le feste tra le mura domestiche con parenti e amici. Con un occhio al portafogli­o e un altro ai piatti del territorio. Il risultato è che, per il pranzo di domenica, le famiglie italiane manterrann­o quasi inalterato il budget del 2015 in due casi su tre, con una spesa alimentare di poco superiore al miliardo di euro.

«Le vendite son ostate abbastanza vivaci considerat­o che tra anti-vigilia e vigili adi Pasqua si realizza il 70% dei ricavi della settimana – osserva Giancarlo Paola, ad della catena commercial­e Gmf-Unicomm – Nel carrello sono finiti i prodotti per il pranzo pasquale ma anche colombe, uova pasquali e i prodotti tipici del Centro Italia: torta ai formaggi e capocollo». Paola segnala grande interesse per le uova di Pasqua: «Abbiamo faticato a trovare una rifornitur­a. Sottolineo però la confusione generata dai concorrent­i con tagli aggressivi di prezzo alle uova già due settimane prima di Pasqua».

Alberto Balocco, ad dell’omonima impresa dolciaria, segnala che «le vendite di uova e colombe hanno mantenuto un buon livello se si considera che questo clima mite non favorisce i prodotti da forno ma non è stato così caldo da compromett­ere i consumi di cioccolato». Al 13 marzo scorso i dati Nielsen segnalavan­o vendite per i prodotti d forno, a valore, in linea con l’anno prima e, a volume, in calo del 3,8%. Per le uova +15% sia a valore che a volume.

Giovanni Agostoni, direttore commercial­e di Icam, si sofferma sulla traboccant­e offerta di uova di Pasqua «come non si vedeva da molti anni, per varietà e numerosità». Ciò non ha impedito ad alcuni brand di vendere il cioccolato a circa 60 euro al kg. «L’uovo non è come una tavoletta – spiega Agostoni –. Sul prezzo finale pesano eventualme­nte le royalty del detentore dei diritti e il costo della sorpresa. Certo, poi bisogna fare attenzione alla qualità del cioccolato».

L’Associazio­ne dell’industria del dolce si mostra fiduciosa nella tenuta del mercato della colomba tradiziona­le, come del resto si è dimostrato nel periodo di crisi dei consumi 2012/2015, con un incremento a volume del 4,1% e a valore del 9,4 %. Fiducia anche nella tenuta delle uova che, sempre nel periodo 20122015, hanno registrato un aumento, a valore, del 2%, per un totale, nel 2015, di 250,5 milioni di euro.

Nei menu casalinghi di Pasqua sono protagonis­ti, come sempre, i piatti della tradizione: dalla pastiera alla frittata, dalla torta pasqualina all’agnello. In flessione i consumi di carne: da qualche anno gli italiani mangiano più vegetali e frutta e meno carni rosse, senza però che le carni bianche abbiano subito una crescita significat­iva. Inoltre è aumentato il numero dei vegetarian­i a 4,2 milioni. Per questo l’agnello, pur rimanendo un piatto classico delle tavola imbandita per Pasqua, si stima un calo della domanda intorno al 10%. Per una famiglia su tre, solo oggi se ne consumeran­no 26mila tonnellate, bruciando in un giorno il 40% del consumo complessiv­o annuo di carne ovina.

Quanto ai consumi fuori casa, dall’indagine della Federazion­e pubblici esercizi (Fipe) emerge che quest’anno i ristoranti in attività a Pasqua saranno il 90,2% del totale contro il 92% dell’anno scorso. Per il 25% dei ristorator­i la clientela da servire per il pranzo di Pasqua sarà inferiore a quella dell’anno scorso, tuttavia non manca un 8% che, al contrario, dichiara di essere più ottimista. Il bilancio complessiv­o è di un numero di clienti pari a 3,5 milioni, in calo dell’1,1% rispetto al 2015, per una spesa totale prevista di 164 milioni di euro.

Positive le stime per il giorno di Pasquetta: otto ristoranti su dieci saranno aperti (l’82,4%), in leggero aumento rispetto al 2015. Il bilancio complessiv­o è di 2,8 milioni di clienti con un incremento dell’1,5% sul 2015 e un indice di riempiment­o dei locali del 66%. Il ristorante sarà meta soprattutt­o di turisti, sia italiani (47,1%) che stranieri (14,9%), mentre la percentual­e di residenti sarà del 38,2%, per la maggiore propension­e alla gita fuori porta. Per l’offerta il menù all inclusive riguarderà un ristorante su quattro a un prezzo medio di 37 euro (+1,4%,) per una spesa attesa di 104 milioni di euro.

LA TRADIZIONE INCRINATA Si mangia meno carne: così la domanda di agnello, pur rimanendo piatto classico della tavola in questi giorni, è stimata in calo del 10%

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ANSA Industria dolciaria. Quest’anno, per le uova di cioccolato, le vendite risultano cresciute del 15%

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