Dal Cairo dossier di 2mila pagine sull’uccisione di Giulio Regeni
È slittato di due giorni e si terrà a Roma giovedì l’incontro tra la delegazione egiziana e i magistrati italiani che dovrebbe sbloccare le indagini sull’uccisione di Giulio Regeni, come hanno confermato fonti dell’ambasciata italiana al Cairo, in contatto con le autorità egiziane. La delegazione in arrivo dal Cairo sarà composta da due magistrati e da tre alti funzionari di polizia. Ad attenderli, per superare le molte incomprensioni e gli intoppi delle indagini, troveranno il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, il sostituto Sergio Colaiocco e alcuni funzionari dei Ros dei Carabinieri e del Servizio centrale operativo della Polizia.
In vista della trasferta «gli apparati egiziani interessati hanno preparato un dossier sulla vicenda di 2mila pagine che indica le linee generali del crimine e la scomparsa del corpo, nonché le indagini su 200 persone di diverse nazionalità che avevano relazioni con la vittima», scrive il giornale Al Shourouk, citando fonti autorevoli dell’intelligence egiziana. Secondo lo stesso giornale, le indagini sulla morte di Giulio Regeni si sono svolte su più piani: quello degli amici della vittima che sono partiti dal Cairo immediatamente dopo la scoperta dell’omicidio; quello della banda armata specializzata nei furti agli stranieri in Egitto, specie dopo la scoperta dei documenti di Regeni nel- l’appartamento della sorella di uno degli accusati a Shoubra El Khaima; e quello delle informazioni che si trovavano sul suo computer portatile e che sono state comunicate dagli investigatori italiani. Il dossier predisposto dalle autorità egiziane metterebbe anche in evidenza le numerose relazioni del ricercatore italiano nel breve perio- do di permanenza in Egitto, così come conterrebbe «il rapporto sugli indizi del crimine e le impronte trovate sui suoi documenti e una fotografia del luogo del ritrovamento del corpo e sulla sua abitazione».
Per Lamees al Hadidi, giornalista e anchorwoman dell’emittente televisiva egiziana Cbc, l’omicidio di Giulio Regeni sarebbe il risultato di un conflitto tra diversi apparati di sicurezza del Paese. «L’omicidio di Regeni è il risultato di un conflitto tra le istituzione di sicurezza, un conflitto che non dovrebbe andare a discapito dell’intero Paese», ha detto la Hadidi aggiungendo che «se qualcuno ha sbagliato deve essere ritenuto responsabile».
Nei giorni scorsi Mohammed Abdel Hadi Allam, direttore del principale quotidiano di Stato egiziano Al Ahram, aveva esortato, in un editoriale, le autorità egiziane a lavorare seriamente alla soluzione dell’omicidio Regeni paragonando il sequestro e l’uccisione del giovane italiano a quelli compiuti dalla polizia egiziana ad Alessandria, nel 2010: fu proprio il rapimento e l’uccisione di un giovane, Khaled Said, da parte delle forze di sicurezza, a innescare la sollevazione popolare culminata con la deposizione del regime di Hosni Mubarak.
La delegazione del Cairo sarà composta dal generale Adel Gaffar, esponente della National security della polizia; dal brigadiere generale Alaa Abdel Megid; dal maggiore Mostafa Meabed, vicedirettore della polizia criminale del governorato di Giza e dai magistrati Mostafa Soliman, procuratore generale aggiunto del Cairo e Mohamed Hamdy El Sayed, procuratore dell’Ufficio di cooperazione internazionale della procura generale.
La procura di Roma ha dovuto smentire ieri la notizia riportata dal sito egiziano Horria post.net secondo cui il procuratore capo Giuseppe Pignatone avrebbe chiesto che della delegazione egiziana facessero parte 14 persone, tra le quali il consigliere del presidente per la sicurezza nazionale Fayza Aboul Naga.
ACCUSE ALLA POLIZIA Per Lamees al Hadidi, anchorwoman della tv Cbc, l’omicidio «è il risultato di un conflitto tra apparati di sicurezza egiziani»