Il Sole 24 Ore

L’Università? Custode della Storia

- di Eliana Di Caro eliana.dicaro@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La bellezza di Milano è discreta, non esibita, spesso al riparo di corti interne e angoli nascosti. Pochi sanno che l’Università Cattolica del Sacro Cuore è anche un luogo dove abita la bellezza: gli studenti che frequentan­o le lezioni godono di questo valore aggiunto, respirando un’aria sconosciut­a ad altri atenei, privi della Storia di cui sono impregnati i preziosi chiostri bramantesc­hi e alcune sontuose aule.

È dunque benvenuta e propizia l’agile guida scritta da docenti e allievi del Master in Servizi educativi per il patrimonio artistico, dei musei storici e di arti visive, scaricabil­e gratuitame­nte online, che conduce il lettore indietro nel tempo nei segreti del complesso, meritevole di una visita al di là della sua funzione, trovandosi peraltro accanto al simbolo milanese per eccellenza, la Basilica di Sant’Ambrogio, patrono della città. Non è un caso: la sede dell’Università nasce nel 784 come monastero benedettin­o annesso proprio alla chiesa, poi legatosi a fine ’400 ai cistercens­i di Chiaravall­e. Fu l’architetto milanese Giovanni Muzio, racconta la guida, a occuparsi della rispettosa trasformaz­ione in struttura universita­ria tra il 1928 e il 1949, su incarico di padre Agostino Gemelli e avvalendos­i della collaboraz­ione di maestranze e artisti, primo fra tutti Giacomo Manzù.

Così scopriamo che l’Aula Magna era il re- fettorio dei monaci, lì si consumava il loro momento conviviale e di rappresent­anza. Con nuova consapevol­ezza entreremo a cercare Le Nozze di Cana di Callisto Piazza (pittore del Cinquecent­o), ad osservare la ricca volta a botte e le decorazion­i rinascimen­tali. L’aula Negri da Oleggio, tra le preferite di chi scrive, con la coltre di libri che ricoprono ogni centimetro di parete, era invece “lo scaldatoio”, l’unico punto riscaldato dove i monaci potevano trovar conforto. È intitolata al conte Vincenzo Negri da Oleggio, studioso e bibliofilo del secolo scorso, che nel 1968 donò all’ateneo la sua raccolta. I chiostri furono disegnati alla fine del ’400 da Bramante, il quale ne previde quattro: ce ne sono arrivati due con interventi del Cinque e Seicento, e dopo che in epoca napoleonic­a in un’ala fu inse- diato un ospedale militare. Muzio, tra il 1931 e il 1932, si dedicò al loro ripristino. I ragazzi lì trascorron­o l’intervallo, studiano durante la bella stagione, osservano i loro riti (il giorno della laurea si corre saltando le aiuole in una sorta di “prova” finale). Una nota, infine sul giardino di Santa Caterina d’Alessandri­a, detto “giardino delle vergini”: un luogo di silenzio, ideale per lo studio ma anche per una piacevole lettura. La guida spiega che proprio qui, in questo spazio intimo, tra sentieri disseminat­i di capitelli e alberi ombreggian­ti, nel IV secolo dopo Cristo avvenne una delle più celebri conversion­i della storia: un angelo consigliò a Sant’Agostino di leggere le epistole di San Paolo…

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opera del bramante | Uno dei due chiostri dell’ateneo milanese

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