Primarie con penalità per i partiti che le evitano
Primarie pubbliche per scegliere i candidati alle elezioni, organizzate dal ministero dell’Interno e non obbligatorie. Ma con una penalizzazione che non mancherà di far discutere: i partiti che decideranno di non farle si vedranno negato l’accesso al finanziamento pubblico tramite 2x1000. A proporlo, in un disegno di legge ad hoc che sarà presentato giovedì in Parlamento, sono due renziani doc: il deputato Dario Parrini, che è anche il segretario del Pd Toscana, vicinissimo alla ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, e il se- natore Andrea Marcucci.
Ed è la “firma” del Ddl, che si aggiunge alle altre proposte già depositate, ad essere degna di nota. Perché arriva dall’entourage del premier Matteo Renzi subito dopo il caos del 6 marzo a Roma e a Napoli, con il suo strascico di polemiche e di ricorsi. E perché il provvedimento viaggerà in tandem con quella riforma dei partiti in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione cui la maggioranza non ha fatto mistero di voler mettere mano, accelerando in commissione Affari costituzionali a Montecitorio dove entro fine aprile si dovrebbe arrivare a un testo base.
In sette articoli, il Ddl disciplina le primarie per selezionare i candidati incorsa per cariche monocratiche elettive: sindaco, sindaco metropolitano laddove ne sia prevista l’elezione diretta, presidente della Giunta regionale e presidente delle province autonome di Trento e di Bolzano.
Entro 120 giorni dalla scadenza del termine per la loro presentazione, i partiti potranno richiedere all’ufficio elettorale competente di indire le primarie, depositando il proprio regolamento di autodisciplina. Che potrà riservare il diritto di sottoscrivere le candidature a un numero limitato di cittadini o ai soli iscritti o anche, ma non in via esclusiva, a un numero qualificato di componenti degli organismi dirigenti dei partiti. E che dovrà prevedere sanzioni per i candidati che non ne rispettano le prescrizioni.
Il testo prevede l’istituzione di un apposito collegio dei garanti (che sovrintende alla regolarità delle primarie, nomina scrutatori e membri delle commissioni e delibera su qualsiasi ricorso) e un unico election day per le primarie di tutti i partiti per una stessa carica. Non c’è invece nessuna preregistrazione obbligatoria né l’albo degli elettori, idea cara alla minoranza Pd proposta in altri Ddl già presentati, come quello di Sandra Zampa. Ma i veri oppositori saranno fuori dal Partito democratico: M5S e Forza Italia. Che di primarie per legge (nonostante le aperture arrivate dagli azzurri Giovanni Toti e Renato Brunetta) non vogliono sentir parlare.
I PROVVEDIMENTI Organizzate dal Viminale ma non obbligatorie Il ddl viaggerebbe in tandem con la riforma dei partiti su cui la maggioranza accelera