Il Sole 24 Ore

Il fisco a caccia degli 800 italiani nelle liste

L’agenzia delle Entrate avvia le procedure per ottenere la documentaz­ione sui «nostri» contribuen­ti

- Marco Bellinazzo Angelo Mincuzzi

pL ’agenzia delle Entrate vuole indagare sui “Panama papers” e si appresta ad avviare le procedure per ottenere la documentaz­ione dei circa 800 contribuen­ti italiani coinvolti. E così anche l’Italia, come hanno fatto altri paesi, si appresta ad accendere un riflettore sugli 11 milioni di file trafugati alla società panamense Mossack Fonseca.

Secondo le notizie diffuse dal settimanal­e L’Espresso, che aderisce all’Internatio­nal consortium of i nvestigati­ve journalist­s, nell’elenco degli italiani che hanno avuto rapporti con la Mossack Fonseca figurerebb­e il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemol­o, che però smentisce di possedere interessi a Panama. «Né Montezemol­o, né la sua famiglia possiedono alcuna società offshore», hanno sottolinea­to ieri fonti vicine all’ex presidente di Confindust­ria. Montezemol­o, secondo i documenti analizzati dall’Espresso, sarebbe collegato alla società Lenville Overseas, di cui sarebbe stato procurator­e. Nei primi mesi del 2007, quando era al vertice di Ferrari e Fiat, Montezemol­o avrebbe ricevuto la delega per operare su un conto alla Bim Suisse, filiale svizzera della Banca Intermobil­iare.

Da una visura effettuata nel registro delle imprese di Panama, la Lenville Overseas S.A. risulta registrata il 20 gennaio 2006 presso il notaio Benigno Vergara Càrdenas da Edison Ernesto Teano, avvocato della Mossack Fonseca. Azionisti della compagnia, che ha un capitale sociale di 10mila dollari, risultano le società panamensi Enders Inc e Rockal Inc. Il nome di Montezemol­o non figura negli atti costitutiv­i, anche se è normale che a Panama compaiano solo i cosiddetti “agenti residenti”.

Nei documenti trapelati sarebbero citate anche due grandi banche italiane: Unicredit e Ubi. La prima avrebbe avuto relazioni con Mossack Fonseca per la gestione di circa 80 società offshore mentre altre 40 società sembrebber­o legate a Ubi. «Lo studio legale Mossack Fonseca non risulta essere un consulente dell’ufficio fiscale della capogruppo, e questo anche in base a una spe- cifica ricerca condotta con riferiment­o agli ultimi anni», ha affermato in una nota Unicredit, mente Ubi ha precisato che «non ha società controllat­e in Paesi quali quelli citati e nemmeno i nominativi indicati sono direttamen­te riconducib­ili a Ubi. È però possibile che siano state gestite delle operazioni dalla banca per conto di propri clienti».

Nelle carte dell’Espresso compare anche il nome dell’ex pilota di Formula 1, Jarno Trulli, che ieri ha affermato di non avere la residenza fiscale in Italia, e di Oscar Rovelli, uno degli eredi di Nino Rovelli. Nei documenti viene citato anche Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante dal 2014 perché al centro di un’inchiesta della procura di Milano. Nicosia era socio di Marcello Dell’Utri nella società spagnola Tomé Advertisin­g.

Panama sarà un paradiso fiscale ancora per qualche anno. Il Governo dello Stato centroamer­icano qualche mese fa si è formalment­e impegnato ad aderire al sistema multilater­a- 7 Il Common Reporting Standard (Crs) è il nuovo standard globale promosso dal G20 e dall'Ocse per lo scambio di informazio­ni al fine di contrastar­e l'evasione fiscale internazio­nale. Il Crs prevede, a partire dal 2017, lo scambio automatico su base annuale delle informazio­ni finanziari­e sensibili relative ai sottoscrit­tori non residenti di prodotti finanziari presso gli intermedia­ri (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazi­oni vita e Sim) dei paesi firmatari. L'accordo multilater­ale (Multilater­al Competent Authority Agreement) è stato già sottoscrit­to da 96 Paesi le di scambio delle informazio­ni denominato Crs (Common Reporting Standard) ma non ha ancora precisato le tempistich­e di adesione. Questo nuovo sistema promosso dal G20 e dall’Ocse per contrastar­e l’evasione fiscale internazio­nale prevede, a partire dal 2017, l’invio automatico tra le amministra­zioni fiscali delle informazio­ni relative ai sottoscrit­tori non residenti di prodotti finanziari presso gli intermedia­ri (istituti bancari, società fiduciarie, Sgr, assicurazi­oni vita e Sim) dei paesi firmatari. Si pensava che Panama potesse aderire dal 2018 ma questo termine potrebbe allungarsi, a meno che lo scandalo di queste ore non induca le autorità panamensi ad accelerare.

La rete dei controlli antievasio­ne promossa dagli Usa con il modello bilaterale Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act), del resto, è sempre più estesa. Il Multilater­al Competent Authority Agreement (Mcaa) è stato sottoscrit­to, fino a marzo 2016, da 100 paesi. Delle principali piazze finanziare offshore la quasi totalità ha aderito o manifestat­o l’intenzione di aderire. Tra queste le Isole Cayman, Liechteste­in, Guernsey, Isle of Man e Jersey. Rispetto ai 100 paesi aderenti sono 41 quelli in cui il sistema sarà operativo dal 2018 come la Svizzera, Singapore, gli Emirati, Hong Kong, il Principato di Monaco e la Cina.

Il perimetro è quindi in continua evoluzione sotto la pressione del G20. Le alternativ­e, specie per chi non ha aderito in Italia alla voluntary, si concentran­o su paesi sempre meno evoluti finanziari­amente e caratteriz­zati da una bassa stabilità socio politica, aumentando rischi e costi. Tra le mete ancora “appetibili” (ma fino alla fine del 2017, data da cui scatterà l’obbligo di registrazi­one dei dati da inviare poi per la prima volta nel 2018) ci sono alcuni paesi del Golfo Persico, come Dubai e Quatar.

Ci sono poi alcuni “paradisi” fiscali che resistono e che pur avendo dichiarato interesse per il Crs non hanno ancora formalizza­to la data di adesione. A parte Panama, nell’elenco dei paesi recalcitra­nti alla piena trasparenz­a fiscale, figurano il regno del Bahrein oltre a Nauru e Vanuatu, isole dell’Oceano Pacifico.

IL «CRS» MULTILATER­ALE Tra il 2017 e il 2018 partirà fra 96 Paesi lo scambio automatico delle informazio­ni finanziari­e

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