Il doppio obiettivo di Emak: meno scorte in magazzino e più prodotti innovativi
Il target: capitale circolante netto al 35-36% del fatturato a fine 2016 Evoluzione hi-tech essenziale per la crescita- L’impatto delle valute
Ridurre le scorte in magazzino e rendere più efficiente la gestione del Capitale circolante netto. Ancora: sviluppare, e sfruttare commercialmente, l’innovazione sui prodotti. Sono tra le priorità del gruppo Emak a sostegno dell’attività. Un business che, nel 2015, da una parte ha visto i ricavi (+7,6% cambi correnti e +5,9% a tassi costanti) e la redditività, fino al livello di utile operativo (23,3 milioni), aumentare. E, dall’altra, è stata caratterizzata dal calo del profitto netto. Quest’ultimo, a ben vedere, è stato impattato soprattutto dalle operazioni legate all’acquisizione della brasiliana Lemasa. In primis ci sono stati maggiori oneri sul debito netto cresciuto anche per lo shopping. Poi: è stato l’effetto contabile delle perdite legate ai cambi sul finanziamento finalizzato all’M&A in terra carioca.
Al di là però delle singole voci di bilancio il risparmiatore vuole sapere quali le strategie future della società. Un focus per l’appunto riguarda il Capitale circolante netto (Ccn). Alla fine dello scorso esercizio il Ccninr apporto a irica visi è assestato al 40,5%. Si tratta di un valore elevato. Certo, la percentuale è mediamente inferiore( con le eccezioni del 2010 e 2013) a quella realizzata dal 2008 ad oggi. In questo arco di tempo, infatti, il Capitale circolante netto (Net working capital) è risultato superiore al 40,5% del fatturato. Ciò detto Emak punta a rendere più efficace la gestione delle scorte (che rientrano nel Ccn), riducendo così il rapporto del Net working capital con i ricavi. A fine 2016 l’obiettivo è assestarsi al 35-36%. Nel triennio, poi, si vuole scendere più giù. Cioè: arrivare ad un’incidenza del Capitale circolante netto sul fatturato inferiore al 30 per cento.
Insomma, obiettivi importanti. Tanto che il risparmiatore, considerandoli “sfidanti”, attende di vedere il concretizzarsi delle mosse di Emak per raggiungerli. La società, da parte sua, indica di avere diverse strategie. Così, ad esempio, può ricordarsi la segmentazione in tre categorie dei prodotti: ad alta rotazione di magazzino (con consegna entro il mese); a media rotazione (entro tre mesi) e, infine, con un livello basso di rotazione ( solo su ordinazione). Ognuna di queste “categorie” è ovviamente contraddistinta da diversi livelli di scorte. Così la prima sarà quella caratterizzata dalla quota maggiore. L’ultima, invece, tendenzialmente non ne avrà nessuna. Ebbene: condividendo il modello con i clienti del gruppo, l’obiettivo da una parte è rendere molto più efficiente il magazzino stesso. E, dall’altra, gestire al meglio la domanda sempre più volatile. Nel momento in cui le richieste dei prodotti riescono ad essere maggiormente allineate alla produzione giocoforza le scorte, e quindi il Capitale circolante netto, diminuiscono. Con il che, però, il risparmiatore domanda: al di là di obiettivi e percentuali, cosa serve tagliare il Capitale circolante netto rispetto ai ricavi? Per rispondere è utile spiegare il significato del Net working capital. Il Cnn in linea di massima rappresenta l’ammontare delle risorse che compongono e finanziano l’attività operativa di un’azienda nel breve periodo. Esso è costituito dalla differenza tra la somma di elementi attivi dello stato patrimoniale (ad esempio, crediti verso i clienti o rimanenze) e quelli passivi (debiti commerciali o passività finanziarie a breve). È chiaro che la sua diminuzione implica il rilascio di risorse e, di conseguenza, la possibilità per l’azienda di generare maggiori flussi di cassa. In definitiva: di creare maggiore ricchezza. In tal senso, quindi, l’obiettivo di gestire meglio le scorte è sinonimo della volontà di riuscire ad aumentare il cash flow della società. Il che spiega perché Emak, a fronte del target di aumentare i ricavi, voglia anche ridurre l’incidenza del Cnn rispetto ad essi.
Ma non è solamente una questione di Capitale circolante netto. Altra priorità della multinazionale tascabile è realizzare, e sfruttare, l’innovazione di prodotto. Così, ad esempio, l’azienda scommette su un nuovo tipo di testina da usare nei decespugliatori professionali. Quest’ultimi sono macchine per tagliare erba e cespugli. Normalmente il cambio e la manutenzione del filo di nylon, inserito nella testina, richiede diversi minuti. Ebbene: il nuovo sistema a disco per il filo stesso permette di ridurre il tempo a pochi se- condi. Un risparmio, dice la società, molto apprezzato dal mercato. Tanto che nel 2016 si punta a vendere circa 10 milioni di dischi. In particolare, negli Stati Uniti.
