Il Sole 24 Ore

Camere a rischio di ingorgo pre-elettorale

- Manuela Perrone ROMA

Giustizia, concorrenz­a, conflitto d’interessi, pensioni. A pochi mesi dalle amministra­tive e dal referendum di ottobre sulle riforme costituzio­nali, dunque in piena campagna elettorale, sono tante le leggi che rischiano di restare al palo in Parlamento. L’ingorgo più grave si registrain-commission­e Giustiziaa­l Senato, dove giace da settembre la riforma monstre del processo penale, depositata alla Camera a dicembre 2014 e approvata nove mesi dopo, che contiene la controvers­a delega sulle intercetta­zioni. E che si avvia a inglobare pure le nuove norme sulla prescrizio­ne, varate da Montecitor­io un anno fa e rimaste bloccate anche dai veti incrociati nella maggioranz­a, in particolar­e da parte del Nuovo Centrodest­ra.

La matassa è complicata dall’esistenza di ben 58 ulteriori ddl che potrebbero essere collegabil­i. I relatori studiano soluzioni. Il capogruppo Pd in commission­e, Giuseppe Lumia, rassicura: «È già tutto programmat­o, ci daremo il ritmo di lavoro giusto». Non è solo questione di metodo. Il ddl contiene misure delicate, dai tempi certi per rinvio a giudizio o archiviazi­one alla stretta sui motivi per cui sarà possibile presentare appello, dal giro di vite sulle intercetta­zioni alla delega per riformare l’ordinament­o penitenzia­rio. Ora persino la prescrizio­ne. Materie sensibili e facilmente “infiammabi­li”, considerat­i i numeri esigui della maggioranz­a al Senato.

La riforma della giustizia penale è peraltro soltanto uno del lungo elenco di provvedime­nti fermi in commission­e, dal ddl sull’efficien- za del processo civile appena trasmesso dalla Camera, cruciale per velocizzar­e i tempi di una giustizia lumaca che continua a rappresent­are uno dei freni principali per gli investitor­i esteri, alla legge sulla diffamazio­ne, che dal 2013 rimbalza da un ramo all’altro del Parlamento. Sparito dai radar il ddl sul reato di tortura, sollecitat­o dall’Ue e dalla Corte europea dei diritti umani dopo i fatti della Diaz durante il G8 di Genova: approvato dalla commission­e il 7 luglio scorso, in Aula non è mai arrivato. Rischiano di far perdere le loro tracce i ddl su class action e whistleblo­wing, cari al M5S, entrambi già varati dalla Camera. Non pervenuto il ddl sul reato di omofobia, approvato dalla Camera a settembre 2013 e abbandonat­o in commission­e da più di due anni.

Oltre alla giustizia, altri provvedime­nti rischiano la palude. La commission­e Industria del Senato è ancora alle prese con la legge annuale sulla concorrenz­a, varata da Palazzo Chigi più di un anno fa, approvata dalla Camera a ottobre e poi arenata a Palazzo Madama. Dovrebbe andare in Aula entro metà aprile dopo il “sì” al decreto Bcc, ma poi dovrà tornare a Montecitor­io. E là chissà: tanti interessi in ballo, pressioni a non finire. La regola- mentazione delle lobby, per dire, sollecitat­a dall’Antitrust, sembrava aver mosso i primi passi in commission­e Affari costituzio­nali al Senato ma a quelli si è fermata. In commission­e Lavoro alla Camera è in corso l’iter per approdare a un testo unificato sulla flessibili­tà delle pensioni, ma la partita si riaprirà soltanto se e quando deciderà il governo. Politicame­nte, il Pd ha piuttosto deciso di scommetter­e sulla riforma dei partiti accelerand­o in commission­e Affari costituzio­nali a Montecitor­io. Con le polemiche sulle primarie e i Cinque Stelle in crescita, potrebbe tornare utile. Senza scordare che alla Camera nella seconda metà di aprile sarà la volta del sì finale al ddl costituzio­nale.

Non è invece affatto sicuro il destino di quel conflitto d’interessi di cui si parla invano da almeno un decennio (la legge Frattini oggi in vigore risale al 2004): una nuova proposta con la formula del blind trust è stata varata dalla Camera a fine febbraio. Si vedrà se resisterà alle sempre vive tentazioni di affossamen­to. Come quelle che gravano sui temi etici: dopo la fatica improba sulle unioni civili (ancora non conclusa: tocca alla Camera licenziare il provvedime­nto), tutto lascia credere che nessuno abbia intenzione di riaprire adesso il dibattito su fine vita, dichiarazi­oni anticipate di trattament­o e maternità surrogata. Le proposte depositate sono destinate a finire nel dimenticat­oio. Come è accaduto alla legge sul cognome materno: approvata dalla Camera a settembre 2014, si è persa nelle nebbie del Senato. Dove non è mai neppure cominciato l’esame.

LA GIUSTIZIA Le nuove norme sul processo penale in discussion­e al Senato si avviano a inglobare pure le regole che modificano la prescrizio­ne

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