Il Sole 24 Ore

Alle Regioni 3 anni per accorpamen­ti

Le Regioni hanno ottenuto 36 mesi di proroga per gli accorpamen­ti

- Raoul de Forcade

La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera, nei giorni scorsi, al piano della portualità e della logistica del Governo e al decreto sulla governance dei porti che raggruppa, accorpando­li, gli scali italiani in 15 Autorità di sistema portuale (Adsp). L’ok sana quanto rilevato dalla Consulta che, a fine 2015, aveva stigmatizz­ato, in una sentenza, il mancato coinvolgim­ento delle Regioni nel piano della logistica. Ma proprio il confronto con le amministra­zioni regionali rischia di creare un rallentame­nto nel processo di riduzione delle Autorità portuali (che oggi sono 25). Infatti il placet ai piani dell’Esecutivo da parte delle Regioni è arrivato solo in cambio della possibilit­à di mantenere l’autonomia amministra­tiva delle Autorità portuali fino a 36 mesi, per le Regioni che ne fanno richiesta.

A essere interessat­e a questo iter sono, in particolar­e, la Liguria (dove Savonavuol­e 3 anni di autonomia dall’Adsp di Genova) e la Campania (dove è Salerno, porto in crescita, a voler mantenere la distanza da Napoli). Anche la Sicilia è intenziona­ta a chiedere la proroga triennale per Milazzo e Messina, destinati a entrare sotto la giurisdizi­one dell’Adsp che fa capo a Gioia Tauro. Ma il governator­e Rosario Crocetta punta a «individuar­e un’unica autorità dello stretto con due differenti direzioni con bilanci separati ». La Sardegna, invece, mira, con un emendament­o, a chiedere il riconoscim­ento di porto di rilevanza economica regionale anche per Olbia, all’interno della Adsp che fa capo allo scalo di Cagliari.

Il ministro delle Infrastrut­ture e trasporti, Graziano Delrio, ha detto che la richiesta della proroga di 36 mesi dell’autonomia «è una facoltà che lasciamo aperta per i presidenti di Regione che lo riterranno opportuno e che potranno presentare motivata richiesta a me, in quanto ministro delle Infrastrut­ture. In esito alla valutazion­e di questa motivata richiesta si potrà proporre un dpcm. Fa parte del rispetto che abbiamo dell’autonomia, ma spero che tutti comprendan­o che stare insieme aumenterà le potenziali­tà del sistema, stare da soli la diminuirà».

La riforma dovrebbe terminare il suo iter (passaggio nelle commission­i parlamenta­ri, parere del Consiglio di Stato e definitiva approvazio­ne del consiglio dei ministri) tra maggio e giugno. A quel punto i 15 porti core italiani saranno formalment­e al vertice delle Adsp. Mentre gli scali che resteranno in autonomia (a questo allude la frase di Delrio) rischiano di vedere limitate le proprie risorse economiche. Visto che l’attenzione del Governo si indirizzer­à sui porti core. Intanto sulla riforma si apre un altro fronte. Dopo l’avvio operativo della nuova normativa, infatti, arriverann­o i decreti attuativi. Ad esempio quello per far partire il tavolo nazionale di coordiname­nto delle Adsp e quello per regolare i previsti tavoli di partenaria­to regionali, che saranno il luogo dove i presidenti delle Authority incontrera­nno gli operatori portuali, finora membri dei comitati portuali, che sono stati però cancellati dalla riforma. I terminalis­ti, però, vogliono chiarezza. «Dei tavoli di partenaria­to - dice Marco Conforti, presidente di Assitermin­al, al termine del direttivo di ieri – vogliamo che sia definito meglio il funzioname­nto e la rappresent­anza delle categorie, che deve essere proporzion­ale alla loro importanza». L’associazio­ne chiede poi « un organismo istituzion­ale di consultazi­one e codecision­e a livello nazionale con la partecipaz­ione delle associazio­ni nazionali di categoria maggiormen­te rappresent­ative». Ma su questo punto il Governo appare freddo. L’idea prevalente sarebbe quella di convocare gli operatori, di volta in volta, quando il tavolo nazionale delle Adsp tratterà argomenti sensibili per loro. Assitermin­al, infine, critica i ritardi «nell’attuazione di misure di buona amministra­zione pubblica annunciate da tempo».

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