Già, gli Stati Uniti. In America, lo scorso esercizio, Emak ha realizzato il giro d’ affari di circa 60 milioni. Un valore che, rispetto al 2014, costituisce una crescita del business a doppia cifra. Le prospettive, indica l’azienda, sono per l’ulteriore crescita. E questo anche grazie ai nuovi prodotti tra cui lo stesso decespugliatore.
Un po’ più articolato, al contrario, il discorso in riferimento al Centro-Sud America. Qui Paesi come Messico, Cile ed Argentina hanno realizzato una buona performance. Riguardo al Brasile, invece, il risparmiatore esprime preoccupazione. Nello Stato carioca, attraversato da una dura crisi politico-economica, il gruppo italiano ha infatti realizzato lo scorso esercizio l’importante acquisizione di Lemasa. Un aumento dell’esposizione a quel mercato che potrebbe dare fastidio. Emak, pur consapevole della difficile situazione, smorza i timori. La neoacquisita, attiva nel business delle pompe ad alta ed altissima pressione, da una parte ha sofferto il calo della domanda nel settore dell’oil&gas. Ma, dall’altra, ha più che controbilanciato il trend grazie al rialzo in altri comparti (ad esempio, lavorazione della canna da zucchero). In un simile contesto, è l’indicazione, Lemasa ha comunque chiuso il 2015 in utile. Analogamente all’intero business di Emak in Brasile contabilizzato in valuta locale. Ciò det- to l’impatto negativo legato allo Stato carioca è, invece, conseguenza della variabile esogena dei tassi di cambio. L’attività brasiliana consolidata, ridenominata in euro, è infatti in rosso.
Dal Sudamerica all’Europa. Il Vecchio continente, lo scorso esercizio, è cresciuto. Qui, a ben vedere, la spinta al business è arrivata soprattutto dall’area occidentale che ha più che controbilanciato la contrazione delle attività in Russia. Questa, sempre nel 2015, ha generato circa 2 milioni di fatturato. Si tratta di un valore basso. Tanto che Emak, rebus sic stantibus, da una parte stima che il livello minimo del mercato dovrebbe essere stato raggiunto. E dall’altra, pur facendo professione di cautela, ipotizza che nel 2016 potrebbe esserci una ripresa. Diverso lo scenario della Cina dove il business è in progressiva crescita. Nel Paese del Dragone, peraltro, la multinazionale tascabile sta avviando una maggiore articolazione della distribuzione. Il gruppo attualmente è presente nelle aree urbane. A partire da metà anno il raggio d’azione sarà allargato alle zone rurali. L’obiettivo? Riuscire ad aumentare le vendite in ambito agricolo. Così Emak ipotizza, per il 2017, l’aumento di circa il 10% dei volumi nell’Outdoor power equipment.
Fin qui alcune indicazioni rispetto alle strategie aziendali. Quali però le prospettive sul 2016? Il gruppo prevede un incremento dei ricavi intorno a 5% senza considerare eventuali acquisizioni. Seppure l’ M&A rimane comunque un’opzione. Su questo fronte, a ben vedere, la crescita per linee esterne è soprattutto finalizzata a completare, ed ampliare, il portafoglio prodotti. Senza dimenticare, peraltro, la possibilità di portarsi in casa competenze tecnologiche. Un po’ più sullo sfondo, invece, l’obiettivo di guadagnare quote di mercato. Ciò detto, quale però il settore in cui è più probabile lo shopping? Il gruppo (vedere domanda a fianco) divide il business in tre divisioni. La possibilità di M&A è trasversale. Tuttavia, l’”Outdoor power equipment” è già consolidato. Quindi quì le operazioni straordinarie risultato più difficili. Maggiori probabilità, invece, sussistono nei “Componenti e accessori” e nelle “Pompe e High pressure water jetting”. Detto dei settori, quale invece più in generale l’indetikit del potenziale target? L’azienda dapprima indica, rispetto al rapporto tra debito netto ed Ebitda, il valore di 3 quale livello da non superare. In tal senso, con riferimento ai dati di fine 2015, la possibile operazione straordinaria può essere coperta dai flussi di cassa fino ad un enterprise value del target di 10-30 milioni. Seppure, nell’eventualità dovesse presentarsi l’occasione rilevante, Emak non esclude il ricorso alla finanza straordinaria.
Infine la marginalità. Nella precedente “Lettera al risparmiatore” Emak aveva indicato, a fine 2015, un E bit da margina doppia cifra. Il multiplo si è fermato al 9,8%. Il gruppo, da un lato, ribatte che il dato è comunque in linea con l’obiettivo; e, dall’altro, sottolinea che c’è stato l’impatto esogeno dei cambi sul Mol. Ciò detto l’azienda, allo stato attuale, conferma l’incremento dell’1% della marginalità sul 2016. Con il che il rapporto Mol sui ricavi dovrebbe raggiungere la doppia cifra.
SCENARI Nel 2015 ricavi e utile operativo in rialzo Profitto netto in calo soprattutto per gli oneri finanziari e l’effetto contabile dei cambi monetari sul finanziamento legato all’acquisto della brasiliana Lemasa