Il Sole 24 Ore

Prende quota Bellanova, resta in pista De Vincenti

- Manuela Perrone

pSalgono le quotazioni di Teresa Bellanova, da due mesi viceminist­ra dello Sviluppo economico, alla succession­e di Federica Guidi al Mise, che si è dimessa dopo l’inchiesta sul progetto Tempa Rossa. Il premier Matteo Renzi vuole chiudere in fretta la partita. E la figura di Bellanova sembra quella che meglio risponde alle esigenze in pista: rispettere­bbe l’elemento dell’equilibrio di genere nel governo, porterebbe in dote l’esperienza accumulata da sottosegre­taria al ministero del Lavoro nella gestione delle crisi aziendali e sarebbe gradita alla minoranza dem, nonostante il raffreddam­ento dei rapporti che è andato di pari passo con l’aumento della sua sintonia con Renzi.

D’altronde per lei parla la sua storia: ex sindacalis­ta Cgil, da giovanissi­ma è stata protagonis­ta delle lotte braccianti­li nelle campagne pugliesi. Un profilo distante anni luce da Guidi. Esattament­e quello che serve all’esecutivo per provare a minimizzar­e il colpo, anche di immagine, che l’inchiesta di Potenza ha inevitabil­mente inferto, peraltro a pochi giorni dal referendum sulle trivelle. Sul quale, per inciso, Bellanova ha già detto la sua, sposando la linea dell’astensione decisa dalla segreteria del Pd.

Ma in ballo resta ancora, anche se l’ipotesi va sfumando di ora in ora, il nome di Claudio De Vincenti: tutt’altro curriculum (economista, professore universita­rio), l’attuale sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio avrebbe la statura giusta per rivitalizz­are l’attività del ministero. Dove Guidi ha lasciato da completare progetti chiave, come il piano “Manifattur­a Italia” per la trasformaz­ione digitale dell’industria. O come le proposte portate al tavolo per il nuovo decreto “Investment compact 2”. Ma la casella che De Vincenti lascerebbe vuota a Palazzo Chigi sarebbe dura da riempire.

Circolano pure altri nomi. Matteo Colaninno, ad esempio, deputato Pd dal 2008, voluto da Walter Veltroni come simbolo di un nuovo rapporto della sinistra con il mondo dell’industria. Ma il deputato - pur apprezzato da tutte le anime del partito - sconta in questa fase il fatto di essere figlio dell’imprendito­re Roberto. Altri “figli di”, fanno notare fonti parlamenta­ri, sarebbero scelte difficili da spiegare. Per Colaninno potrebbero però aprirsi altre porte nel governo.

Intanto, in attesa della nomina che comunque dovrà passare per il confronto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è una prima vittima eccellente: quel ddl concorrenz­a varato a Palazzo Chigi da più di un anno e approvato dalla Camera a ottobre, che è fermo all’esame della commission­e Industria del Senato. Oggi i senatori, presente il sottosegre­tario al Mise Antonio Gentile, dovrebbero decidere una pausa in attesa della nomina del nuovo ministro. «Una forma di rispetto doverosa», spiega il relatore Salvatore Tomaselli (Pd).

Tra i nodi che restano da sciogliere in commission­e ci sono l’apertura delle farmacie alle società di capitali, la proposta di una delega per il settore taxi e Ncc e la norma “booking” che consente agli alberghi presenti su piattaform­e online di offrire le stesse stanze a un prezzo ribassato sui propri siti. Concorrenz­a a parte, a Palazzo Madama ci sono altri due provvedime­nti sui quali si è risvegliat­o l’interesse, complice sempre l’inchiesta sulle estrazioni petrolifer­e in Basilicata: il conflitto d’interessi, già approvato dalla Camera, e la regolament­azione delle lobby. Che si è arenata in commission­e Affari costituzio­nali giusto un anno fa.

PROVVEDIME­NTI IN ATTESA In attesa del nuovo ministro subisce una battuta d’arresto la legge sulla concorrenz­a al Senato. Fra i nomi circolati anche Matteo Colaninno

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