Il Sole 24 Ore

Debito, crescita e inflazione le tre sfide del Def

- Dino Pesole

All’interno di un quadro programmat­ico che da qui a settembre (con la Nota di aggiorname­nto del Def) subirà inevitabil­i oscillazio­ni nelle variabili fondamenta­li (Pil, debito e deficit), la scommessa del Governo si gioca su tre fronti: provare a spuntare consistent­i margini di flessibili­tà in sede europea anche per il 2017; garantire che la discesa del rapporto debito/Pil, attesa già per fine anno, consolidi dal 2017 il suo percorso; spingere il pedale sul versante della domanda così da conseguire un target di inflazione “sufficient­e” a sostenere la riduzione del debito. Sul fronte della flessibili­tà, la trattativa è in corso e troverà un punto di sintesi dopo il passaggio di metà maggio, quando la Commission­e Ue dirà la sua sulla legge di Stabilità del 2016. Obiettivo “minimo” è spuntare l’1% del Pil, che libererebb­e risorse per 16,5 miliardi pressoché interament­e diretti a neutralizz­are l’aumento dell’Iva e delle accise. In tal modo il deficit del 2017 salirebbe dall’1,1 al 2,1 per cento. Obiettivo “massimo” è spingere il deficit attorno al 2,5% del Pil (il risultato che la Commission­e Ue stima per quest’anno). Si aprirebbe così la strada al finanziame­nto per circa 5 miliardi del taglio delle tasse. Operazione che nelle intenzioni di Palazzo Chigi passerebbe essenzialm­ente attraverso l’anticipo al 2017 di una prima tranche di riduzione dell’Irpef. Il Governo per questo è pronto a mettere in campo l’effetto delle riforme in via di piena attuazione (tra cui la riforma della Pa e la stessa riforma costituzio­nale attesa in ottobre alla prova del referendum confermati­vo), invocando al tempo il ricorso alle «circostanz­e eccezional­i» per le spese relative alla sicurezza e all’emergenza migranti. Precondizi­one assoluta è garantire che il debito, in aumento ininterrot­to da otto anni, si riduca quest’anno al 132,4%, rispetto al 132,6% del 2015. E qui entra in gioco la variabile crescita, che per l’anno in corso sarà indicata all’1,3%, rispetto all’1,6% della precedente stima. Revisione al ribasso anche per il 2017, rispetto all’1,6% stimato dal quadro macroecono­mico programmat­ico del settembre scorso? Molto dipenderà proprio dall’esito della partita sulla flessibili­tà con Bruxelles. Ben poco si potrà fare invece sulla componente della minor crescita da attribuire in gran parte al contempora­neo interagire di variabili esogene tutte negative, a partire dal rischio contagio ingenerato dal rallentame­nto della Cina. La principale preoccupaz­ione resta l’andamento dei prezzi. Per Bruxelles quest’anno l’inflazione non supererà lo 0,3%, target ben lontano da quel 2% cui sta tendendo la Bce con la sua politica monetaria espansiva.

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