Se Internet è nazionale
i confini nazionali e internet
Il sociologo francese Frédéric Martel, con Smart. Inchiesta sulle reti ( Feltrinelli, pagg. 382, € 22), ribalta completamente la visione dominante che si tende ad avere di internet. Solitamente il World Wide Web viene interpretato come il mezzo principale della globalizzazione, e dunque come “strumento” di livellamento, omologazione e uniformazione dei linguaggi e dei bisogni. Al contrario, Martel, dopo aver indagato sulle diverse internet ( al plurale) in circa cinquanta Paesi del mondo, è arrivato alla conclusione che c’è un internet per ogni singolo Paese ( o, anche, per ogni singola comunità di destino), e che la “territorialità” ( sia geografica che culturale) non è stata affatto soppiantata dalla retorica del “mondo senza confini”. Dalla Cina alla Palestina, dal Brasile agli Usa, dalla Russia all’Argentina, indagata “sul campo” internet riflette le tante diversità del mondo ( tecnologiche, culturali, linguistiche, eccetera). Scrive Martel: « Per quanto possa sembrare sorprendente, internet non cancella i confini tradizionali, non elimina le identità culturali, non appiattisce le differenze linguistiche, al contrario, le legittima definitivamente » . Il poeta Dario Bellezza ( 1944- 1996) fu definito da Pasolini, che firmò il risvolto di copertina del suo primo libro, Invettive e licenze ( 1971), « il miglior poeta della nuova generazione » . Nel 1987 Bellezza divenne sieropositivo, ma nulla si seppe della sua malattia fino a quando uno scandalo sanitario – Bellezza trovava ristoro usando una strana macchina che curava i malati di Aids attraverso elettrostimolazioni – non rese di pubblico dominio ( era il 1995) la malattia del poeta. Da quel momento le sue condizioni precipitarono. Nella sua casa si alternavano, a volte un po’ istericamente, amici e poeti, tutti stremati dai suoi gravi sintomi e da una lenta agonia che molto somigliava al de profundis di un’intera generazione di scrittori che aveva fatto libertario apprendistato al “Beat 72” e al Festival dei poeti di Castelporziano. Le cronache di quei mesi – atroci, limpide, minuziose, e senza speranza – le dobbiamo a Maurizio Gregorini, che rimanda in libreria, aggiornato, Il male di Dario Bellezza ( Castelvecchi, 206 pagg., € 18,50). Nulla, di quei tragici giorni, rimane taciuto: né i sintomi, né gli umori, né il viavai di persone, né i ricoveri, né le mille “chiacchiere” che dalla mattina alla notte tentarono di dare un ordine al funebre caos che emanava una così potente figura.