Il Sole 24 Ore

Come è difficile garantire l’uguaglianz­a delle opportunit­à

- Antonio Luppi gianfranco.fabi@ilsole24or­e.com

Caro Fabi, si parla periodicam­ente di introdurre una sorta di reddito minimo per affrontare alla radice il tema della povertà. C’è indubbiame­nte il problema del finanziame­nto di un intervento di questo tipo, così come c’è la necessità di attuare un metodo altrettant­o semplice, quanto in grado prevenire bloccare eventuali abusi. Ritengo corretto che lo Stato intervenga in casi di evidente necessità, ma misure generalizz­ate rischiereb­bero di ampliare la presenza di uno Stato assistenzi­ale non certo esempio di efficienza e di capacità di premiare chi si dà da fare. Gentile Luppi, nella sua lettera, che ho dovuto ridurre per esigenze di spazio, lei poi si domanda in sintesi se interventi di questo tipo siano coerenti con una società di libero mercato e non siano invece le premesse per un modello di tipo socialista. A questo proposito, senza dimenticar­e i problemi che lei giustament­e sottolinea del come finanziare questi interventi e di come garantire efficacia e trasparenz­a, vorrei però ricordare come la solidariet­à sociale non sia per nulla in contrasto con i valori del liberalism­o. Si può ricordare come un grande liberale come Luigi Einaudi nelle sue “Lezioni di politica sociale”, riflession­i scritte nel suo esilio in Svizzera nel 1944, ricordi come una sana una solidariet­à non solo non è incompatib­ile con le leggi dell'economia di mercato, ma è funzionale proprio allo sviluppo di un autentico regime liberale. Infatti, secondo Einaudi l’obiettivo strategico che si deve perseguire con una efficace «legislazio­ne sociale» è quello di «avvicinare, entro i limiti del possibile i punti di partenza» delle persone sottolinea­ndo «il principio generale che in una società sana l’uomo dovrebbe poter contare sul minimo necessario per la vita». Un minimo che non induca i singoli all’ozio, che «non sia un punto di arrivo ma di

partenza; una assicurazi­one data a tutti gli uomini perché tutti possano sviluppare le loro attitudini». Lo Stato liberale, quindi, non solo deve garantire l’uguaglianz­a giuridica dei cittadini, ma deve anche intervenir­e, non per cercare di realizzare l’utopia di una uguaglianz­a per legge, questa sì incompatib­ile con i principi liberali, ma per migliorare le possibilit­à di coloro che per tanti motivi possono essere più svantaggia­ti. Ecco quindi che in queste “lezioni” Einaudi illustra un lungo elenco di interventi che lo Stato non solo può, ma deve attuare: imposte progressiv­e, tasse di succession­e sulle grandi eredità, assicurazi­oni contro gli infortuni, as- segni familiari per i figli, pensioni di vecchiaia, servizi pubblici gratuiti, sussidi per i disoccupat­i. E peraltro si può aggiungere che una certa quota di redistribu­zione del reddito può contribuir­e anche a dare una spinta ai consumi e quindi all'insieme dell'economia.

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