Il Sole 24 Ore

Le bolle, la Bce e l’edilizia tedesca

- Di Hans -Werner Sinn

Le ultime mosse della Banca centrale europea hanno lasciato allibiti molti osservator­i. L’obbiettivo è chiaro – impedire la deflazione e stimolare la crescita – ma le misure adottate stanno creando le condizioni per una grave instabilit­à. Le misure in questione includono la decisione di portare a zero il tasso di interesse sulle principali operazioni di rifinanzia­mento della Bce, l’innalzamen­to del volume di acquisti mensili da 20 a 80 miliardi di euro e la decisione di spingere ancora più giù sotto lo zero (-0,40%) il tasso di interesse sul denaro che le banche depositano presso la Bce. Inoltre, la Bce ha lanciato altre quattro operazioni di rifinanzia­mento a più lungo termine mirate, anch’esse con tassi di interesse negativi. Le banche ricevono fino allo 0,4% di interesse sul denaro che prendono in prestito dalla Bce, a condizione di prestarlo a loro volta ad aziende private.

Queste misure sono l’ultimo atto di una serie di tentativi della Bce per gestire le conseguenz­e dello scoppio della colossale bolla venutasi a creare nell’Europa meridional­e nei primi anni dell’euro. Tutto cominciò al vertice Ue del 1995 a Madrid, con l’annuncio dell’introduzio­ne della moneta unica e il conseguent­e precipitar­e dei tassi di interesse. La bolla creditizia inflattiva stimolata nei Paesi del Sud dell’Eurozona dalla persistenz­a di tassi di interesse più bassi ha minato la loro competitiv­ità e spinto i prezzi delle attività e degli immobili a livelli insostenib­ilmente alti. Quando la bolla è scoppiata, la Bce ha cercato di impedire che i prezzi eccessivi tornassero ai livelli di equilibrio stampando moneta e promettend­o copertura illimitata agli investitor­i. Le ultime misure della Bce sono sempliceme­nte passi ulteriori nella stessa direzione.

Ovviamente, quando la crisi finanziari­a è esplosa in tutta la sua potenza nel 2008, in seguito al tracollo della banca d’affari americana Lehman Brothers, gli interventi della Bce erano giustifica­ti. Ma dopo che l’economia globale ha cominciato a ripartire, alla fine dell’anno successivo, le mosse dell’Eurotower sono diventate sempre più discutibil­i, perché hanno consentito ai Paesi di svicolare le riforme struttural­i e hanno ostacolato la necessaria disinflazi­one nei Paesi del sud dell’Eurozona (quando non l’hanno bloccata del tutto, come in Portogallo e in Italia). L’Europa meridional­e aveva ceduto alla droga del credito a buon mercato. Ma quando il credito privato si è esaurito e hanno cominciato a comparire i primi sintomi da astinenza, la Bce si è messa a fornire farmaci sostitutiv­i: invece di curare la dipendenza ha creato economie drogate, incapaci di funzionare senza la loro sostanza stupefacen­te. Il Giappone fece un errore analogo quando scoppiò la sua bolla immobiliar­e, nel 1990. Per oltre vent’anni, la Banca del Giappone ha inondato l’economia con denaro a tassi di interesse quasi a zero, mentre il Governo ha portato avanti incessante­mente una politica di spesa in disavanzo, facendo schizzare il debito pubblico dal 67% all’attuale 246% del Pil: la spinta più recente è arrivata dalla discutibil­e strategia economica portata avanti dal Governo del primo ministro Shinzo Abe (la cosiddetta «Abenomics»). Niente di tutto questo è servito, perché la politica monetaria e la politica di bilancio non possono sostituirs­i alle riforme struttural­i. Al contrario: più droghe keynesiane e monetarist­e vengono somministr­ate, più si annacqua il potere autocurati­vo dei mercati e più le autorità diventano restie a imporre dolorosi trattament­i di disintossi­cazione all’economia e alla popolazion­e.

Ma gli effetti peggiori della politica della Bce forse devono ancora venire, se la dipendenza dal credito si allargherà alle economie più solide dell’Eurozona. Ci sono già alcuni segnali preoccupan­ti in tal senso: i mercati

BOOM IMMOBILIAR­E A BERLINO Il boom immobiliar­e potrebbe essere riportato sotto controllo attraverso un adeguato aumento dei tassi. Ma così la bolla potrebbe anche espandersi

immobiliar­i in Austria, Germania e Lussemburg­o sono praticamen­te esplosi durante la crisi, per colpa delle banche che cercavano di invogliare i mutuatari offrendo prestiti a tassi di interesse quasi a zero, senza tener conto del loro merito di credito. In Austria, i prezzi degli immobili sono saliti di quasi il cinquanta per cento dal tracollo della Lehman Brothers a oggi; in Lussemburg­o, di quasi un terzo. Anche la Germania, l’economia più grande del continente, dal 2010 a oggi ha sperimenta­to un boom su larga scala del settore immobiliar­e, con i prezzi medi degli immobili nelle aree urbane che sono aumentati di oltre un terzo, e di quasi la metà nelle grandi città. Il Paese sta assistendo a un boom edilizio mai visto dai tempi della riunificaz­ione. Gli agenti immobiliar­i hanno solo rimasugli da offrire. Il boom immobiliar­e tedesco potrebbe essere riportato sotto controllo attraverso un adeguato aumento dei tassi. Ma visto che la Bce sembra determinat­a a percorrere la direzione opposta, la bolla non potrà fare altro che continuare a espandersi. Se dovesse scoppiare, gli effetti per l’euro potrebbe essere drammatici: il nuovo partito euroscetti­co che ha ottenuto clamorosi successi nelle recenti elezioni regionali, Alternativ­a per la Germania, è una garanzia in tal senso.

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