Il futuro delle banche e quello del denaro (sempre più virtuale)
Caro Fabi, negli ultimi mesi si è parlato molto di riforme del sistema bancario, di nuovi assetti, di piccole o grandi fusioni, di interventi necessari per migliorare i capitali disponibili. Non voglio entrare nel merito dei singoli provvedimenti, alcuni giustificati, altri dettati soprattutto dalla logica di superare le piccole dimensioni che pur tanti elementi positivi hanno portato alla crescita dei singoli territori e quindi del Paese. Vorrei però chiederle se non ritiene che tutto il gran rumore che si fa attorno alle banche non tenga conto di un fatto: il vecchio modello di istituto di credito è destinato rapidamente a scomparire. Basti pensare che gli sportelli non sono più un patrimonio, ma sono soprattutto un costo. È così i tradizionali strumenti di pagamento sono già almeno in parte superati dalle nuove piattaforme elettroniche. Non è che si continua a discutere di una
realtà che non c’è più.
Gentile Consoli. In gran parte ha ragione. La realtà, anche nel sistema del credito sta cambiando molto rapidamente. Quella che viene chia- mata la disintermediazione, proprio grazie alle potenzialità di internet e dei sistemi di comunicazione, sta sostituendo gradualmente, ma rapidamente, vecchie logiche e vecchi mestieri.
Le banche sono forse l’esempio più clamoroso, ma allo stesso modo potremmo parlare dell’informazione, delle agenzie di viaggio, magari anche dei taxi e degli auguri che ci siamo scambiati a Pasqua.
Il denaro diventa sempre più virtuale, attraverso i portali delle banche (e non solo) è possibile svolgere la maggior parte delle operazioni finanziarie. Gli istituti che operano solo online hanno avuto una crescita molto forte negli ultimi anni.
Il futuro potrà certamente riservarci molte sorprese, ma non credo ad una rivoluzione che annulli in poco tempo il ruolo delle banche e quindi anche quello del denaro. Guardiamo a quanto è avvenuto con la Borsa valori. Nel secolo scorso è stata per lungo tempo un vero mercato, concreto e visibile: in un grande salone gli agenti di cambio si scambiavano a voce ordini di acquisto e di vendita. All’inizio degli anni Novanta quel mercato è completamente sparito: tutti gli scambi sono stati trasferiti alla via telematica, i titoli si sono dematerializzati, il grande salone in Piazza degli Affari è diventato un luogo di incontri e di convegni. Eppure non sono spariti gli operatori, gli scambi sono ancora frenetici, in Borsa si possono mettere a frutto guadagni o sopportare anche grandi perdite.
Allo stesso modo si puó vedere il futuro delle banche che dovranno compiere una vera e propria rivoluzione copernicana mettendo al centro della loro strategia l’attenzione al cliente in tutti i suoi aspetti. Perché non bisogna dimenticare un elemento fondamentale. Le banche non intermediano solo il denaro, ma anche quel l’elemento essenziale della vita economica che è la fiducia. È la fiducia è una dimensione strettamente legata alle persone, una dimensione che nessuna piattaforma può realisticamente sostituire.