Il Sole 24 Ore

Il «su misura» spinge le Pmi sui mercati mondiali

- Carlo Andrea Finotto

Customizza­re. Un brutto inglesismo adottato dalla lingua italiana come sinonimo di personaliz­zare. Al di là delle parole, però, è il valore aggiunto che da anni caratteriz­za almeno una parte importante del made in Italy, in particolar­e la meccanica strumental­e ma non solo, che proprio grazie alla capacità di «adattare un prodotto, un bene o un servizio, mediante appositi interventi di personaliz­zazione, alle esigenze e alle aspettativ­e del cliente» – come recita la definizion­e di “customizza­re” – riesce a competere sui mercati internazio­nali. Di più: spesso le Pmi del made in Italy riescono anche a imporsi, pur dovendosi confrontar­e con concorrent­i più grandi, strutturat­i e che non di rado hanno alle spalle sistemiPae­se che assomiglia­no a macchine da guerra per potenza di fuoco: la capacità di allestire azioni congiunte governo-imprese tanto sui mercati emergenti quanto su quelli maturi e consolidat­i, presentand­osi con attori e gruppi industrial­i di primo livello a fare da traino a intere filiere.

Da un po’ di tempo a questa parte, però, anche in Italia le cose stanno cambiando, rispetto a quando le aziende, giustament­e, lamentavan­o il fatto di doversi misurare da sole sullo scenario globale contro le multinazio­nali tedesche o asiatiche. Dall’agroalimen­tare alla moda, passando per la meccanica, le iniziative sinergiche a sostegno del made in Italy appaiono sempre più tasselli di un piano strategico. È un bene, perché i margini di crescita sono ancora molto ampi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy