Pd e urne, il peso delle divisioni a sinistra
Per gli ex alleati l’obiettivo principale è la sconfitta dei candidati renziani, il ruolo della minoranza Pd
Stando ai sondaggi, anche recenti, la «sinistra-sinistra», ovvero chi va oltre il Pd, vale complessivamente tra il 4 e l’8%. Numeri non certo altisonanti ma che possono risultare decisivi già alle prossime elezioni amministrative, a partire da Roma, Torino e anche Milano, nonostante nel capoluogo lombardo sia stata confermata l’alleanza con Sel.
Un dato sembra infatti già acclarato: in tutti e 3 i capoluoghi la scelta del sindaco arriverà solo al ballottaggio e quindi il peso delle liste uscite sconfitte al primo turno sarà determinante. E il rischio che corrono i candidati del Pd è di non attrarre nuovi voti al secondo turno e dunque di uscire sconfitti dal duello finale. Anche perchè ancora una volta queste amministrative assumono un valore politico di carattere nazionale e nel mirino - più che Giuseppe Sala, Roberto Giachetti o Piero Fassino - c ’è il premier Matteo Renzi .
La sconfitta in una o più di queste grandi città (a cui va aggiunta anche Napoli) sarebbe inevitabilmente destinata a produrre effetti ben oltre confini dei municipi. Almeno è questo che si propongono gli avversari del premier e forse non solo quelli fuori dal Pd. Il rischio per Renzi è che, in occasione dei ballottaggi, i suoi avversari si coalizzino pur senza dichiararlo pubblicamente.
Prendiamo Milano, dove per altro Giuseppe Sala può contare anche sul sostegno di Sel e del movimento degli arancioni del sindaco uscente Giuliano Pisapia. I sondaggi danno per certo il ballottaggio tra Sala e il candidato del centrodestra Stefano Parisi. I due sarebbero distanti 4-5 punti (38-40% Sala e 33-35% Parisi) con il M5s fermo attorno al 15% e l’indipendente ex ministro Corrado Passera tra il 5 e l’8% . A questi candidati a breve si aggiungerà quello di Sinistra italiana (presu- mibilmente il presidente uscente del consiglio comunale Basilio Rizzo) che potrebbe contare su circa il 3% dei voti. Ebbene questo 3% al ballottaggio potrebbe risultare determinante. Soprattutto se sia Passera che, come è molto più probabile, il M5s non dessero indicazioni di voto a favore di uno dei 2 candidati.
Ma un rischio ancora maggiore il Pd lo corre a Torino nonostante anche le ultime rilevazioni diano il sindaco uscente Piero Fassino in netto vantaggio sulla grillina Chiara Appendino (il 46% contro il 32%). La candidatura per Sinistra italiana dell’ex sindacalista della Fiom Giorgio Airaudo è quotata tra l’8 e il 10%. L’esponente di Si non ha anticipato quale sarebbe la scelta in occasione dell’eventuale ballottaggio tra i candidati di Pd e M5s, ma è tutt’altro che inverosimile un sostegno di almeno una parte degli elettori di Si all’esponente grillina, che beneficerà certamente anche del voto della Lega. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha infatti già anticipato la sua prefernza per Appendino. Non a caso in tutti i sondaggi, tanto a Milano che a Torino, si prevede una vittoria di misura che per ora, in entrambi i capoluoghi, è assegna- ta al candidato del Pd.
Al contrario di quanto si paventa a Roma. Nella Capitale la rottura a sinistra (e la divisione del centrodestra) spiana la strada alla vittoria della grillina Virginia Raggi. La candidata del M5s è quotata attorno al 25-26% contro il 23-24 del dem Roberto Giachetti. I due dovrebbero quindi aggiudicarsi il ballottaggio anche se, qualora il centrodestra trovasse l’accordo su un candidato unitario (attualmente sono 4), la partita per conquistare il secondo turno si riaprirebbe e il più a rischio sarebbe proprio Giachetti. Ma anche qualora il candidato del Pd riuscisse ad arrivare al duello finale, tutti i sondaggi danno per super favorita la Raggi. Anche in questo caso la candidata grillina - come a Torino - potrebbe beneficiare dei voti in uscita sia da Sinistra italiana che dalla destra visto che, come già Sanvini, anche Giorgia Meloni (candidata di FdI e Lega) ha manifestato la disponibilità ad andare in soccorso del M5s.
Ancora più amara può infine rivelarsi la partita a Napoli dove al momento la candidata del Pd, Valeria Valente, resterebbe esclusa dal ballottaggio, che si aggiudicherebbero il sindaco uscente Luigi De Magistris e il forzista Giovanni Lettieri. Tra le cause decisive della debacle ,la battaglia nel Pd napoletano, con Antonio Bassolino che aveva messo in discussione la vittoria di Valente alle primarie. E proprio la guerra interna al Pd potrebbe rappresentare un’ulteriore variabile negativa per i candidati dem. Lo scontro avvenuto ieri in Direzione tra Renzi e la minoranza guidata da Gianni Cuperlo e Roberto Speranza rischia di ripercuotersi anche nella campagna elettorale per le prossime comunali. In questo caso la possibilità di infliggere una sonora sconfitta al segretario-premier potrebbe valere più di una vittoria.
NAPOLI La candidata dem sembra esclusa dalla sfida finale che si aggiudicherebbero l’uscente De Magistris e il forzista Lettieri
ROMA Nella corsa della Capitale la frammentazione del centrodestra e le rotture a sinistra spianano la strada alla grillina Virginia Raggi