Il Sole 24 Ore

Ma l’attuazione dell’accordo è un percorso a ostacoli

- Di Vittorio Da Rold

Poche ore dopo che la prima nave con alcune centinaia di migranti venivano riportati “volontaria­mente” dalla Grecia verso la Turchia, la guardia costiera greca salvava e accompagna­va nel porto dell’isola greca di Lesbo due gommoni con 50 migranti, compresi bambini e una donna invalida in sedia a rotelle. Alla fine della giornata nelle isole greche di Lesbo e Chios sono stati contati 339 nuovi arrivi. «Forse non sapevate che i greci rimandano indietro i migranti illegali?», è stato chiesto a Firaz, 31 anni, uno di questi nuovi arrivati, che ha risposto: «Sono curdo siriano e vengo dalla provincia di Hasakah: penso che avendo diritto all’asilo non sarò costretto a tornare in Turchia. In ogni caso farò ciò che posso, almeno, per ora, sono vivo». Altri invece hanno minacciato di suicidarsi se costretti a tornare indietro.

I nuovi arrivi sono il segno delle difficoltà che il piano siglato tra Ue e Turchia per il rimpatrio sta trovando sul terreno. «Save the Children è convinta che il modo in cui si sta implementa­ndo l’accordo Ue-Turchia sia illegale e inumano. L’accordo rischia di minare il principio stesso della protezione internazio­nale per le persone vulnerabil­i in fuga da guerre e persecuzio­ni», ha affermato Simona Mortolini, responsabi­le di Save the Children in Grecia. Amnesty internatio­nal lo ha chiamato «un colpo ai diritti umani».

Effettivam­ente l’accordo per il rimpatrio dei migranti ha numerosi punti deboli oltre che essere contestato dalle Ong: innanzitut­to le difficoltà di esecuzione pratica di rimpatri così numerosi rispettand­o il diritto di presentare, per chi ne ha i requisiti, la domanda di asilo e l’eventuale opzione per un ricorso, in caso di risposta negativa. Atene ha appena approvato la norma che trasforma la Turchia in «nazione terza sicura».

Senza dimenticar­e il rispetto dei tempi accettabil­i delle domande di asilo, visto che nel 2015 la Grecia, dove ieri sono ripartiti i colloqui con la troika, ha visionato 2mila domande in tutto, mentre ora saranno necessari forze e mezzi per rispondere a duemila domande alla settimana visto che sono 52mila i migranti che sono rimasti intrappola­ti nel Paese dalla chiusura della “via balcanica” e non si può escludere che gli arrivi non continuino, sebbene in via limitata.

Un ulteriore elemento di fragilità dell’accordo è il fatto che i rimpatri dalle coste greche darebbero la possibilit­à, per un pari numero di profughi siriani, di raggiunger­e un Paese Ue direttamen­te dalla Turchia fino ad un massimo di 70mila. Questa norma, che vorrebbe stroncare i trafficant­i di uomini, si potrebbe scontrare con il rifiuto di alcuni Paesi Ue, vedi i Paesi orientali, di accettare le quote di profughi di competenza. O di sottoporre a referendum, come l’Ungheria, la decisione di accettare i profughi paralizzan­do l’intesa.

Un ulteriore elemento di debolezza risiede nella reale capacità della Turchia di gestire altri profughi: si parla dell’apertura del nuovo campo a Osmaniye, a 40 km dal confine siriano, per i siriani e di quello di Kirklareli, al confine bulgaro, per le altre nazionalit­à. Ankara comunque già accoglie almeno 3milioni di rifugiati da più di cinque anni. Oltre alle difficoltà logistiche e di gestione di una massa così ingente di profughi che solo recentemen­te hanno avuto il permesso di lavorare in Turchia, sebbene con alcune limitazion­i, c’è il problema della volatilità della politica estera del presidente Taiyyp Erdogan, che potrebbe usare i profughi come un’arma se il suo governo non dovesse raggiunger­e alcuni obiettivi, ad esempio l’abolizione dei visti per i cittadini turchi; o sentirsi infastidit­o dalle critiche relative al rispetto dei diritti umani, della libertà di stampa o delle minoranze, da parte dell’Europa.

L’accordo sui migranti, voluto dalla cancellier­a Merkel, potrebbe essere la prima “vittima” nel caso la Turchia vedesse messa in discussion­e la sua politica da critiche europee o non venisse rispettata, magari per u un veto del Parlamento europeo, l’abrogazion­e dei visti per i cittadini turchi in procinto di entrare nella Ue. Tutte ipotesi che potrebbero mettere a rischio l’accordo, sebbene i giornali turchi di ieri sulla gestione dei migranti abbiamo titolato: «Abbiamo gli occhi del mondo puntati su di noi». Ma l’attenzione dei media internazio­nali non dura in eterno.

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