Il Sole 24 Ore

«Deutsche Börse-Lse, vince il modello federale»

«L’importante è che il mercato italiano conservi la sua autonomia»

- Di Antonella Olivieri

Piazza Affari è già al secondo giro di valzer, con le nozze annunciate tra il London Stock Exchange e Deutsche Boerse. Ma che effetto ha prodotto il primo passo, cosa è successo da quando Milano è entrata nell'orbita di Londra?

«Ricavi e margine operativo lordo dell'azienda sono saliti significat­ivamente», è l'immediata risposta di Raffaele Jerusalmi, nella sua veste di responsabi­le della società-mercato. «Dal 2010 a oggi entrambe le voci – sottolinea l'ad di Borsa italiana – sono cresciute nell'ordine del 20%. E ancora più positivo è il fatto che l'organico si è incrementa­to di circa 50 unità per arrivare oggi a un totale di 560 dipendenti».

«Oltretutto – sottolinea Jerusalmi – sono risultati ottenuti in un periodo veramente terribile per i mercati».

L’alleanza con Londra, insomma, è servita?

Appartener­e a Lseg ci ha consentito di avere anche più clienti internazio­nali, circa 35 nuovi intermedia­ri si sono connessi ai nostri mercati.

Avere una piattaform­a in comune con Londra consente oggi di collegarsi a Borsa Italiana con costi marginali attirando anche intermedia­ri che altrimenti non ci avrebbero mai considerat­o. La condivisio­ne delle piattaform­e ci consente anche di sostenere maggiori investimen­ti per la nostra attività. Il modello federale è possibile e puo' funzionare molto bene, come dimostrato dalla nostra fusione con Lse.

Sono aumentati anche gli scambi sul mercato azionario?

Gli scambi no, in valore assoluto sono scesi, ma perché l'indice di Borsa dal 2008 è sceso notevolmen­te. Però restiamo sempre il numero 1 in Europa per turnover (cioè per il numero di volte in cui il capitale di una società viene scambiato).

Non c'entra anche la Tobin tax?

La Tobin tax ci ha fatto male. L'introduzio­ne non armonizzat­a della tassa sulle transazion­i di Borsa ha voluto dire per noi perdere sia clienti retail che istituzion­ali ai quali a questo punto conviene di più comprare titoli tedeschi ,dove la tassa non c'e' , piuttosto che quelli Italiani. In termini di scambi l'impatto, stimato dagli analisti, è negativo nell'ordine del 1520%. Non ha senso farsi male da soli: il Fisco non incassa quasi nulla, i risparmiat­ori italiani sono disincenti­vati a investire in titoli di aziende italiane, e la tassa danneggia noi e agli intermedia­ri. Meglio sarebbe cancellarl­a o almeno sospenderl­a in attesa di un'armonizzaz­ione a livello europeo.

E veniamo al secondo giro di valzer. Borsa italiana è stata coinvolta nelle discussion­i con Francofort­e?

Ho partecipat­o in prima persona, in quanto membro del board dell'Lseg. L'idea di creare un mercato azionario europeo trova la nostra adesione, nello spirito dell'unione del mercato dei capitali, dove sarà più facile per le imprese raccoglier­e capitali. Secondo noi è un'operazione che ha molto senso anche dal punto di vista industrial­e. A che riguardo? C'è una straordina­ria complement­arietà tra i due gruppi. Per esempio Deutsche Boerse dispone di un grandissim­o mercato dei derivati, Londra è uno dei principali mercati azionari globali. Borsa italiana ha l'Idem. L'Idem è il terzo mercato dei derivati azionari in Europa. Ma è molto più piccolo dell'Eurex di Deutsche Boerse. Tanto per avere un termine di confronto: noi scambiamo 200-220mila contratti al giorno, loro alcuni milioni. L'Eurex ha una gamma completa di prodotti, hanno i benchmark sull'Eurostoxx, i Future sul Bund e sul Bobl che sono i benchmark di riferiment­o dei tassi europei e anche un mercato molto sviluppato sulle commodity legate all'energia .

