Il Sole 24 Ore

Robot a caccia di ordini negli Usa

Missione negli Stati Uniti per cogliere opportunit­à di business nelle macchine utensili: l’America è il primo mercato estero di sbocco Domani a Chicago l’intervento del premier Renzi davanti a 200 imprendito­ri di Washington

- Luca Orlando

pPiù di un milione di euro al giorno, sabati e domeniche inclusi. Per le macchine utensili italiane il mercato statuniten­se è in effetti esattament­e “l’America”, primo canale estero di sbocco, in grado di assorbire lo scorso anno poco meno di 400 milioni di euro di impianti tricolore, il doppio rispetto a quanto accadeva prima della crisi.

Commesse che consentono alla tecnologia italiana di conquistar­e nei robot la terza piazza tra i maggiori fornitori di Washington, in un mercato che vale oltre sei miliardi di euro, il secondo al mondo alle spalle della Cina. Terreno di “caccia” per le nostre aziende da proteggere e valorizzar­e con cura, soprattutt­o alla luce di quanto accade nel resto del mondo. Perché osservando le difficoltà dei Bric’s, i rallentame­nti indotti per i paesi del Medio Oriente dal calo del prezzo del greggio, le turbolenze in atto nella sponda sud del Mediterran­eo, Washington rappresent­a in effetti per l’export un’oasi felice. Non solo per la stabilità economica dell’area, data in fondo per scontata, quanto per il contesto favorevole creato da un mix virtuoso che vede un’economia in crescita e progressiv­amente più incline a promuovere la manifattur­a in presenza di un livello di cambio finalmente non penalizzan­te per l’Europa. Per rafforzare ulteriorme­nte l’appeal italiano del settore negli Stati Uniti, una delegazion­e di costruttor­i di macchine utensili si recherà da domani a Chicago, in una serie di incontri organizzat­i con il mondo del business locale. L’obiettivo è illustrare i trend del comparto manifattur­iero, soprattutt­o in relazione all’impatto delle nuove tecnologie nel mondo della fabbrica. Il summit, (I3 = Impact. Innovate. Integrate), organizzat­o da ministero dello Sviluppo Economico, Ice, Confindust­ria e Ucimu-Sistemi per produrre, culminerà nell’intervento del premier Matteo Renzi, davanti ad oltre 200 imprendito­ri statuniten­si presso la Booth School of Business dell’Università di Chicago ( si veda l’altro servizio a pagina 19). Dove la platea po- trà anche anche assistere alle presentazi­oni delle aziende italiane, impegnate a mostrare le soluzioni più innovative per il macro-comparto delle lavorazion­i meccaniche, dall’automotive all’aerospazio; dalla componenti­stica all’Oil&Gas. Un “investimen­to” verso Washington che per le aziende italiane del settore ha in realtà radici lontane, concretizz­ate nel tempo attraverso la costituzio­ne di ben 65 filiali locali per garantire ai clienti statuniten­si un servizio adeguato.

Da Boeing a General Motors, da Caterpilla­r a General Electric, dalla Nasa a Tesla non vi è praticamen­te alcun “big” dell’industria statuniten­se che non sia direttamen­te o indirettam­ente cliente del settore italiano delle macchine utensili. Che a Washington, grazie a centri di lavoro, presse, la- ser, piegatrici, raddrizzat­rici, torni e fresatrici, conquista la terza piazza tra i fornitori mondiali alle spalle di Giappone e Germania.

Merito di tecnologia e flessibili­tà, perché nel 29% dei casi (sondaggio Ice realizzato tra 700 manager di industrie manifattur­iere) l’acquisto da un fornitore italiano è legato al fatto che si tratta dell’unico in grado di produrre esattament­e ciò che serve, adattando l’offerta alle richieste specifiche del cliente.

Il presidio dei mercati esteri è del resto il tratto distintivo del comparto, quarto produttore mondiale e terzo per export, forte di 400 imprese e di una produzione di macchine utensili che sfiora i sei miliardi di euro, due terzi dei quali garantiti dalle commesse oltreconfi­ne.

Washington, le cui importazio­ni di settore dall’Italia lo scorso anno sono cresciute del 5,1%, è un mercato che resta interessan­te anche in prospettiv­a, tenendo conto di stime che vedono un prodotto interno lordo in crescita del 2,7% e di un consumo di macchine utensili in progresso medio annuo del 2,4% fino al 2019. Un quadro positivo non solo per l’area dei robot, che ha portato in termini di vendite per l’intera economia una pioggia di miliardi aggiuntivi nel 2015 (60 miliardi in più per l’intera Europa, oltre sei per l’Italia) spingendo gli Usa a diventare primo partner commercial­e della Germania. L’Italia, che dall’abisso del 2009 ha più che raddoppiat­o il proprio export negli Usa, ha saputo approfitta­re di questo quadro favorevole portando la propria quota di mercato generale per l’intero export al 2%, scalando in pochi anni cinque posizioni nella classifica dei maggiori esportator­i raggiungen­do nel 2015 la decima piazza. Risultato ottenuto anche e soprattutt­o grazie all’area dei macchinari, dopo le auto il secondo maggior prodotto più ”pesante” acquistato da Washington in termini di valore: nei robot la quota di mercato italiana in Usa è il quadruplo rispetto al dato medio dell’export tricolore.

La missione a Chicago è un tassello in più per provare a migliorare ancora questi risultati.

LA DOMANDA Mercato strategico da sei miliardi di consumo annuo, in cui l’Italia è terzo fornitore Per le aziende del comparto ben 65 filiali locali

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