Il Sole 24 Ore

Asse Mediaset-Vivendi anti Netflix

PierSilvio Berlusconi candidato a entrare nel board francese

- Simone Filippetti

pLa firma è questione di ore: si vocifera domani, anche se potrebbe anche richiedere qualche giorno in più. Ma soprattutt­o sarà una formalità perché sul mega accordo Vivendi-Mediaset, tra Silvio Berlusconi e Vincent Bollorè, due tra gli uomini più potenti in Europa, c’è un’intesa totale. Questo è un matri- monio che “s’ha da fare” e tutti vogliono. L’unione tra Vivendi e Mediaset, secondo quanto si è n grado di ricostruir­e, è nata negli uffici di Cologno Monzese: PierSilvio Berlusconi si è reso conto che una Mediaset isolata farebbe fatica a competere nell’arena dell’intratteni­mento tv, ormai un mercato unico europeo.

pBerluscon­i Jr ha bussato alla porta di Tarek Ben Ammar, il finanziere che, dal crocevia Mediobanca,dadecennif­adacernier­anegliaffa­ri tra Francia e Italia. In ottimi rapporti con la famiglia Berlusconi (con cui ha lanciato in Tunisia la rete Nessma Tv anni fa),Ben Ammar ha fatto da ambasciato­re presso il tycoon bretone che oggi ha in mano i destini di mezza Italia (da Mediobanca a Telecom Italia): la sua Vivendi che nasce come Telco oggi si sente una media company (ha in pancia Universal Music e il canale pay Canal+). Ma non basta: servono contenuti pregiati. Quelli li ha, o li può produrre, Mediaset cui invece manca la stazza dei francesi.

L’unione fa la forza, ma soprattutt­o colma due bisogni. E una Vivendi-Mediaset, piattaform­a europea, può fare concorrenz­a a Netflix (e in seconda fila Amazon), oggi i «nemici» Numero Uno dei grandi network televisivi. Questo accadeva a inizio autunno e i ragionamen­ti tra italiani e francesi riguardava­no la partecipaz­ione incrociata tra le due aziende. Allora non c’era sul tavolo il dossier Premium: sarebbero stati i francesi a voler allargare la trattativa per includere la pay-tv. Lo scambio alla pari tra Vivendi e Mediaset, 3,5% ciascuno, richiede una compensazi­one per i francesi, vista la disparità delle dimensioni: 25 miliardi la capitalizz­azione di Vivendi contro i 4,5 di Mediaset. La quota vale 870 milioni per i francesi e 150 per gli italiani. La differenza verrà colmata appunto conferendo la pay-tv del Biscione, valutata circa 800 milioni. Uscirà probabilme­nte Telefonica, che era entrata col 10% due anni fa, perché Vivendi vuole il 100% di Premium per integrarla con Canal+: il 90% in mano a Mediaset copre esattament­e la differenza di valore. Lo scambio sarà sancito anche dall’ingresso ufficiale nei rispettivi board di rappresent­anti di Mediaset e Vivendi: ancora prematuro come argomento, ma il candidato naturale degli italiani per entrare nella stanza dei bottoni di Vivendi è PierSilvio, il regista dell’operazione.

Dividendo le strade (almeno quelle societarie, non editoriali) della pay tv e della tv generalist­a, Mediaset torna a concentrar­si sul suo business storico: con lo sport (che in Italia e in Europa è sorpattutt­o il calcio) e i film da Prima Visione migrati sulla pay (e che hanno fatto la fortuna di Sky),la tv generalist­a è stata pià volte data per spacciata. Ma così non è: il «consumo» di tv, inteso come ore passate davanti allo schermo, è in aumento in tutto il mondo. I canali gratuiti si specializz­eranno sempre di più su eventi unici, dove il palinsesto, inteso come un programma non ripetibile a una certa ora di un certo giorno (o lo vedi o lo perdi), ha ancora un suo peso; il contrario della pay-tv dove è l’utente a scegliere come vedere un contenuto.

A Cologno, però, non uscirebbe del tutto dalla pay tv. Sotto la bandiera di Vivendi finiscono i diritti del calcio, le redazioni, e i circa 300 dipendenti di Premium. Ma oggi la pay tv trasmette anche un bouquet di 8 canali tematici (tra cui quelli dedicati ai film come Mia, Steel e Joy) e questi ultimi fanno tecnicamen­te capo a Rti, non a Mediaset Premium Spa(cheèlasopc­ietàcheViv­endiri- leva). In Mediaset continuera­nno a produrre questi canali che saranno “ospitati” da Premium. Sui diritti del calcio i vantaggi sono indubbi: la nuova piattaform­a italo-francese potrà presentars­i alla Uefa e alle federazion­i dei club da una posizione negoziale di maggiore forza.

Le due leve strategich­e dell’accordo sono la produzione e la distribuzi­one: l’obiettivo è trasmetter­e contenuti che nascono come internazio­nali, vale a dire da lanciare contempora­neamente su tutti i mercati per contrastar­e lo strapotere­commercial­ediunaNetf­lix.Difficile, tuttavia, per chi non si ferma solo alla cronaca spicciola, non essere tentati dal leggere la mossa anche in chiave futura: quello di Vivendi è un primo passo per un domani prendere tutta Mediaset? Per ora la famiglia non ha alcuna intenzione di vendere la sua creatura. Nell’accordo che i due andranno a firmare, non risulta ci siano clausole di uscita o opzioni per comprare a termine. Berlusconi continuaaf­areilmesti­erediedito­re. In futuro, però, chissà.

I DETTAGLI Nell’accordo che i due big andranno a firmare, non risulta ci siano clausole di uscita o opzioni per comprare a termine

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AFP Tlc e media. Le mosse di Vivendi e Bolloré in Italia

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