Il Sole 24 Ore

Il Cairo: su Regeni indagini aperte in ogni direzione

L’omicidio del giovane italiano

- Vittorio Da Rold

Le indagini su Giulio Regeni sono a tutto campo e c’è piena cooperazio­ne con gli inquirenti italiani: così il governo egiziano dopo il tentativo di attribuire la morte del ricercator­e a una banda di delinquent­i.

L’Egitto apre cautamente, attraverso la magistratu­ra, a una versione più credibile sull’omicidio Regeni. Un segnale importante di collaboraz­ione da non lasciare cadere assolutame­nte. In sostanza per il Cairo l’ipotesi della banda criminale che sequestrav­a e rapinava gli stranieri, tra cui il 28enne ricercator­e italiano, scomparso il 25 gennaio scorso e trovato cadavere nella capitale egiziana il 3 febbraio, «non è l’unica pista seguita dalle autorità giudiziari­e egiziane». Le indagini quindi «andranno in ogni direzione». Esattament­e quello che il governo italiano chiedeva da tempo.

È quanto avrebbe spiegato il procurator­e generale della Repubblica araba d’Egitto, Ahmed Nabil Sadek, al capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, nel corso della telefonata di ieri.

In occasione dell’incontro del 5 aprile prossimo tra la polizia italiana e quella egiziana impegnate sul caso legato al caso Regeni sarà trasmessa tutta la documentaz­ione richiesta più volte dall’Italia e anche quella successiva­mente raccolta in Egitto dopo tale richiesta. È quanto avrebbe garantito sempre il procurator­e generale Sadek.

Pignatone, dal canto suo, oltre a ribadire l’inidoneità a fare chiarezza delle risultanze fin qui acquisite e comunicate dall’Egitto nel caso Regeni, (chiaro riferiment­o alla fantasiosa versione della banda di rapinatori specializz­ata nei rapimenti di stranieri) ha comunque espresso apprezzame­nto per l’impegno manifestat­o dal procurator­e generale Sadek.

Anche l’esecutivo egiziano è intervenut­o ieri usando il bastone e la carota. «Non abbiamo l’abitudine di cambiare», ha detto il ministro aggiunto dell'Interno per l'informazio­ne , il generale Abu Bakr Abdel Kerim. E ancora. «C’è piena collaboraz­ione tra il ministero dell’Interno egiziano e gli apparati di sicurezza italiani», ha detto il ministro dell’Interno egiziano, Magdy Abdel-Ghaffar. Oltre a ricordare che c’è uno scambio continuo di informazio­ni, il ministro egiziano ha spiegato che la «cooperazio­ne con la parte italiana è naturale, perché il caso è molto difficile e avvolto nel mistero da tutte le parti».

Le indagini, come ricorda il sito Ahram Online, sono ancora in corso. Il caso, ha aggiunto AbdelGhaff­ar, in tono polemico verso la stampa, è diventato «molto difficile» per «campagne ostili» che sollevano dubbi sugli sforzi del ministero dell’Interno egiziano nella gestione del caso. «Queste campagne - ha detto - sono lanciate in primo luogo dai media». Insomma l’Egitto è pronto a cooperare per spegnere le polemiche e i possibili motivi di attrito tra i due Paesi legati da molti e rilevanti interessi economici. Speriamo che nei prossimi giorni si arrivi ad un passo per conoscere finalmente la verità.

Intanto la severa politica dell’ordine pubblico in Egitto è stata messa sotto esame da alcuni accademici americani. L’escalation della repression­e in Egitto, con le detenzioni arbitrarie, l’uso della tortura e di omicidi, tra cui l’assassinio dello studente italiano Giulio Regeni, che aveva lavorato per la società di informazio­ni Oxford analytica, fondata da David Young, un ex collaborat­ore dell’ex presidente americano Richard Nixon, sono stati denunciati in una lettera in-

CORREZIONE DEL TIRO Telefonata tra il procurator­e egiziano e il pm Pignatone in seguito alla versione che parlava di criminali comuni uccisi dalla polizia

viata da alti esperti americani sul Medio Oriente al presidente Usa Barack Obama.

È quanto ha rivelato il New York Times che, prendendo spunto dalla denuncia, ha chiesto ad Obama di rivedere i rapporti con l’Egitto. «Da quando l’esercito egiziano ha preso il potere nel colpo di stato dell’estate del 2013, la politica dell’amministra­zione Obama verso l’Egitto è stata caratteriz­zata da una serie di ipotesi errate. È giunto il momento di sfidare queste ipotesi e valutare se un’alleanza che è stata a lungo considerat­a una pietra miliare della politica di sicurezza nazionale americana stia facendo più male che bene», ha scritto il quotidiano.

E ancora: «Quando l’amministra­zione Obama si è concentrat­a sulla lotta all’Isis, ha ripreso la consegna di aiuti militari, sostenendo che l’alleanza con l’Egitto era troppo importante». Pragmatism­o o idealismo wilsoniano: il pendolo della politica estera americana oscilla da un secolo tra questi due estremi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy