«Rischi stabilizzati, ma pesa l’incognita Brexit»
Chief economist Sud Europa Credit Suisse
p «I dati macroeconomici confermano un trend di miglioramento, continuo ma fragile, dell’Europa, in uscita dalla Grande Crisi e senza situazioni di stress come Grexit. I fondamentali sono migliorati ma i mercati non sono tranquilli, la volatilità è aumentata ed è difficile mantenere posizioni con duration lunga: la fragilità della ripresa economica si somma allo stock della disoccupazione e del debito pubblico ereditati dalla crisi, tutti fattori che agli occhi dei mercati rendono il sistema più vulnerabile, meno capace di assorbire nuovi shock». Giovanni Zanni, economista responsabile per l’Europa del Sud al Credit Suisse, è confortato dai dati recenti europei sulla solidità della domanda interna e sulla forza della fiducia dei con- sumatori. Ma incombeBrexit.
Quali sono i focolai accesi che più preoccupano?
Alcuni grandi rischi si sono già manifestati e si stanno stabilizzando, tra questi il rallentamento della Cina che appare ora essere gestito, la crescita Usa che resta solida, il prezzo del petrolio, che dopo il crollo ora sembra stabilizzarsi: entrambi sono divenuti rischi minori. Resta invece per l’Europa il rischio materiale e sistemico posto da Brexit. Nel caso di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, vi sarebbero impatti destabilizzanti nel breve ma anche nel medio e lungo termine.
Brexit può danneggiare l’euro, la Ue, persino l’Italia?
Il primo Paese ad essere colpito sarebbe il Regno Unito, la sterlina. Un Paese che attrae flussi importanti di investimenti diretti e non dall’estero, perchè garantisce la certezza del diritto, diventerebbe uno Stato minato dall’incertezza. A risentirne, sul breve termine, il Pil inglese e a cascata anche quello europeo. Resta da vedere come reagirà l’Europa: da un lato potrebbe accele- rare il processo di Unione, non solo bancaria ma anche fiscale con la creazione del ministero dell’Economia europeo. La City che perde peso è un’opportunità per far crescere le piazze finanziarie europee: dall’altro lato, però, l’Europa soffre già per l’avanzata del nazionalismo e Brexit da quel punto di vista rischia di fomentare questa tendenza. In quanto all’Italia, se l’esito del re- ferendum inglese dovesse essere inatteso e portare a Brexit, i mercati potrebbe iniziare a guardare con più attenzione cosa accadrebbe in Italia con il referendum in ottobre sul quale il premier Matteo Renzi si gioca il suo futuro politico, perchè ha minacciato di dimettersi nel caso di sconfitta.
Il QE di Mario Draghi è un toccasana per il mondo del credito ma non risolve i problemi della politica...
Il secondo round di TLTRO è servito a rimettere in sesto una situazione che iniziava a deteriorarsi malamente: mi riferisco alle banche europee e al costo della loro raccolta sui mercati che aveva ripreso a salire. Il problema dei NPLs si risolve con la crescita, i due valori sono strettamente correlati, sale la crescita e scendono le sofferenze bancarie. Ma l’intervento di Draghi è servito soprattutto ad accompagnare i dati macroeconomici in miglioramento: la ripresa europea è fragile e questa fragilità, che tiene sulla corda i mercati, ha bisogno di tutto il sostegno della Bce.
IL RUOLO DI DRAGHI «La ripresa europea è fragile e questa fragilità ha bisogno di tutto il sostegno della Bce»