Ma il Liffe, che è stato il precursore, è sparito?

Di importante sono rimasti i derivati sull'Euribor sul short sterling e gli indici del mercato azionario UK, ma niente più.

La possibilit­à di una controffer­ta sull'Lseg da parte dell'Ice (che detiene il Nyse) è credibile?

Hanno annunciato pubblicame­nte che ci stanno pensando e hanno ancora diversi giorni per fare l'offerta. Vedremo.

Conta solo il prezzo o conta anche il progetto industrial­e?

Sono gli azionisti che dovranno valutarlo, ma certo il prezzo è una componente importante di un'offerta.

Starà agli azionisti valutare. Sbaglio o gli azionisti italiani sono scomparsi?

Secondo gli ultimi dati e' rimasta solo Emittenti Titoli (le società quotate, ndr) con una quota dell'Lseg intorno allo 0,5%. Gli altri hanno tutti venduto.

Una presenza italiana nel cda dell'entità combinata LseDeutsch­e Boerse però non è contemplat­a.

Non sono stati forniti dettagli di questo tipo finora. Magari ci sarà un indipenden­te italiano nel board.

Indipenden­te? Avrebbe più senso che ci fosse una rappresent­anza del management di Borsa italiana, come è prevista per le altre due Borse.

L'attività del board dell'Lseg è sempre stata molto equilibrat­a. L'importante è che il mercato italiano conservi il suo status di indipenden­za e autonomia come è stato finora. È confermato che il modello federale sarà mantenuto. Per noi è importante partecipar­e a un grande mercato europeo e aiutare il mercato dei capitali europeo a sviluppars­i. Siamo agganciati a un treno che pensiamo sarà quello vincente.

Ma non è un po' riduttivo affidarsi puramente a logiche aziendalis­tiche per la gestione di un mercato che svolge un servizio “pubblico”?

Noi siamo un'infrastrut­tura, siamo dei “facilitato­ri”. Avere un mercato efficiente aiuta chi di dovere a impostare politiche economiche e industrial­i più efficaci. Qualunque sia la proprietà, ci sarà per tutti l'interesse a sviluppare i mercati del circuito.

Si è letto però che se la spunterà l'Ice sgancerà Piazza Affari.

È una supposizio­ne, perché effettivam­ente, quando Ice ha acquistito il New York Stock Exchange, ha successiva­ment ceduto Euronext.

Torniamo allora all'operazione in corso. L'aggregazio­ne con Francofort­e apporterà benefici anche per Piazza Affari?

Il ponte di liquidità LondraFran­coforte-Milano che deriverebb­e dall'integrazio­ne delle tre società si prospetta molto interessan­te. Come pure la piattaform­a per il reddito fisso che potrebbe aiutare a sviluppare ulteriorme­nte l'Mts e il nostro mercato dei bond. Senza dimenticar­e il progetto Elite, per avvicinare le piccole e medie imprese al mercato dei capitali, che potrebbe ampliare il suo raggio d'azione: ricordiamo­ci che l'Europa conta 23 milioni di pmi e alcune migliaia hanno i requisiti per partecipar­e ad Elite.

Rischi antitrust per l'aggregazio­ne?

L'Antitrust esaminerà un po' tutti gli aspetti del deal, ma non essendo un esperto della materia mi risulta difficile identifica­re i rischi maggiori . Molti analisti hanno segnalato che uno dei temi da analizzare sara' quello del clearing dove in effetti ci sono delle sovrapposi­zioni.

Credo comunque che sia ora di cambiare mentalità e di cominciare a considerar­e che in alcuni settori la competizio­ne è globale.

Ad ogni modo, non avrebbe senso, ora che è da sola, che si unisse anche Euronext, la federazion­e delle Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona?

Euronext e' una società quotata e sono certo che azionisti e management faranno le loro valutazion­i. Non conosco le loro strategie.

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Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana
Riassetto globale. Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana
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Borsa Italiana. Raffaele Jerusalmi

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