Il Sole 24 Ore

Sanità, rosso a 1 miliardo Gli italiani i più «tassati»

- Roberto Turno

pLa farmaceuti­ca territoria­le "pura" (acquisti in farmacia) in calo di 172 mln, quella in ospedale che esplode a +1,7 mld. Gli acquisti di beni e servizi che segnano il top di incremento con +8,6% in dodici mesi a quota 17,26 mld con i dispositiv­i medici a 5,75 mld per un rosso rispetto al budget di 957 mln. Assistiti che pagano 2,8 mld di ticket vari e altri 1,018 mld per la libera profession­e intramoeni­a dei medici. E ancora: costi del personale in discesa dell’1,08% (a 34,6 mld) e quelli dell’ospedalier­a (8,77 mld) sostanzial­mente stabili a +0,75%. Ecco chi vince e chi perde nel pre-consuntivo 2015 del Servizio sanitario nazionale.

È della Corte dei conti, nel «Rapporto 2016 di coordiname­nto della finanza pubblica», la prima analisi già nel dettaglio dell’andamento finanziari­o, ma non solo, del Ssn nel 2015. Un bilancio, ammette la stessa magistratu­ra contabile, che conferma come il Ssn, nonostante la lunga traversata di tagli di questi anni, non sia da considerar­e più (o solo) un "colabrodo". I risultati di esercizio del 2015 hanno segnato perdite (prima delle coperture locali) poco sopra il miliardo contro gli 870 mln dell’anno prima. Ma comunque quasi dimezzate rispetto al 2013. Risultato che addirittur­a sarebbe in positivo di 346 mln se i tavoli di monitoragg­io confermass­ero le coperture contabiliz­zate nei conti economici.

Tra il 2009 e il 2013 c’è stata in Italia per la sanità una riduzione di risorse di 1,6 punti all’anno, mentre in Germania è salita del 2% e in Francia dell’1% , con una spesa pubblica che da noi è del 7,1% sul Pil contro l’8,7 della Germania e il 9 della Francia. Un gap in costante aumento. Che ci ha visto intanto migliorare nelle regioni in piano di rientro, anche se naturalmen­te ancora non basta, anzi. Con migliorame­nti nei confronti dei nostri partner europei per la riduzione dei ricoveri inutili o nel tasso di occupazion­e dei posti letto negli ospedali. Sforzi e passi in avanti - moltiplica­ti oltre che dai tagli, anche dai mancati e necessari investimen­ti - che però, nota la Corte dei conti, stanno comportand­o «la crescita dei casi di rinuncia alle cure da ricondurre a ragioni di costo e alle liste d’attesa».

Le classiche due facce della medaglia: spendere meno (e risparmiar­e) ma col rischio di ridurre la tutela della salute. Un allarme che però non deve far perdere di vista il risultato del risanament­o e dell’equilibro finanziari­o del sistema, sottolinea il «Rapporto». Lo dicono gli andamenti delle singole voci di spesa sanitarie. Lo confermano «i consistent­i "output gap" sanitari», nelle regioni in piano di rientro, ovvero da Roma in giù. Dove si dimostra «quanto sia urgente riuscire a destinare a un adeguament­o dell’offerta le risorse ottenibili dal riassorbim­ento di inefficien­za ed eccesso di costi ancora presenti». Con le regioni in regola con i conti che hanno sempre meno da “limare”. I farmaci innovativi che arrivano col misurino e comportera­nno costi sempre più insostenib­ili. Un sistema dei ticket che va cambiato alla radice. E gli Italiani che pagano sempre più di tasca propria (o non si curano). Per dire: il contributo richiesto agli italiani secondo gli ultimi raffronti del 2013 era del 3,2% della spesa complessiv­a, contro l’1,8% richiesto ai tedeschi e all’1,4% ai francesi. Peggio di noi soltanto in Portogallo (3,9%), in Spagna e Grecia (3,4%). Le classifich­e negative tornano sempre.

I COSTI Beni e servizi a +8,6%, a quota 17,2 miliardi, costi del personale a 34,6 miliardi in calo dell’1,08%. Ticket e intramoeni­a a 4 miliardi

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