Debito, crescita e inflazione le tre sfide del Def
All’interno di un quadro programmatico che da qui a settembre (con la Nota di aggiornamento del Def) subirà inevitabili oscillazioni nelle variabili fondamentali (Pil, debito e deficit), la scommessa del Governo si gioca su tre fronti: provare a spuntare consistenti margini di flessibilità in sede europea anche per il 2017; garantire che la discesa del rapporto debito/Pil, attesa già per fine anno, consolidi dal 2017 il suo percorso; spingere il pedale sul versante della domanda così da conseguire un target di inflazione “sufficiente” a sostenere la riduzione del debito. Sul fronte della flessibilità, la trattativa è in corso e troverà un punto di sintesi dopo il passaggio di metà maggio, quando la Commissione Ue dirà la sua sulla legge di Stabilità del 2016. Obiettivo “minimo” è spuntare l’1% del Pil, che libererebbe risorse per 16,5 miliardi pressoché interamente diretti a neutralizzare l’aumento dell’Iva e delle accise. In tal modo il deficit del 2017 salirebbe dall’1,1 al 2,1 per cento. Obiettivo “massimo” è spingere il deficit attorno al 2,5% del Pil (il risultato che la Commissione Ue stima per quest’anno). Si aprirebbe così la strada al finanziamento per circa 5 miliardi del taglio delle tasse. Operazione che nelle intenzioni di Palazzo Chigi passerebbe essenzialmente attraverso l’anticipo al 2017 di una prima tranche di riduzione dell’Irpef. Il Governo per questo è pronto a mettere in campo l’effetto delle riforme in via di piena attuazione (tra cui la riforma della Pa e la stessa riforma costituzionale attesa in ottobre alla prova del referendum confermativo), invocando al tempo il ricorso alle «circostanze eccezionali» per le spese relative alla sicurezza e all’emergenza migranti. Precondizione assoluta è garantire che il debito, in aumento ininterrotto da otto anni, si riduca quest’anno al 132,4%, rispetto al 132,6% del 2015. E qui entra in gioco la variabile crescita, che per l’anno in corso sarà indicata all’1,3%, rispetto all’1,6% della precedente stima. Revisione al ribasso anche per il 2017, rispetto all’1,6% stimato dal quadro macroeconomico programmatico del settembre scorso? Molto dipenderà proprio dall’esito della partita sulla flessibilità con Bruxelles. Ben poco si potrà fare invece sulla componente della minor crescita da attribuire in gran parte al contemporaneo interagire di variabili esogene tutte negative, a partire dal rischio contagio ingenerato dal rallentamento della Cina. La principale preoccupazione resta l’andamento dei prezzi. Per Bruxelles quest’anno l’inflazione non supererà lo 0,3%, target ben lontano da quel 2% cui sta tendendo la Bce con la sua politica monetaria espansiva.