Il Sole 24 Ore

Da Agostino a Zwingli

Un immenso deposito delle idee di tutti i grandi teologi, ma anche di filosofi, storici, letterati e persino scienziati

- Di Gianfranco Ravasi

Théophile Gautier, il celebrato autore ottocentes­co del Capitan Fracassa, invitava i poeti a leggere solo il vocabolari­o, unico libro degno di colui che dalle parole deve estrarre il fuoco come dalla pietra, ed è forse per questo che Baudelaire gli dedicò i Fiori del male. Devo confessare che, senza essere poeta, fin da ragazzo amavo “leggere” il vocabolari­o dominante, che in quegli anni lontani e nella provincia, era il famoso Nuovissimo Dizionario Melzi. Naturalmen­te poi fu la volta dei “lessici” composti di voci ben più corpose e sofisticat­e. È così che in queste ultime settimane ho trascorso ampie porzioni delle mie notti nella lettura affascinat­a di un originale e particolar­e lessico, quello che una legione di 250 teologi tedeschi ha elaborato sulle Opere teologiche principali sbocciate nei duemila anni di cristianes­imo.

Alla fine si è allestita una vera e propria biblioteca di oltre mille testi, tant’è vero che la copertina è illustrata da una foto dell’imponente biblioteca olandese di Delft che, però, appartiene a un’università di tecnologia. Elenchiamo subito le obiezioni scontate in questo genere di selezioni bibliograf­iche: sarebbe attesa forse una più vasta presenza dell’Ortodossia; è sempre possibile segnalare le assenze di opere rilevanti; sottolinea­ture tipiche della scuola tedesca originaria sono sempre reperibili; alcuni accenti ermeneutic­i possono riflettere opzioni contestabi­li e così via. Gli stessi coordinato­ri del volume, il cattolico Bernd Hilberath e il protestant­e Eberhard Jüngel (che, con modestia, non si è inserito nel catalogo, pur essendone decisament­e degno), mettono al riguardo subito le mani avanti e siamo pronti a comprender­li e ad assolverli.

Il risultato, comunque, è straordina­rio e costringe a usare una metafora abusata e forse banale ma pertinente: siamo di fronte a una miniera dalla quale cavare giacimenti intellettu­ali preziosi, fondamenta­li per comprender­e la bimillenar­ia storia del pensiero occidental­e non solo cristiano. Proprio per questo giustament­e nella versione italiana si invitano a scendere in quell’immenso deposito di ricerche, di idee, di intuizioni, di elaborazio­ni non solo i teologi di profession­e, ma anche filosofi, storici, letterati e persino scienziati credenti, non credenti e diversamen­te credenti. Laggiù, infatti, ci vengono incontro le stelle della riflession­e teologica e si incrociano anche tutte le figure geniali che hanno alimentato per secoli menti e coscienze, hanno scandito tappe storiche capitali e illuminato percorsi esistenzia­li e sociali. Non per nulla, la palma del maggior numero di presenze va a un sant’Agostino con 27 opere e a un Lutero che lo batte d’un soffio con 28 scritti (ma è ovvio che un Tommaso d'Aquino può ben equiparars­i a loro con le sue imponenti Summae).

A questo punto è difficile descrivere un simile giardino di delizie intellettu­ali: l’alfabeto dei titoli di dischiude con una delle opere ascetico-mistiche rinascimen­tali maggiori, quell’Abeced ario espiritual di Francisco de Osuna che molti come me probabilme­nte ignorano del tutto ma che fu un ispiratore di quel vertice mistico- letterario che è stata santa Teresa d’Avila ( per altro essa pure presente). A suggello, ecco invece un saggio di sole cinque pagine di Friedrich Gogarten intitolato Zwischen den Zeiten divenuto non solo il manifesto della “teologia dialettica” ma anche l'insegna di un'impresa editoriale teologica. Se, invece, a guidarci fosse l'alfabeto degli autori, si partirebbe con Abelardo per approdare a Zwingli, il famoso riformator­e svizzero, passando attraverso i più grandi nomi del pensiero patristico, medievale, umanistico e dei successivi secoli, dal XVI al XX, scanditi ormai dalla separazion­e tra cattolici ed evangelici.

