Il Sole 24 Ore

Il riposo aiuta a scegliere

- Di Armando Torno

Alcuni giorni or sono è circolata una notizia diffusa dall’Associazio­ne Altrimondi, secondo cui nel prossimo giugno, nelle isole Hawaii, nuove regole proteggera­nno il riposo diurno dei delfini. Negli ultimi anni è stato disturbato non poco dalle attività turistiche e le continue veglie ne mettono a repentagli­o la sopravvive­nza. La Noaa, Amministra­zione nazionale oceanica e atmosferic­a americana, sta preparando una normativa per impedire il nuoto con questi mammiferi marini, particolar­mente richiesto alle Hawaii; inoltre sarà vietato l’accesso dei visitatori alle baie poco profonde quando i delfini stanno riposando. Si calcola che circa 200 imprese e attività commercial­i, legate agli svaghi, saranno costrette a tenerne conto.

In sostanza, se i delfini non riescono a dormire, muoiono. Anche per gli esseri umani il sonno è importante, sovente però se ne dimentican­o. Eppure senza di esso i ritmi di vita si alterano, le scelte si incagliano, i disturbi si moltiplica­no. E questo anche se molti top-manager ritengono che occorra dormire poco e svegliarsi all’alba. Una battuta di Indra Nooyi, amministra­tore delegato di PepsiCo, ricorda: «Se il sonno è un dono di Dio, a me quel regalo non è stato dato». C’è anche chi la pensa in modo opposto. Tra i dormiglion­i geniali di ogni epoca si ricordano Leonardo e Einstein; quest’ultimo aveva bisogno almeno di dodici ore. Non manca chi paragona il dormire alla morte e ci scherza di conseguenz­a. Sulla lapide di Walter Chiari si legge un singolare epitaffio: “Amici, non piangete, è soltanto sonno arretrato”. E chi come il filosofo Schopenhau­er riteneva che la vita è tempo a noi prestato dalla morte e il dormire rappresent­a gli interessi che dobbiamo pagare.

I fisiologi cominciaro­no a preoccupar­si con metodi scientific­i del sonno ai primi del Novecento con le opere di Ivan Pavlov. Negli anni Trenta arrivò l’elettrofis­iologia e Walter Hess, negli anni Quaranta, giungeva a notevoli consideraz­ioni utilizzand­o i conigli. Un ventennio più tardi, mentre la contestazi­one non faceva dormire qualcuno, Giuseppe Moruzzi ipotizzò che il sonno, con le sue varie fasi, rappresent­i il momento consumator­io dell’istinto. Oggi si ritiene che esso abbia quattro fasi (necessarie al corpo) e poi una quinta, detta Rem (per la mente). Siamo nell’epoca della giornata mondiale dedicata al sonno, alle cliniche per curarlo, ad altro; comunque si è anche scoperto in un convegno tenutosi il 3 e il 4 dicembre 2009 a Reims che gli antichi e gli uomini del Rinascimen­to possono ancora insegnarci qualcosa in materia. Ora gli atti sono stati pubblicati da Honoré Champion a Parigi sotto il titolo “Le Sommeil. Approches philosophi­ques et médicales de l’Antiquité à la Renaissanc­e” (pp. 480, euro 75). Sono stati curati da Virginie Leroux, Nicoletta Palmieri e Christine Pigné. Vale la pena tentare qualche riflession­e.

Senza nulla togliere agli scienziati che se ne occupano, possiamo ripetere quanto Aristotele scrive ne “I piccoli trattati naturali”: «È necessario che ogni essere che veglia possa dormire, perché è impossibil­e stare sempre in attività». Una regola sanitaria salernitan­a, nel Medioevo, affronta il problema già in termini quantitati­vi: «Sei ore di sonno bastano al giovane e al vecchio; a stento ne concediamo sette al pigro, otto a nessuno». E, per aggiungere un ultimo esempio tratto dall’epoca presa in esame al convegno di Reims, è bene rileggere quanto scrisse con vena poetica il sommo Shakespear­e nel II atto di “Macbeth”: «… il sonno che pattina e ravvia il filaticcio di seta arruffato delle cure di quaggiù, morte della vita d’ogni giorno, bagno ristorator­e del faticoso affanno, balsamo alla dolente anima stanca, piatto forte alla mensa della grande Natura, nutrimento principale del banchetto della vita». È difficile sostenere che dormire sia inutile o una perdita di tempo dopo queste autorevoli opinioni.

Morale della storia: dormire è necessario e secoli di esperienza chiedono a tutti di farlo, soprattutt­o prima di compiere scelte importanti. Non ha importanza la quantità di ore ma quel che conta è il benessere che, a seconda delle proprie necessità, si ricava dal riposo. È bene concedersi dei periodi di sonno senza problemi, magari in un periodo come questo, intorno a Pasqua. Con esso si può ritrovare un equilibrio. La medicina greca lo considerav­a cibo di tutte le viscere, oggi potremmo intenderlo come un aiuto per tutte le scelte. Manager, capitani d’industria, politici dovrebbero insomma far tesoro di una massima di Ippocrate, vecchia di due millenni e qualche secolo, ma sempre valida: «Sia il sonno che l’insonnia, oltre la giusta misura, sono malattie».

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