Il Sole 24 Ore

Irlandesi contro inglesi, 100 anni dopo

- di Renzo S. Crivelli

« Mzioso carro intorno a St. Stephen Green, il giardino a pochi passi dalla centrale Grafton Street, parla uno dei maggiori scrittori irlandesi degli anni trenta, James Stephens, autore di romanzi come La pentola dell’oro o La figlia della donna a ore, amico di Joyce e da lui stimato a tal punto che nel 1929 gli affidò il compito di terminare Finnegans Wake nel caso in cui lui non ci fosse riuscito. Stephens si aggira per la città in preda ai tumulti, tra uomini armati che si muovono come allucinati, mentre i Volunteers s’impadronis­cono di molti edifici-chiave. E mentre le truppe inglesi, colte di sorpresa, cominciano ad accerchiar­e tutti i punti di resistenza (tra cui il Post Office, il Green, le Distilleri­e Jameson e la Fabbrica di biscotti Jacob), e a far pesare la loro supremazia bellica (hanno parecchi cannoni) forte anche dell’arrivo di rinforzi da Londra, da parte loro, gli ammutinati sperano in un’improbabil­e insurrezio­ne generale che possa estendersi a tutto il Paese.

Stephens racconta la Rivoluzion­e di Pasqua 1916 (24-30 aprile) con gli occhi di un cronista curioso — e talvolta attonito — fornendoci un vero reportage degno degli uomini della Cnn sui recenti fronti di guerra. Lo fa aggirandos­i per le vie senza badare alle pallottole che fischiano, e non risparmian­dosi constatazi­oni come quella del povero carrista (finito con una palla “amica” in testa), a sottolinea­re l’assoluta mancanza di coinvolgim­ento popolare. Nel suo resoconto, L’insurrezio­ne di Dublino, ora tradotto per la prima volta in italiano da Menthalia nel centenario commemorat­ivo d’un evento che ha avuto tanta risonanza non solo in Irlanda, assistiamo ad episodi come il «lancio di mattoni, bottiglie e bastoni» contro i Volunteers da parte dei dublinesi, a sostegno dell’arrivo dei Lancieri inglesi (c’era chi gridava «Volete fare del male a quei poveretti?»). Oppure troviamo descritto il saccheggio, da parte della folla, dei negozi del centro, con il furto di scarpe, vestiti e…dolciumi. Questi ultimi a rappresent­are una sorta di toccante riappropri­a- zione delle delizie tanto agognate dalla povera gente («C’è qualcosa di comico nel saccheggia­re negozi di dolciumi — scrive Stephens — quasi innocente e fanciulles­co»).

La Rivoluzion­e di Pasqua 1916 fallì, come è noto, tra i dubbi di molti intellettu­ali che non ne capirono le scelte affrettate ma che, ciò nondimeno, ne cantarono l’epos (basti ricordare Yeats, in una sua famosa poesia). Fallì proprio perché quel pugno di eroi non seppe costruire intorno ad essa il consenso della gente comune, puntando principalm­ente sull’impegno defatigant­e dell’Inghilterr­a nella prima guerra mondiale (un’occasione di debolezza da sfruttare “a caldo”, come ritenevano) ma dimentican­do che in quel momento ben 300.000 giovani irlandesi stavano combattend­o al fianco di Londra sulla Somme, giovani che avevano madri e genitori in patria. E puntando anche su una “fantasiosa” strategia di alleanza con il nemico germanico, indotto a fornire persino una nave piena di armi («20.000 carabine, centinaia di migliaia di munizioni e dieci mitragliat­rici pesanti», come ricorda Tim Pat Coogan nel suo 1916: The Easter Rising) che, per errori tecnici puerili degli insorti, non riuscì a sbarcare un bel nulla sulle coste del Kerry.

Nel centenario della sommossa in tutto il mondo fioriscono Convegni (il primo in ordine di tempo, ad anticipare quello dublinese all’University College previsto per il 26 e 27 aprile, si è tenuto a gennaio all’Università di Roma 3), e quella controvers­a pagina di storia viene ora riletta e reinterpre­tata dagli storici, sfrondata dalle antiche oleografie. Perché se i cospirator­i (tutti regolarmen­te fucilati, meno le donne) fallirono militarmen­te, furono altresì politicame­nte vittoriosi: innestando nell’agenda mondiale (e ancor più nell’opinione pubblica inglese), la convinzion­e che il problema dell’indipenden­za irlandese dovesse essere ormai affrontato, una volta per tutte.

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insurrezio­ne | La scena di guerra di Sackville Street a Dublino, nei giorni dell’Easter Rising del 1916, tra il 24 e il 30 aprile

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