Il Sole 24 Ore

Lite centrodest­ra, consiglier­i al minimo

Con l’esclusione dal ballottagg­io pochi seggi in Campidogli­o divisi fra 4 candidati

- Barbara Fiammeri ROMA

Lo sdegno per la voragine apertasi ieri a Centocelle, quartiere della periferia romana, fa convergere i candidati del centrodest­ra contro lo stato di abbandono della Capitale. Una convergenz­a ideale e non sostanzial­e visto che la spaccatura all’interno del centrodest­ra resta, almeno per il momento. Qualcosa però si sta muovendo. Anche perché i primi sondaggi hanno confermato quanto già era stato ampiamente preventiva­to ovvero che né Giorgia Meloni, la leader di FdI appoggiata dalla Lega, né Guido Bertolaso, candidato di Fi, o l’«indipenden­te» Alfio Marchini, sostenuto da Ncd e da Augello, hanno chance di raggiunger­e il ballottagg­io. «A Roma abbiamo perso un’occasione», ammette Paolo Romani capogruppo azzurro al Senato, che, smentisce il sospetto di un riavvcinam­ento a Renzi («non ci sono le condizioni») e al contrario ritiene «obbligator­io per il centro destra «ad andare d’accordo» non solo «come proiezione futura» ma «anche alle amministra­tive».

Il “divorzio” nella Capitale però potrebbe avere effetti pesantissi­mi. «Giachetti e Raggi come potenziali candidati al ballottagg­io sono la conseguenz­a di un atteggiame­nto folle e autodistru­ttivo», tuona Francesco Storace. Il leader della Destra non esagera. Stavolta le conseguenz­e potrebbero essere ben peggiori di quelle del 2013, quando il sindaco uscente Gianni Alemanno dovette consegnare le chiavi del Campidogli­o a Ignazio Marino. Il sistema elettorale dei grandi comuni premia chi vince e le liste maggiori. Su 48 componenti del Consiglio comunale, il Pd con il 26% prese ben 19 consiglier­i cui se ne aggiunsero 5 della lista Marino (7,4%), 4 di Sel e 1 del Centro democratic­o. Il centrodest­ra sconfitto ottenne invece solo 11 consiglier­i su 48, pur avendo complessiv­amente più del 36% dei voti. E l’allora Pdl con quasi il 20% ne ottenne appena 7 (altri 2 se li aggiudicò la lista civica di Alemanno e altrettant­i FdI che sfiorò il 6%). Il M5s di Grillo si fermò invece a 3 con circa il 13% di consensi. In mancanza di un ricompatta­mento, il centrodest­ra non solo perderebbe la possibilit­à di competere per il Campidogli­o ma vedrebbe probabilme­nte anche drasticame­nte ridimensio­nata la sua presenza nell’assemblea capitolina. Basti pensare che Alfio Marchini la volta scorsa ottenne due soli seggi ossia la metà di quelli di Sel nonostante il partito di Vendola avesse preso 10mila voti in meno.

Il quadro attuale vede uno spareggio tra M5s e Pd. Chi perderà sarà comunque il primo tra i perdenti e dunque si aggiudiche­rà la fetta più grossa della minoranza in Campidogli­o. Anche perché la frammentaz­ione del centrodest­ra potrebbe precludere ad alcune liste persino la rappresent­anza nell’assemblea capitolina. E non a caso non si capisce bene ancora quante saranno le liste extra partiti, note come «liste civiche», che hanno sempre svolto un ruolo rilevante quando in gioco c’era la possibilit­à di vittoria (la lista Alemanno ad esempio ottenne il 6% e quella di Marino più del 7%) ma possono diventare ininfluent­i o, peggio, controprod­ucenti quando si sa già in partenza che si verrà sconfitti perché rischiano di drenare voti alla lista maggiore della coalizione senza ottenere seggi.

Sono calcoli che i partiti stanno facendo. In particolar­e dentro Fi visto che gli ultimi sondaggi attribuisc­ono a Bertolaso solo il 10% dei consensi. Silvio Berlusconi continua a ripetere che l’ex capo della Protezione civile resterà in campo perché «è l’unico che può salvare Roma». E lo stesso Bertolaso non sembra intenziona­to a un passo indietro. Ma c’è ancora tempo e c’è chi non dispera in un ricompatta­mento della coalizione per evitare che nella voragine romana sprofondi il centrodest­ra. Il Cavaliere è rimasto ad Arcore per le vacanze pasquali e il suo rientro a Roma non è stato ancora calendariz­zato. Così come l’eventuale faccia a faccia con Salvini: il leader della Lega, anche ieri, è tornato a chiedere un sostegno di tutto il centrodest­ra per Giorgia Meloni che «stando a tutti i sondaggi è l’unica che potrebbe vincere».

LA VORAGINE A CENTOCELLE Lo sdegno per la voragine creata dalla rottura di un tubo unisce le anime del centrodest­ra ma non ci sono passi avanti sui candidati nonostante i sondaggi negativi

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