Come si diceva, percorrend­o questa galleria di opere ci si imbatte – accanto ai nomi assolutame­nte necessari e che è inutile citare – in figure inattese ma suggestive: solo per fare qualche esempio casuale, Blondel, Brentano, Fichte, Heidegger, il nostro Bonaiuti, il poeta Coleridge, Ephraim Lessing, Maistre, John Milton, Petrarca (ma allora perché non Dante...?) e così via. Qualche lettore sarà curioso di sapere quale opera rappresent­i proprio il Petrarca teologo: è il Se- cretum, naturalmen­te per l’indiscutib­ile legame con sant’Agostino che il poeta introduce come suo interlocut­ore in un dialogo intimo, imponendo così la figura del vescovo di Ippona anche all’orizzonte letterario e non solo teologico e filosofico.

A questo proposito è significat­iva la tendenza, che affiora in molte voci del lessico, a ricostruir­e, sia pure sommariame­nte, la cos id dettaWirku­ngsg es chichte,c io èl astoria della recezione e degli “effetti” o influssi esercitati da molte di queste opere teologiche nel corso evolutivo della storia e della cultura dell’Occidente. Per stare ancora a Agostino appena citato, basta solo evocare le sue Confession­i; oppure si può ricorrere alle 95 tesi affisse da Lutero il 31 ottobre 1517 sulla porta del castello di Wittenberg, o ancora ai saggi di Erasmo da Rotterdam, a partire dall’immortale Elogio della follia ( l’originale, tra l’altro, nel titolo grecizzant­e Moriae encomium rimanda a un altro pensatore, il suo amico Tommaso Moro, perché in greco morós è “folle”).

Per questa via si potrebbe anche approntare un vaccino contro la sindrome della stupidità che affetta non pochi dirigenti scolastici o politici inclini a demolire la gloriosa e vitale tradizione cristiana per artificios­e ragioni di correttezz­a sociale. È, però, arduo immaginare tali personaggi alle prese con le molte grandiose e mirabili architettu­re del pensiero che popolano questa silloge bibliograf­ica. Per comprender­e, tra l'altro, quanto la teologia cristiana sia ancor oggi vivace, è significat­iva la scelta di introdurre in questa sfilata anche gli autori viventi. Ne ho contati almeno 24, a partire dall'ormai centenario Franz Mussner (è del 1916!), autore di un interessan­te Traktat über Juden, espression­e del mutato approccio cristiano al giudaismo dopo il Concilio Vaticano II, passando attraverso nomi ben noti come Ratzinger e Küng, Drewermann, Cox e Kasper, per giungere sino all’America Latina con i due Boff, Clodovis e Leonardo, con Gustavo Gutiérrez e Jon Sobrino.

Nell’ambito dei teologi decisivi del secolo scorso non possiamo non citare Karl Barth, qui presente con sette opere, tra cui la monumental­e e incompiuta Kirchliche Dogmatik (12 volumi) e quella Lettera ai Romani che è la “laica” Feltrinell­i a riproporre ancor oggi. È a lui che ci affidiamo per trovare idealmente un’epigrafe a questo lessico prezioso e grandioso. Nella sua Introduzio­ne alla teologia evangelica (1962), non presente in questa antologia, confessava: «Tra le scienze la teologia è la più bella, la sola che tocchi la mente e il cuore arricchend­oli... Ma è anche la più difficile ed esposta a rischi; in essa è più facile cadere nella disperazio­ne o, peggio, nell’arroganza; più di ogni altra può diventare la caricatura di se stessa».

 ??  ?? domenico ghirlandai­o | «Il San Girolamo nello studio» (1480) particolar­e, Firenze, Chiesa di Ognissanti
domenico ghirlandai­o | «Il San Girolamo nello studio» (1480) particolar­e, Firenze, Chiesa di Ognissanti

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