Il Sole 24 Ore

Thales Italia riduce Chieti

La società pronta a ridurre la produzione e a trasferire i dipendenti

- Cristina Casadei

Manca una settimana al prossimo incontro al ministero dello Sviluppo economico sul futuro del sito di Chieti di Thales Italia, controllat­a della multinazio­nale francese Thales Group. Il sito è occupato dal 22 marzo e trai lavoratori, un centinaio, per lo più ingegneri, ma anche tra le istituzion­i, dalle Università locali alla Regione Abruzzo, c’è molta preoccupaz­ione. L’azienda ha infatti prospettat­o un piano che prevede 30 milioni di investimen­to e, pur non prevedendo licenziame­nti, per ora, prevede il mantenimen­to a Chieti del solo progetto della cosiddetta radio del soldato. Si tratta di una famiglia di prodotti denominata ST@R Mille ed inserita nel catalogo globale del gruppo Thales, utilizzata per comunicazi­oni e servizi avanzati in dotazione ai singoli componenti delle unità militari. L’hardware di questo prodotto viene costruito da un socio malese della multinazio­nale che è anche un partner strategico perla commercial­izzazione del prodotto, non venduto in Italia dove viene utilizzata un’altra tecnologia. Il progetto di Thales Italia è quello di una joint venture al 50% con il socio malese per il ramo d’azienda che produce la radio del soldato nel sito di Chieti. Nel progetto rimarrebbe­ro impiegate circa 30-35 persone.

Non è però questa l’unica attività del sito che viene fatto figurare come la fonte delle perdite di Thales Italia. Vi sono altre 2 aree organizzat­ive che occupano i restanti 60-65 lavoratori. Per 30 di loro l’ azienda ha proposto un trasferime­nto nei siti di Milano e Firenze dove si occuperebb­ero di attività legate al business dei trasporti, della sicurezza e dell’assistenza alla navigazion­e aerea anche civile - già in passato sono avvenuti altri trasferime­nti da Roma a Firenze con accordo sindacale -, mentre gli altri 30, per ora, almeno per un anno si prevede, ultimerann­o le produzioni che restano ancora a Chieti. Nel caso di trasferime­nto è previsto anche un incentivo per coloro che accetteran­no di andare da Chieti a Firenze o a Milano.

I sindacati, con la Fiom in maggioranz­a a Chieti, hanno già organizzat­o uno sciopero e stanno cercando di mobilitare le istituzion­i locali per non disperdere quello che raccontano come un centro di vera eccellenza. Una cui parte, però, si occuperebb­e di produzioni che non riescono più a fare utili sul mercato. Negli ultimi anni, spiega Simone Di Nisio, rsu della Fiom-Cgil, «è stato portato avanti un sistematic­o indebolime­nto del sito attraverso tagli del management locale, blocco delle assunzioni e diminuzion­e progressiv­a degli investimen­ti. Ciò, decisament­e in controtend­enza rispetto all’andamento del mercato della difesa nazionale ed internazio­nale e, purtroppo, rispetto agli ultimi accadiment­i di natura terroristi­ca». Dopo lo sciopero e le manifestaz­ioni, tra una settimana al Mise riparte il negoziato.

I TIMORI La preoccupaz­ione dei sindacati, che occupano la fabbrica dal 22 marzo, è che venga disperso un centro di eccellenza

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