L’assemblea boccia l’azione di responsabilità
Da mesi, formalmente e informalmente, da tutte le associazioni dei risparmiatori (e con più forza durante gli interventi di ieri in assemblea), l’azione di responsabilità è stata la richiesta più “accorata” e insistente rivolta al consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza. La valenza è considerata duplice: non solo è necessaria per senso di giustizia e per smarcare la banca dalla gestione del passato, ma serve a resuscitare tra i soci la fiducia persa e la speranza di un nuovo corso di crescita della banca.
I numerosi appelli hanno, per un (solo) momento, trovato ieri soddisfazione: dopo aver precisato che non potevano essere accolte più delibere sullo stesso argomento, il presidente Stefano Dolcetta, visti i numerosi interventi sullo stesso tema, a metà assemblea ha stilato una proposta di voto sull’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori dell’istituto. Ma la proposta prevedeva che l’assemblea deliberasse non solo di «autorizzare l’azione di responsabilità» verso amministratori, direttori generali e sindaci «in carica nel momento in cui si sono realizzati eventuali fatti illeciti che si sono riflessi nel bilancio» 2015 esclusi quegli amministratori «che hanno assunto la prima carica dopo il gennaio 2015», ma anche «di dare conseguentemente mandato» al cda che «sarà eletto dall’assemblea da convocarsi entro il 30 giugno 2016 di istruire e, una volta analizzate le condotte» che rappresentano una «violazione di legge e statuto» con riflessi nel bilancio 2015, di promuovere l’azione di responsabilità verso quegli amministratori che «fossero ritenuti eventualmente individualmente responsabili». La mozione autorizzava infine, «qualora ne sussistano i presupposti, la costituzione di parte civile verso amministratori, sindaci e direttori generali oggetto delle azioni penali ora in corso».
Tutto demandato al prossimo cda, dunque. Un segnale politico, di presa di distanza dal vecchio management, ma anche la volontà di non mettere troppa carne al fuoco in questo momento di transizione. La proposta, messa ai voti, ha registrato un numero consistente di astensioni, il 47,2% dei votanti, rappresentativi del 43,2% dei titoli, e non è passata (hanno votato no il 5,8%, ovvero il 18,6% dei titoli, e sì il 46,8%, il 38% dei titoli).
Lo stesso presidente, prima della votazione, aveva invitato i soci a valutare con attenzione l’opportunità di promuovere l’azione di responsabilità, facendo intendere che sarebbe meglio aspettare l’assemblea che rinnoverà il consiglio a giugno, una volta conclusi l’aumento di capitale e la quotazione in Borsa. «La banca sta attraversando un momento delicato, ha davanti progetti e passi difficili, deve poter raccogliere sul mercato una gran quantità di capitale», aveva precisato Dolcetta, sottolineando che occorre che «la banca possa lavorare nella massima serenità possibile». «Inoltre - aveva aggiunto - basterà solo il 2,5% del capitale per chiedere che l’azione di responsabilità sia inserita nell’ordine del giorno di una prossima assemblea». Dure le reazioni dei soci: «Nonostante questo voto negativo andremo avanti fino all’accertamento dei reati che sono stati commessi», ha detto l’avvocato Renato Bertelle, presidente dell’associazione nazionale azionisti della Popolare di Vicenza.