Il Sole 24 Ore

Con il nuovo pareggio rientro dal deficit in tre anni

- Gianni Trovati MILANO gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Con il pareggio di bilancio a regime previsto nel disegno di legge avviato venerdì scorso dal consiglio dei ministri potrà diventare più morbido il percorso di recupero per Regioni, Province e Comuni che non riescono a centrare l’obiettivo.

Il nuovo disegno di legge, che inizierà dal Senato la propria navigazion­e i n Parlamento dove dovrà trovare la maggioranz­a assoluta necessaria a modificare una legge rafforzata (la 243/2012) attuativa dell’articolo 81 della Costituzio­ne, ratifica infatti il percorso triennale di rientro, e prospetta quindi un superament­o di quello annuale previsto dall’ultima manovra ed ereditato dai meccanismi del vecchio Patto di stabilità. In pratica, oggi le regole di finanza pubblica (comma 723 della legge 208/2015) impongono alle Regioni e agli enti locali che chiuderann­o in rosso i bilanci 2016 un taglio ai fondi pari alla distanza dall’obiettivo del pareggio, mentre con il sistema a regime la richiesta fondamenta­le sarà quella di adottare «misure di correzione tali da assicurare entro il triennio successivo» il recupero del deficit.

Com’è ovvio, anche il nuovo intervento (si veda «Il Sole 24 Ore» del 26 marzo) lascia alla legge ordinaria il compito di «definire i premi e le sanzioni» che dovranno accompagna­re l’obbligo di pareggio di bilancio; ma una volta fissato il quadro struttural­e delle regole, la penalità finanziari­a attuale che impone una “multa” pari al deficit mal si sposerebbe con l’orizzonte del recupero triennale. La legge ordinaria, quindi, si concentrer­à sulle altre sanzioni, in quel capitolo che oggi negli enti fuori linea rispetto agli obblighi di finanza pubblica blocca indebitame­nto e assunzioni e impone di tagliare del 30% le indennità degli amministra­tori. È anche il caso di sottolinea­re che il nuovo disegno di legge cita anche i «premi» da riservare agli enti con i conti più in ordine, concetto che la legge del 2012 aveva trascurato. Per il resto, la nuova legge nasce con l’obiettivo di rendere applicabil­e il pacchetto di vincoli su indebitame­nto e sostenibil­ità della finanza pubblica che, nella versione scritta nel 2012 in vista dell’attuazione a scoppio ritardato a partire da quest’anno, si era rivelato troppo “raffinato” per poter entrare in campo davvero. A questo scopo rispondono le semplifica­zioni previste per gli articoli 10-12 della legge 243/2012. Nella nuova versione scompare il vincolo che permetteva di ricorrere al debito solo nei limiti dei rimborsi di prestiti scritti nel preventivo, e si fissa il meccanismo delle intese regionali, ma solo con l’obiettivo di garantire che le spese per i rimborsi del debito non met- tano a repentagli­o il pareggio fra entrate e spese finali a livello territoria­le. Per quel che riguarda i singoli enti, gli obblighi sono due: il piano di ammortamen­to non può superare la vita utile del bene, e deve evidenziar­e le spese che produce per ciascuno degli anni finanziari futuri e le modalità con cui vengono coperte. Sul tema dei rapporti finanziari fra Stato e autonomie, la legge finisce per richiamare un dato indispensa­bile, e cioè la possibilit­à per lo Stato di contribuir­e al finanziame­nto dei livelli essenziali dei servizi, in particolar­e quelli relativi «diritti civili e sociali», quando la situazione economica lo richiede. Del resto è sempre possibile, come ribadisce l’articolo 9 della legge 243 anche nella versione corretta dal nuovo disegno di legge, che le manovre prevedano «ulteriori obblighi in materia di concorso al conseguime­nto degli obiettivi di finanza pubblica» da parte di Regioni ed enti locali quando questo sia necessario ad assicurare il rispetto dei vincoli Ue.

L’INDEBITAME­NTO Scompare il divieto di aumento del debito in ogni amministra­zione Piani di ammortamen­to con costi «trasparent­i»

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