Lite centrodestra, consiglieri al minimo
Con l’esclusione dal ballottaggio pochi seggi in Campidoglio divisi fra 4 candidati
Lo sdegno per la voragine apertasi ieri a Centocelle, quartiere della periferia romana, fa convergere i candidati del centrodestra contro lo stato di abbandono della Capitale. Una convergenza ideale e non sostanziale visto che la spaccatura all’interno del centrodestra resta, almeno per il momento. Qualcosa però si sta muovendo. Anche perché i primi sondaggi hanno confermato quanto già era stato ampiamente preventivato ovvero che né Giorgia Meloni, la leader di FdI appoggiata dalla Lega, né Guido Bertolaso, candidato di Fi, o l’«indipendente» Alfio Marchini, sostenuto da Ncd e da Augello, hanno chance di raggiungere il ballottaggio. «A Roma abbiamo perso un’occasione», ammette Paolo Romani capogruppo azzurro al Senato, che, smentisce il sospetto di un riavvcinamento a Renzi («non ci sono le condizioni») e al contrario ritiene «obbligatorio per il centro destra «ad andare d’accordo» non solo «come proiezione futura» ma «anche alle amministrative».
Il “divorzio” nella Capitale però potrebbe avere effetti pesantissimi. «Giachetti e Raggi come potenziali candidati al ballottaggio sono la conseguenza di un atteggiamento folle e autodistruttivo», tuona Francesco Storace. Il leader della Destra non esagera. Stavolta le conseguenze potrebbero essere ben peggiori di quelle del 2013, quando il sindaco uscente Gianni Alemanno dovette consegnare le chiavi del Campidoglio a Ignazio Marino. Il sistema elettorale dei grandi comuni premia chi vince e le liste maggiori. Su 48 componenti del Consiglio comunale, il Pd con il 26% prese ben 19 consiglieri cui se ne aggiunsero 5 della lista Marino (7,4%), 4 di Sel e 1 del Centro democratico. Il centrodestra sconfitto ottenne invece solo 11 consiglieri su 48, pur avendo complessivamente più del 36% dei voti. E l’allora Pdl con quasi il 20% ne ottenne appena 7 (altri 2 se li aggiudicò la lista civica di Alemanno e altrettanti FdI che sfiorò il 6%). Il M5s di Grillo si fermò invece a 3 con circa il 13% di consensi. In mancanza di un ricompattamento, il centrodestra non solo perderebbe la possibilità di competere per il Campidoglio ma vedrebbe probabilmente anche drasticamente ridimensionata la sua presenza nell’assemblea capitolina. Basti pensare che Alfio Marchini la volta scorsa ottenne due soli seggi ossia la metà di quelli di Sel nonostante il partito di Vendola avesse preso 10mila voti in meno.
Il quadro attuale vede uno spareggio tra M5s e Pd. Chi perderà sarà comunque il primo tra i perdenti e dunque si aggiudicherà la fetta più grossa della minoranza in Campidoglio. Anche perché la frammentazione del centrodestra potrebbe precludere ad alcune liste persino la rappresentanza nell’assemblea capitolina. E non a caso non si capisce bene ancora quante saranno le liste extra partiti, note come «liste civiche», che hanno sempre svolto un ruolo rilevante quando in gioco c’era la possibilità di vittoria (la lista Alemanno ad esempio ottenne il 6% e quella di Marino più del 7%) ma possono diventare ininfluenti o, peggio, controproducenti quando si sa già in partenza che si verrà sconfitti perché rischiano di drenare voti alla lista maggiore della coalizione senza ottenere seggi.
Sono calcoli che i partiti stanno facendo. In particolare dentro Fi visto che gli ultimi sondaggi attribuiscono a Bertolaso solo il 10% dei consensi. Silvio Berlusconi continua a ripetere che l’ex capo della Protezione civile resterà in campo perché «è l’unico che può salvare Roma». E lo stesso Bertolaso non sembra intenzionato a un passo indietro. Ma c’è ancora tempo e c’è chi non dispera in un ricompattamento della coalizione per evitare che nella voragine romana sprofondi il centrodestra. Il Cavaliere è rimasto ad Arcore per le vacanze pasquali e il suo rientro a Roma non è stato ancora calendarizzato. Così come l’eventuale faccia a faccia con Salvini: il leader della Lega, anche ieri, è tornato a chiedere un sostegno di tutto il centrodestra per Giorgia Meloni che «stando a tutti i sondaggi è l’unica che potrebbe vincere».
LA VORAGINE A CENTOCELLE Lo sdegno per la voragine creata dalla rottura di un tubo unisce le anime del centrodestra ma non ci sono passi avanti sui candidati nonostante i sondaggi negativi