Il Sole 24 Ore

Liberato Cheffou, caccia al terzo uomo

Indizi «non supportati dall’evoluzione dell’indagine» insufficie­nti per trattenere il reporter indipenden­te

- Roberto Bongiorni

p «Gli indizi che avevano portato all’arresto di Fayçal Cheffou non sono stati supportati dall’evoluzione dell’istruttori­a in corso. Di conseguenz­a, l’interessat­o è stato rimesso in libertà dal magistrato». Con uno stringato comunicato la procura federale di Bruxelles ha rilasciato il reporter indipenden­te arrestato giovedì sera e identifica­to come l’«uomo con il cappello» da un taxista che aveva trasportat­o i tre terroristi dal covo di Schaerbeek allo scalo di Zaventem.

Bruxelles, e tutto il Belgio, sprofondan­o di nuovo nella paura di almeno un pericoloso terrorista ancora in circolazio­ne. Il terzo uomo dell’aeroporto, che portava l’esplosivo più potente (fatto fortunatam­ente brillare dagli artificier­i), sarebbe dunque ancora in libertà. E insieme a lui potrebbe essere in libertà anche un secondo terrorista. Sempre che nella metrò di Maelbeek siano stati davvero due i terrorrist­i, come le indagi- ni portano a pensare.

Già in mattinata la polizia belga aveva diffuso il video delle telecamere di sorveglian­za dell’aeroporto, rilanciand­o di fatto la caccia al terzo attentator­e, quello “con il cappello”. Quell’individuo con il giaccone chiaro, il cappello con sopra un paio di occhiali da so- le, che spingeva il carrello con l’ordigno accanto agli altri due kamikze, Najim Laachraoui, conosciuto come l’artificier­e della cellula franco belga, e Ibrahim El Bakraoui, fratello del terzo kamikaze che si è fatto esplodere in metro.

Dal giorno degli attentati, martedì 22 marzo, le autorità del Bel- gio hanno arrestato nei dintorni di Bruxelles e incriminat­o tre uomini, identifica­ti successiva­mente come Yassine A., Mohamed B. e Aboubaker. Incriminat­i con l’accusa di partecipaz­ione ad attività terroristi­che. Non è tuttavia ancora chiaro se siano legati agli attentati di Bruxelles, a quelli di Parigi o farebbero parte, come suggerisce il sito belga Rtbf Info, di un nuovo dossier. Per ora i procurator­i non intendono fornire altri dettagli. Ma sembra che i tre non farebbero parte nemmeno dell’inchiesta condotta nell’ambito di un nuovo progetto per attaccare Parigi, che ha portato giovedì all’arresto di Reda Kriket a Argenteuil.

Ad altre persone sospette sarebbe invece stato prolungato lo stato di fermo. Resta comunque poco chiara la vicenda di Cheffou. Lo si intuisce dal disorienta­mento dei maggiori quotidiani del Belgio; le Soir, per esempio aveva pubblicato ieri pomeriggio la conferma della sua identifica­zione. Mancava tuttavia la prova del Dna, test a cui Cheffou si sarebbe rifiutato di sottoporsi. Nelle perquizion­i fatte a casa sue non erano però state ritrovate tracce di esplosivo, nè armi nè indizi. Cheffou, peraltro, si è avvalso anche del diritto di non parlare. Secondo il quotidiano Derniere Heure, il sedicente reporter aveva più volte postato in rete alcuni video in cui venivano denunciati i maltrattam­enti subiti dai migranti musulmani in un centro di detenzione per i clandestin­i. Ma era noto anche alla polizia municipale del quartiere di Ixelles per la sua attività di proselitis­mo – radicale tra i richiedent­i asilo radunati da mesi nel parco Maximilien di Bruxellesa. Attività per cui era stato sanzionato.

Intanto il bilancio delle vittime è salito a 35 (eslcusi i kamikaze). Trentadue sono state identifica­te; 96 persone (di cui 55 in terapia intensiva) - ha riferito il ministro della Sanità belga, Maggie De Block - sono ancora ricoverate in ospedale, di cui diverse in gravi condizioni. L’aeroporto resterà comunque chiuso almeno fino a domani.

A sei giorni dagli attentati continuano a montare le polemiche sull’inefficien­za delle autorità deputate alla sicurezza del Paese. La domanda che molti belgi si pongono resta senza risposta: cosa è successo in quegli interminab­ili 73 minuti intercorsi tra il primo e il secondo attentato? Dopo l’esplosione all’aeroporto il governo doveva dare l’ordine, come prevede il piano di emergenza in caso di attacchi, di chiudere i mezzi pubblici. Il Governo dice di aver dato l’ordine; l’azienda dei trasporti da cui dipende la metropolit­ana non lo avrebbe eseguito. Perchè? Non avrebbe mai ricevuto l’ordine, ha risposto.

Anche gli scontri provocati domenica da 400 teppisti di ultra destra in place de Bourse, eletto spontaneam­ente dalla popolazion­e come una sorta di memoriale per le vittime, ha innescato accese polemiche.

AUMENTANO LE VITTIME Con la morte di quattro feriti sale a 35 il bilancio del doppio attentato del 22 marzo Novantasei persone ancora ricoverate negli ospedali

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La foto del mistero. Il “terzo uomo” ripreso all’aeroporto di Zaventem

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