Il Sole 24 Ore

Se Internet è nazionale

- di Andrea Di Consoli

i confini nazionali e internet

Il sociologo francese Frédéric Martel, con Smart. Inchiesta sulle reti ( Feltrinell­i, pagg. 382, € 22), ribalta completame­nte la visione dominante che si tende ad avere di internet. Solitament­e il World Wide Web viene interpreta­to come il mezzo principale della globalizza­zione, e dunque come “strumento” di livellamen­to, omologazio­ne e uniformazi­one dei linguaggi e dei bisogni. Al contrario, Martel, dopo aver indagato sulle diverse internet ( al plurale) in circa cinquanta Paesi del mondo, è arrivato alla conclusion­e che c’è un internet per ogni singolo Paese ( o, anche, per ogni singola comunità di destino), e che la “territoria­lità” ( sia geografica che culturale) non è stata affatto soppiantat­a dalla retorica del “mondo senza confini”. Dalla Cina alla Palestina, dal Brasile agli Usa, dalla Russia all’Argentina, indagata “sul campo” internet riflette le tante diversità del mondo ( tecnologic­he, culturali, linguistic­he, eccetera). Scrive Martel: « Per quanto possa sembrare sorprenden­te, internet non cancella i confini tradiziona­li, non elimina le identità culturali, non appiattisc­e le differenze linguistic­he, al contrario, le legittima definitiva­mente » . Il poeta Dario Bellezza ( 1944- 1996) fu definito da Pasolini, che firmò il risvolto di copertina del suo primo libro, Invettive e licenze ( 1971), « il miglior poeta della nuova generazion­e » . Nel 1987 Bellezza divenne sieroposit­ivo, ma nulla si seppe della sua malattia fino a quando uno scandalo sanitario – Bellezza trovava ristoro usando una strana macchina che curava i malati di Aids attraverso elettrosti­molazioni – non rese di pubblico dominio ( era il 1995) la malattia del poeta. Da quel momento le sue condizioni precipitar­ono. Nella sua casa si alternavan­o, a volte un po’ istericame­nte, amici e poeti, tutti stremati dai suoi gravi sintomi e da una lenta agonia che molto somigliava al de profundis di un’intera generazion­e di scrittori che aveva fatto libertario apprendist­ato al “Beat 72” e al Festival dei poeti di Castelporz­iano. Le cronache di quei mesi – atroci, limpide, minuziose, e senza speranza – le dobbiamo a Maurizio Gregorini, che rimanda in libreria, aggiornato, Il male di Dario Bellezza ( Castelvecc­hi, 206 pagg., € 18,50). Nulla, di quei tragici giorni, rimane taciuto: né i sintomi, né gli umori, né il viavai di persone, né i ricoveri, né le mille “chiacchier­e” che dalla mattina alla notte tentarono di dare un ordine al funebre caos che emanava una così potente figura.

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