«Cose» ben raccontate
Rocco Brindisi è raffinato narratore e poeta di lunga data ( Lucia che non ama il mare, 1984; Racconti liturgici, 1992; La moglie di Youssef gioca con i fiocchi di neve, 2010). Brindisi è intimamente ancorato alla propria Basilicata e nello stesso tempo è grande viaggiatore di luoghi e di sentimenti. In Cose ha raccolto una cin- quantina di racconti, alcuni molto brevi, sul modello dei raccontini di Kafka e di Umberto Saba, dei caratteri di Mario La Cava. Ogni racconto, spesso in modo apparentemente marginale, è congiunto a un oggetto, per lo più declinato al plurale: sandali, caffettiere, bicchierini, altalene, fiammiferi, forbici, marmitte, buste di plastica, bluse, scarpe, ciambelle, orologi, rivoltelle, ombrelli, dentiere, mutande, pettini. Queste cose generano accorati ritratti umani, ne promettono la chiave di lettura e offrono la maniera di en- trare in un'intimità composta di oggetti che disegnano circostanziati universi personali. Come le panchine sulle quali siedono le badanti, sempre più necessità, compagnia e paesaggio umano dei nostri tempi e delle nostre famiglie: «le ragazze moldave, ucraine, rumene, russe » , le ragazze che «puliscono il culo del mondo» e «passeggiano nelle nostre città, a migliaia di chilometri dai cinema della loro infanzia».
La scrittura di Brindisi è affettuosa, attraverso le cose illumina vite che sono sovente periferiche, dimenticate, difficili, povere. Sono presenze modeste, lontane dai riflettori mediatici, dalle attenzioni e dalle ansie del successo, dall'esibizionismo che domina e imprigiona la società odierna. Le vite dei più sono queste, legate a un quoti- diano sommesso e sommerso, di delicati e laceranti rapporti famigliari, di ardue e agre giornate appena salvate dall'attaccamento a piccole abitudini, ad accessori che diventano minimi e fondamentali ormeggi di sopravvivenza. Ritorna alla mente l'illuministico «secolo delle cose», rimpicciolito a cianfrusaglie, oggetti consueti e nello tempo desueti, soprattutto d'uso; cose familiari e ordinarie, mischiate a una imbarazzante e pratica confidenza del corpo, alle sue funzioni, fastidi, bisogni.
Il realismo grigio di questi interni di vita è caratterizzato da una violenza sorda, talora terribile: omicidi e suicidi che esplodono con rabbia, che si consumano in fretta, in silenziose e strazianti solitudini. Questo mondo impervio e crudele cono- sce tuttavia inaspettati segnali di paradiso. Sono le risate che talvolta sgorgano fulminee dai cuori e illuminano i visi, le stanze senza luce, le esistenze che paiono prive di prospettive. Queste risate squarciano cappe oscure e aprono a inattese speranze. Nel contrasto tra un mondo immobile e abissale e queste improvvise epifanie di felicità sta il fascino della scrittura di Brindisi, che sorprende con atmosfere sognanti, tesori di solidarietà e di pazienza. Questa docile umiltà si capovolge bruscamente in rasoiate taglienti, in epigrammi sarcastici che canzonano comuni vanità.
Rocco Brindisi, Cose, Empirìa, Roma, pagg. 128, € 15,00