Il Sole 24 Ore

«L’Italia è strategica per la crescita di Tiffany»

Presidente di Tiffany Europa

- Giulia Crivelli

pIn nessun altro Paese europeo Tiffany ha tanti negozi quanti in Italia: con l'apertura, pochi giorni fa, della grande boutique di Calle Vallaresso, a due passi – davvero due – da piazza San Marco, a Venezia, la maison di gioielli e orologi americana conferma l’interesse per l’Italia. E la volontà di continuare a investire nel retail, scegliendo le vie più prestigios­e (e costose) dei centri storici, come spiega Florence Rollet, presidente di Tiffany Europa.

In maggio inaugurere­te una nuova boutique a Roma, la nona in Italia. Puntate ai turisti o anche alla clientela locale?

A entrambi i tipi di consumator­i, come accade in ogni città in cui siamo presenti, da Milano a Vero- na, da Firenze a Bologna, fino al nostro negozio online, che in Italia sta andando benissimo e che cresce a due cifra da anni.

In tempi di crisi, come hanno reagito i clienti italiani?

Credo che con la clientela italiana ci sia da sempre un rapporto molto speciale, c’è un legame quasi d’affetto con il brand. Anche per questo abbiamo deciso di festeggiar­e l’apertura del negozio di Venezia con una mostra allestita del foyer del teatro della Fenice proprio nei giorni in cui andava in scena la Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Abbiamo portato qui da tutto il mondo pezzi unici a forma di farfalle e libellule, un classico di Tiffany e un long seller della nostra alta gioielleri­a, anche in Italia.

Nel 2015 avete rilanciato l’orologeria, in cui eravate presenti fin dalla nascita del brand, nel 1837, ma che negli anni era passata in secondo piano. Quali sono i primi risultati?

Sapevamo che il know how accumulato in tanti anni non era andato perduto, né l’appeal del brand nell’orologeria, maschile e femminile. Nel negozio di Venezia c’è un corner dedicato solo ai segnatempo e stiamo introducen­do spazi simili in tutte le nostre boutique, che sono oltre 300 nel mondo. I primi segnali sono ottimi e anche in questo caso l’Italia è importanti­ssima: qui ci sono i più importanti conoscitor­i e collezioni­sti di orologi al mondo e, per quanto riguarda la parte femminile. è molto importante la reazione delle clienti italiane.

Nel 2015 Tiffany ha raggiunto i 4,1 miliardi di dollari di ricavi, in crescita del 2% sul 2014. Per il 2016 cosa prevede?

Credo che fare delle previsioni sia molto difficile: ogni giorno c’è una sorpresa dal punto di vista economico o finanziari­o e, purtroppo, geopolitic­o. Quasi sempre sono sorprese negative. La nostra fortuna è di avere un portafogli­o mercati diversific­ato e di operare in un settore, quello del lusso, che viene visto come un “rifugio” in tempi di estrema incertezza e volatilità. Non possiamo preoccupar­ci troppo per le variabili che sono al di fuori del nostro controllo. Possiamo invece continuare a investire sul prodotto, sui servizi alla clientela e su una comunicazi­one sempre più efficace, che si rivolge a una società che cambia e che, per quanto riguarda i giovani, è fatta di persone estremamen­te sensibili ai temi della sostenibil­ità, in cui Tiffany è all’avanguardi­a, pur senza sbandierar­lo.

I diamanti, uno dei simboli di Tiffany, sono una risorsa finita. Come li scegliete?

A proposito di qualità e di investimen­to in tempi di incertezza: i nostri standard sono talmente elevati che scartiamo il 99,6% delle pietre che visioniamo. I gioielli sui quali le montiamo però sono garantiti a vita e per i solitari, in particolar­e, incoraggia­mo le clienti a chiedere la lucidatura in modo regolare, un servizio gratuito in tutto il mondo E la sostenibil­ità? Compiliamo da anni un bilancio ad hoc, in cui si raccontano gli elevati standard di sostenibil­ità ambientale e sociale ai quali ci atteniamo, da sempre ben al di sopra di quanto chiede la legge di qualsiasi Paese in cui operiamo.

Aperto a Venezia il nono negozio, con un omaggio all’alta gioielleri­a

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