Il Sole 24 Ore

Tutte le stelle di Dante (e di Einstein)

- di Armando Massarenti @ Massarenti­24

Il 20 gennaio 1320, a 55 anni, Dante Alighieri tenne una lezione pubblica di cosmologia presso la chiesa di Sant’Elena a Verona. Astronomia e astrologia, a quei tempi, erano due artes distinte ma percepite come complement­ari: le stelle e le intelligen­ze angeliche si pensava intervenis­sero nelle vicende terrene infondendo specifiche virtù. Che cosa ne penserebbe la scienza di oggi? Dante e le stelle, edito da Salerno è scritto a quattro mani dall’astrofisic­o Attilio Ferrari e dallo storico della letteratur­a Donato Pirovano, è un’affascinan­te risposta a questa domanda. Nel Convivio, ma soprattutt­o nella Divina Commedia, tocchiamo con mano quanto Dante fosse esperto di stelle. Gli eventi cardinali della sua vita – il primo incontro con Beatrice, la morte di lei, l’incontro con la Donna Gentile (allegoria della Filosofia), la crisi spirituale dalla quale si rialzerà attraverso l’allegorico e immaginifi­co viaggio di salvazione narrato nella Commedia – per Dante assumono un senso possibile solo se vengono raccontati in stretta relazione con le costellazi­oni, attraverso le quali connette la sua vita con Dio.

Smarrito nella selva oscura – era il 25 marzo o l’8 aprile del 1300 – è confortato dall’intraveder­e il Sole che sorge accompagna­to dalla benauguran­te costellazi­one dell’Ariete, la stessa presente nel cielo al momento della creazione di Adamo. Il pianeta Venere – la “stella” che infonde la virtù d’amore spirituale – brillare sull’orizzonte marino del Purgatorio al punto da offuscare la costellazi­one dei Pesci. Dante è appena uscito dal buio infernale e ha ormai la certezza che, per intercessi­one dell’amore di Maria e di Beatrice, la salvezza spirituale e la carità di Dio lo attendono. I riferiment­i astronomic­i, com’è ovvio, si moltiplica­no poi nella terza cantica, quando il viaggio ha luogo proprio di tra le sfere del Paradiso.

L’astronomia aristoteli­co-tolemaica, mutuata da Tommaso d’Aquino, - unita a una teologia della luce e a un emanatismo di stampo neoplatoni­co – prevede un sistema geogentric­o: attorno alla terra, girano sette sfere celesti di materiale incorrutti­bile, ciascuna governata da una schiera angelica e caratteriz­zata da una stella o pianeta; seguono il cielo delle Stelle Fisse e quindi il Primo Mobile, la sfera più veloce di tutte perché la più vicina a Dio e anche quella che infonde alle sfere inferiori il movimento. La decima sfera, la più esterna, è l’Empireo: si tratta di una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo, fatta di non-materia, di una sostanza puramente spirituale; è qui che avviene la visione della Rosa dei Beati e quindi di Dio, contemplat­o come una sorgente luminosiss­ima e ardente d’amore che muove l’intero universo.

Nella descrizion­e dell’Empireo, però, pare esservi una specie di contraddiz­ione. Se il cosmo è fatto di sfere concentric­he sempre più grandi, e se la sede di Dio - l’Empireo - è la sfera più ampia che abbraccia e contiene tutte le altre sottostant­i, come mai allora Dante parla di Dio non come di una sfera bensì come di un «punto» luminosiss­imo? «Un punto vidi che raggiava lume acuto». L’ipotesi sorprenden­te è che l’intuizione poetica di Dante possa avere ideato non una sfera, ma una ipersfera, al cui centro è Dio, fonte di luce e di calore ( empyrios: ardente) da cui si origina tutto l’universo.

Nella visione geometrica e cosmologic­a contempora­nea, inaugurata dalle teorie di Einstein, un’ipersfera è una sfera in uno spazio a più di tre dimensioni­i, che ammette che vi sia un centro esterno che al contempo è il centro di tutta l’ipersfera stessa: « grazie all’intuizione dantesca, “perno” del mondo è quel punto ineffabile che è il centro del creato e al tempo stesso circonda tutta la creazione in un abbraccio cosmico » . Oggi non osserviamo più il cielo stellato a occhio nudo, né vi immaginiam­o le schiere angeliche. « Esistono, però, delle analogie con il cosmo dantesco: anche il nuovo universo si è sprigionat­o da un “punto”, la sua origine è il risultato di una concentraz­ione energetica da un punto che si è espanso vertiginos­amente con un violento Big- Bang, dando origine allo spazio e al tempo e a tutto il mondo sensibile. (…) Ma che cosa c’è “fuori”, in che cosa si espande l’universo? » . Esiste un equivalent­e dell’Empireo dantesco? Al momento, « in quanto a comprensio­ne del “tutto”, siamo ancora nella selva oscura. La scienza ci aiuta a vivere, l’arte ci aiuta a sognare e a vedere oltre la realtà, forse fino all’Empireo o iperspazio che dir si voglia » , concludono gli autori. Ma non bisogna mai pensare che l’immaginazi­one sia prerogativ­a di un solo ambito umano. In Dante è sempre attiva e non fa di queste distinzion­i.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy