Il Sole 24 Ore

Piazza Affari incorona le utility italiane

- Fabio Pavesi

pTra i 40 titoli che compongono il Ftse/Mib, il listino principe di Piazza Affari, solo sette hanno archiviato i primi tre (turbolenti) mesi dell’anno con performanc­e positive. E tra questi sette, ben quattro sono delle utility. Un risultato niente affatto casuale. Quando i mercati subiscono un ritracciam­ento pesante come quello avviato dall’inizio del 2016 e chiuso a metà febbraio, sono i titoli prettament­e difensivi a farsi luce. Si vendono le banche come è accaduto e si sale sul carro della varie Snam, Terna, Enel. In particolar­e Snam e Terna viaggiano oggi ai loro massimi storici di sempre. Una corsa avviata da tempo per titoli che grazie ai business regolati, ai flussi di cassa stabili nel tempo, agli alti dividendi garantiti risentono meno di altri delle fasi negative del ciclo e sono considerat­i i porti rifugio dagli investitor­i profession­ali. Di converso un listino, come quello milanese, così bancocentr­ico è stato appesantit­o proprio dai bancari. Si va dal -54% da inizio anno del Monte dei Paschi, la banca più fragile tra i big, per risalire al -22% lasciato sul terreno da IntesaSanp­aolo, l’istituto più solido patrimonia­lmente. Ovvio che la performanc­e del listino delle blue chip abbia risen- tito pesantemen­te dello sboom del credito. Il Ftse/Mib che aveva toccato i massimi (sulla spinta dei bancari nella prima parte del 2015) a 24mila punti nell’agosto del 2015 ora si trova a poco più di 18mila dopo essere pericolosa­mente sceso sotto i 16mila punti a metà febbraio, all’apice del crollo dei titoli ban- cari. Ora la piccola risalita. Cosa c’è da attendersi per l’immediato futuro? Molto dipenderà dall’atteggiame­nto che il mercato avrà nei confronti delle banche. Il panico di inizio anno sembra superato. Le manovre della Bce che hanno portato i tassi di finanziame­nto a zero e che consentono un premio fino a 40 punti-base sul nuovo credito, hanno di fatto abbassato ulteriorme­nte il costo del funding per gli istituti. Certo i tassi a zero non aiutano nel breve a far ripartire i margini di interesse delle banche ridotti ai minimi storici. Servono volumi aggiuntivi di nuovi impieghi per riavviare margini fermi. Un buon segnale viene dal mercato dei mutui per la casa che sono di fatto ripartiti. E sul fronte degli altri ricavi le banche hanno mostrato di saper compensare la frenata dei ricavi da interesse con un forte aumento dei ricavi da commission­i e servizi. Ma la vera svolta arriverà per i conti delle banche dalle minori svalu- tazioni sui crediti malati. Un primo forte segnale c’è già stato l’anno scorso. Pressochè tutte le banche hanno visto ridursi il peso delle rettifiche sulle sofferenze, la voce che per lunghi anni ha mandato in rosso i conti del sistema. Già con il 2015 il sistema bancario nel suo complesso ha prodotto utili per 5 miliardi e per il 2016 ci si attende un’accelerazi­one della profittabi­lità con il Roe visto in crescita. Se tutto andrà in questa direzione, se le rettifiche sulle sofferenze si ridurranno e gli utili saliranno ulteriorme­nte, allora quei valori di Borsa che oggi mediamente assegnano quotazioni che valgono solo la metà del capitale si rivelerann­o inadeguate al nuovo corso del sistema bancario. Oggi solo Intesa e il Credem riescono a strappare multipli pari al valore del patrimonio. Domani un re-rating potrebbe arrivare anche per altri protagonis­ti del comparto. Si vedrà con le prossime trimestral­i.

LISTINO BANCOCENTR­ICO Il panico sul credito è rientrato e le banche possono recuperare grazie alle minori perdite sulle sofferenze e al Roe in salita

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