Il «punto d’equilibrio» del nuovo bond
Quando un’emissione di bond va a ruba, il debitore viene criticato perchè ha pagato un rendimento troppo elevato. Se la domanda è tiepida, il debitore viene accusato di essere stato troppo avaro. Il mercato, insomma, vuole avere sempre ragione. Il punto di equilibrio tra l’emittente - che chiede soldi in prestito - e i sottoscrittori - che prestano il loro denaro - emerge di solito soltanto alla fine del collocamento sul primario, con l’avvio dell’andamento della quotazione del bond sul mercato secondario e il sali e scendi rispetto al prezzo di assegnazione. Questo, nella norma.
Il BTp Italia è un caso a parte, unico tra i titoli di Stato in circolazione, soprattutto per le sue modalità di collocamento. Ieri alla fine del primo giorno riservato ai risparmiatori l’ammontare raccolto è stato pari a 2,308 miliardi (un miliardo in meno rispetto all’emissione precedente risalente a un anno fa), l’importo più basso nel primo giorno di tutte le emissioni messe a segno nel 2014 e nel 2013 e nell’ottobre del 2012 e più alto solo rispetto alle prime due operazioni lanciate del giugno e marzo 2012.
Un confronto così netto dei nove debutti però non fa giustizia al BTp Italia, uno strumento che in questi pochi anni di vita ha cambiato pelle più volte: nato come titolo a quattro anni, è stato allungato a sei e poi a otto anni. I primi collocamenti andavano a briglia sciolta, poi il Tesoro è intervenuto aggiungendo la possibilità di chiusura anticipata per il retail e imponendo tempi ridotti all’osso per gli istituzionali.
Il percorso del piazzamento del nono BTp Italia è dunque appena iniziato e la partita è aperta: l’investitore privato ha altri due giorni per investire in questo titolo (venduto alla pari cioè 100 proprio per agevolare il retail nel calcolo del rendimento e acquistabile con l’homebanking direttamente da casa sul MOT): successivamente l’offerta verrà aperta agli istituzionali, che sono il vero termometro del gradimento del mercato. Per capire se il nono BTp Italia risulterà conveniente oppure caro, si dovrà aspettare l’esito della domanda all’ingrosso. Il Tesoro ha l’ultima parola anche in questo, è pronto a chiudere il rubinetto nel caso di richieste eccessive dagli istituzionali, essendo un titolo mirato al risparmiatore.
«Il primo giorno di collocamento è in linea con le aspettative», hanno commentato ieri fonti di mercato vicine all’emissione. Il Tesoro quest’anno deve rimborsarne tre per un totale di 27 miliardi. La convenienza per il Tesoro è già tutta qui: scadono tre titoli a quattro anni con una cedola reale del 2,45%, 2,55% e 3,55% che vengono sostituiti, guardando al BTp Italia di questi giorni, con un titolo a otto anni con un tasso reale minimo dello 0,40%.