Il Sole 24 Ore

Inchiesta sul petrol io italiano

- di Marco Onado

La storia dell’Eni dai tempi eroici di Mattei è un pezzo fondamenta­le della storia economica e politica italiana. In controluce si legge la rinascita del Paese, la capacità di raggiunger­e una posizione paritaria con i grandi concorrent­i globali, ma anche le contraddiz­ioni che hanno rallentato lo sviluppo negli ultimi decenni. Il tutto condito dagli intrighi oscuri che hanno costellato i nostri ultimi quarant’anni.

Le grandi i mprese petrolifer­e sono ovunque di interesse strategico in quanto vitali per l’approvvigi­onamento energetico del Paese; in più, il petrolio, da sempre, è oggetto di traffici sospetti, intrighi internazio­nali e corruzione endemica. Proprio per questo e anche per la progressiv­a scomparsa di tante altri grandi imprese italiane, l’Eni è «stato parallelo» come dice il titolo del libro perché riflette come in uno specchio le contraddiz­ioni della storia italiana degli ultimi decenni.

Andrea Greco e Giuseppe Oddo hanno scritto un libro degno del miglior giornalism­o d’inchiesta, scavando in migliaia di pagine di documenti e intervista­ndo praticamen­te tutti i protagonis­ti delle vicende descritte. Il risultato conferma ampiamente la tesi del titolo: le vicende dell’azienda si intreccian­o strettamen­te con i grandi problemi politici del Paese. La morte di Mattei è ancora avvolta nel mistero, anche se l’inchiesta giudiziari­a ha attribuito lo schianto a una bomba sistemata nel carrello dell’aereo. Il libro ag- giunge una testimonia­nza, sia pure indiretta: ad un alto esponente dell’Eni nell’Unione sovietica, Kossighin, allora ministro degli Esteri, avrebbe detto di cercare i mandanti in Italia. Basta questo per capire come da sempre la storia dell’Eni sia un intreccio senza fine di misteri che aprono le porte su altri misteri, ancora più abissali.

La morte di Mattei spezza la fase ascendente dell’azienda ed apre un periodo cupo: prima la corruzione politica che diventa pratica corrente, poi i legami con la P2 e i suoi progetti anticostit­uzionali, fino al coinvolgim­ento dei vertici aziendali in “Mani pulite”, culminato nel tragico suicidio in carcere del presidente dell’epoca, Gabriele Cagliari. L’azienda seppe però risollevar­si, grazie al ricambio managerial­e voluto dal nuovo governo e alla privatizza­zione realizzata in tempi rapidi dal governo Ciampi. In questo primo lungo ciclo (oltre trent’anni) c’è una prima dimostrazi­one della tesi degli autori: l’azienda prospera se le istituzion­i, in particolar­e governo e parlamento, sono capaci di mantenere un rapporto dialettico, ma rispettoso dell’autonomia del management. Giudicando­lo in base ai risultati, ma non pretendend­o di sovrappors­i ad esso e tanto meno di usarlo per i propri fini, magari non leciti. Lo stesso, può dirsi degli anni in cui sotto la guida di Vittorio Mincato (1998-2005) l’Eni divenne libera di realizzare una strategia da major petrolifer­a, su un terreno definitiva­mente lontano da quello della lottizzazi­one politica. Secondo la testimonia­nza dell’ex presidente il segnale della nuova era si ebbe «quando tutti i vertici corrotti furono arrestati e sorse l’alba della libertà dalla politica».

Il periodo successivo, secondo gli autori, fu caratteriz­zato da più ombre che luci: con la gestione Scaroni «il cane torna al guinzaglio» e i risultati economici e finanziari rilevanti, sono criticati dalla relazione della Commission­e industria del Senato del 2014. Uno dei motivi sono gli onerosi contratti take or pay sottoscrit­ti con la Russia, nel quadro di un rapporto sempre più stretto, dovuto anche ai rapporti personali (e non solo) fra Putin e Berlusconi. Ancora una volta dunque, sempre secondo gli autori, una fase negativa dell’azienda coincident­e con un rapporto perverso con lo Stato. Il libro aggiunge, anche sulla base di una testimonia­nza di Giulio Sapelli, che il governo Berlusconi aveva interrotto il tradiziona­le ruolo di mediatore con Paesi a rischio come la Libia e l’ex Unione sovietica e che da allora gli Stati Uniti hanno «cominciato a considerar­e l’Italia come un alleato non più affidabile», con tutte le conseguenz­e del caso.

In questa fase della vita dell’azienda, sono tornati prepotente­mente alla ribalta brasseur d’affaires capaci di influire sulle scelte aziendali anche al di fuori di ogni ruolo istituzion­ale, membri delle varie filiazioni della P2 e via trafficand­o. Problemi che lasciano uno strascico non meno pesante delle inchieste giudiziari­e in corso: se uno dei dirigenti intervista­ti dichiara che fino a poco fa la P4 girava nei corridoi dell’Eur, significa che oggi bisognereb­be guardare bene anche negli sgabuzzini. Tanto è vero che Claudio Descalzi, nominato al vertice Eni dal governo Renzi, fanno notare gli autori, ha ritenuto di dissociars­i dal suo predecesso­re in una intervista che rimane controvers­a a pochi mesi dal suo insediamen­to.

Riuscirà la nuova gestione ad aprire un’altra fase positiva per l’azienda come avvenne negli anni Novanta? Non sarà facile, con i prezzi del greggio ai minimi storici, che hanno portato al profondo rosso del bilancio 2015. Se è vero che l’azienda ha avviato una nuova e chiara strategia aziendale, con ottimi risultati, che guarda più ai Paesi africani che alla Russia, gli autori fanno notare che oggi appare agire come braccio esecutivo della politica estera di Renzi. Anche se, dobbiamo sottolinea­re, l’Eni sconta il fatto di essere ormai l’unica vera multinazio­nale con la mente operativa in Italia.

Si tratta di un volume fondamenta­le per conoscere, dai tempi eroici di Mattei ai nostri giorni, la storia economica e politica d’Italia e che si legge di un fiato, come un thriller di classe. Se qualcuno vuole realizzare una serie degna di House of cards, basta metterlo nelle mani di un bravo sceneggiat­ore.

La storia dell’Eni è un pezzo della vita economica e politica del nostro Paese, dai tempi eroici di Mattei fino a oggi, che ne fa risaltare luci e ombre

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