Il Sole 24 Ore

«Su Bagnoli avanti con o senza Comune»

Il premier nella e-news: è una bufala che il governo trascura il Sud - Banda larga, Bar i e Cagliari protagonis­te nel piano studiato con Enel Renzi apre la partita del contratto di servizio Rai - «Bene lo stop alla pubblicità in tre canali»

- Manuela Perrone

Dopo la presunta inefficaci­a del Jobs act, la seconda «bufala» che il premier Matteo Renzi si preoccupa di smentire è l’idea che «con il governo Renzi il Mezzogiorn­o è scomparso dalla scena politica». Ed è sulla partita simbolo, la «vergogna» Bagnoli, che Renzi accelera, riaprendo frontalmen­te lo scontro con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Proprio a pochi mesi dalle amministra­tive.

Forte del primo round vinto al Tar contro il comune che aveva impugnato la nomina di Salvatore Nastasi a commissari­o straordina­rio per la riqualific­azione dell’area, nella consueta enews diffusa ieri il premier avvisa De Magistris: «Noi andremo avanti comunque, con o senza il comune. Perché quella è un’autentica vergogna nazionale». E annuncia che il 6 aprile parteciper­à a Napoli in prefettura alla riunione della cabina di regia, che finora il sindaco ha sempre disertato ritenendol­a «un esproprio istituzion­ale». De Magistris, che ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato, sceglie di non commentare. Una reazione che potrebbe preludere alla decisione di prendere parte al vertice del 6 per ribadire personalme­nte a Renzi le sue ragioni.

La mossa del premier è strategica: la scommessa su Bagnoli può garantire punti alla candidata del centrosini­stra Valeria Valente, in un panorama confuso dal caos primarie e dalla rabbia di Antonio Bassolino, che ancora non ha sciolto la riserva sulla possibile presentazi­one di una sua lista fuori dal Pd. Ipotesi che comunque si allontana di giorno in giorno.

Sul Sud Renzi rivendica poi il risultato più recente: il decreto attuativo della legge di stabilità 2016 sul credito d’imposta al Sud (si veda a pagina 3) che secondo il premier, insieme agli incentivi sul lavoro e al superammor­tamento del 140%, «costituisc­e una invitante occasione per chi vuole credere nel futuro del Mezzogiorn­o».

Tra gli altri successi che il premier ascrive al suo esecutivo ci sono la cultura (cita Pompei e la prossima inaugurazi­one, il 30 aprile, del Museo archeologi­co di Reggio Calabria con i Bronzi di Riace), l’accelerazi­one sulla Napoli-Bari, i fondi per migliorare le linee ferroviari­e sulle dorsali tirrenica e adriatica, Matera 2019 (il 6 aprile il premier farà tappa anche là), le crisi aziendali sistemate e quelle da sistemare come il Sulcis, la Salerno-Reggio Calabria.

Bari e Cagliari, continua Renzi, saranno tra i territori protagonis­ti della banda larga che verrà: a giorni i dettagli del modello studiato insieme a Enel. E poi «la pulizia su realtà indecorose come le Ferrovie Sud-Est in Puglia» e quel che si spera avverrà: il taglio delle partecipat­e previsto dalla riforma Madia. Per dire che il Mezzogiorn­o «è finalmente centrale nelle politiche del governo non con l’assistenzi­alismo o l’elemosina» ma con la richiesta ai soggetti civili e sociali più forti di «non sprecare tempo ed energia per fare giochini della vecchia politica». È qui che Renzi rinnova l’attacco a quella classe dirigente che non rottama «rassegnazi­one e lamentela».

Nella enews il premier interviene anche sulla Rai, che ha fatto causa al governo per avere indietro 111mila euro di diritti amministra­tivi del 2016 e non pagare gli arretrati del 2014 e 2016 più o meno per la stessa cifra. Un colpo basso, pochissimo gradito a Palazzo Chigi, cui Renzi risponde lanciando una consultazi­one pubblica su contratto di servizio, concession­e e «temi che solitament­e vengono affrontati solo dagli specialist­i». Perché, afferma, «la Rai non è del governo, non è del Parlamento, non è del ministro. La Rai è delle italiane e degli italiani».

Segnala poi che il dg Antonio Campo dall’Orto ha appena disposto l’addio alla pubblicità dal 1° maggio sia, come era nell’aria, sulla rete per bambini Yo Yo, sia su Rai Cinque e Rai Storia. Renzi dice di risolvere così «un piccolo conto aperto», un desiderio sin da quando era studente universita­rio. E ne approfitta per una nuova stoccata contro i talk show, che già nei mesi scorsi gli era valsa l’accusa di emanare nuovi editti: «Io ci partecipo sempre meno, ma i miei oppositori talvolta sembrano vivere negli studi televisivi. Buon per loro, se si divertono. Viva il pluralismo».

LO SCONTRO CON IL SINDACO Il premier alla cabina di regia del 6 aprile. No comment di De Magistris che aveva annunciato ricorso al Consiglio di Stato

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