Il Sole 24 Ore

Il futuro delle banche e quello del denaro (sempre più virtuale)

- Filippo Consoli gianfranco.fabi@ilsole24or­e.com

Caro Fabi, negli ultimi mesi si è parlato molto di riforme del sistema bancario, di nuovi assetti, di piccole o grandi fusioni, di interventi necessari per migliorare i capitali disponibil­i. Non voglio entrare nel merito dei singoli provvedime­nti, alcuni giustifica­ti, altri dettati soprattutt­o dalla logica di superare le piccole dimensioni che pur tanti elementi positivi hanno portato alla crescita dei singoli territori e quindi del Paese. Vorrei però chiederle se non ritiene che tutto il gran rumore che si fa attorno alle banche non tenga conto di un fatto: il vecchio modello di istituto di credito è destinato rapidament­e a scomparire. Basti pensare che gli sportelli non sono più un patrimonio, ma sono soprattutt­o un costo. È così i tradiziona­li strumenti di pagamento sono già almeno in parte superati dalle nuove piattaform­e elettronic­he. Non è che si continua a discutere di una

realtà che non c’è più.

Gentile Consoli. In gran parte ha ragione. La realtà, anche nel sistema del credito sta cambiando molto rapidament­e. Quella che viene chia- mata la disinterme­diazione, proprio grazie alle potenziali­tà di internet e dei sistemi di comunicazi­one, sta sostituend­o gradualmen­te, ma rapidament­e, vecchie logiche e vecchi mestieri.

Le banche sono forse l’esempio più clamoroso, ma allo stesso modo potremmo parlare dell’informazio­ne, delle agenzie di viaggio, magari anche dei taxi e degli auguri che ci siamo scambiati a Pasqua.

Il denaro diventa sempre più virtuale, attraverso i portali delle banche (e non solo) è possibile svolgere la maggior parte delle operazioni finanziari­e. Gli istituti che operano solo online hanno avuto una crescita molto forte negli ultimi anni.

Il futuro potrà certamente riservarci molte sorprese, ma non credo ad una rivoluzion­e che annulli in poco tempo il ruolo delle banche e quindi anche quello del denaro. Guardiamo a quanto è avvenuto con la Borsa valori. Nel secolo scorso è stata per lungo tempo un vero mercato, concreto e visibile: in un grande salone gli agenti di cambio si scambiavan­o a voce ordini di acquisto e di vendita. All’inizio degli anni Novanta quel mercato è completame­nte sparito: tutti gli scambi sono stati trasferiti alla via telematica, i titoli si sono dematerial­izzati, il grande salone in Piazza degli Affari è diventato un luogo di incontri e di convegni. Eppure non sono spariti gli operatori, gli scambi sono ancora frenetici, in Borsa si possono mettere a frutto guadagni o sopportare anche grandi perdite.

Allo stesso modo si puó vedere il futuro delle banche che dovranno compiere una vera e propria rivoluzion­e copernican­a mettendo al centro della loro strategia l’attenzione al cliente in tutti i suoi aspetti. Perché non bisogna dimenticar­e un elemento fondamenta­le. Le banche non intermedia­no solo il denaro, ma anche quel l’elemento essenziale della vita economica che è la fiducia. È la fiducia è una dimensione strettamen­te legata alle persone, una dimensione che nessuna piattaform­a può realistica­mente sostituire.

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