Tlc, Orange cade in Borsa dopo il no di Bouygues
A Parigi giù tutto il settore, per i big strategie da rifare
pCon la sola eccezione di Numericable-Sfr, tutti gli operatori francesi hanno commentato ufficialmente il fallimento del negoziato sul riassetto del settore delle telecomunicazioni (con l’acquisizione di Bouygues Telecom da parte di Orange e una spartizione degli asset) spiegando di non aver alcun problema ad affrontare lo statu quo. Una reazione apparentemente rassicurante che non è servita a convincere il mercato, il quale aveva scommesso sull'accordo e sui benefìci diffusi di un passaggio da quattro a tre fornitori. Nella prima seduta dopo l’annuncio della mancata intesa, i titoli sono crollati, guidando nettamente l’elenco dei ribassi: a fronte di un indice in rialzo dello 0,5%.
p Numericable-Sfr ha perso il 18%, Iliad (la casa madre di Free) il 15,1%, Bouygues Telecom il 13,4 per cento. E persino Orange, quello che tutto sommato aveva meno da guadagnare dal consolidamento, ha lasciato sul terreno il 6,2%. Niente di davvero sorprendente. Dal 2012, con l’arrivo di Free e l’inizio della guerra dei prezzi, i margini dei quattro operatori si sono drasticamente ridotti. Pro- prio quando le società sono impegnate a rispettare un piano di investimenti alquanto oneroso (circa sette miliardi complessivi all’anno) per assicurare la copertura totale del territorio in connessioni internet ad alta velocità. Una concentrazione avrebbe diminuito la battaglia delle promozioni e garantito un recupero di redditività.
Invece si andrà probabilmente avanti con lo scenario attuale. Basti ricordare che negli ultimi quattro anni la fattura media degli utenti è scesa del 30% (da 28 a 19 euro) e c'è ormai una gara alle promozione da 4 euro.
Il mercato si pone quindi una serie di legittimi e comprensibili interrogativi: come farà Altice (la casa madre di Numericable-Sfr) a pagare circa 600 milioni all'anno di oneri sul debito avendo perso un milione di clienti l’anno scorso e non essendo riuscita a mettere le mani su quelli di Bouygues? Come farà Free, che fino a oggi ha largamente utilizzato le reti di Orange, a dotarsi delle infrastrutture necessarie senza aver potuto rileva- re antenne e frequenze di Bouygues? Come farà Bouygues Telecom a ritrovare l’utile e a raggiungere il 25% di Ebitda nel 2017, come promesso (oggi è al 20%)? Come farà infine Orange a diventare ancora più grande – e quindi giocare un ruolo da protagonista nella prossima ricomposizione del settore in Europa, dove dovrà anche vedersela con la “grande alleanza” del Sud Europa che sta costruendo Vincent Bolloré - senza l’apporto di massa critica che gli avrebbe assicurato l’incorpora- zione di Bouygues?
C'è, infine, la questione occupazionale. Proprio Bouygues, per resistere e cercare anzi di recuperare posizioni (cosa che in parte è riuscita a fare), ha ridotto gli organici di circa 2mila persone in tre anni. E il presidente di Orange, Stéphane Richard, aveva lanciato nelle scorse settimane l'allarme sulle conseguenze di un insuccesso delle trattative sull’occupazione del comparto. A prima vista l’unica buona notizia riguarda i consumatori, che continueranno a beneficiare delle tariffe più basse d’Europa. Basta che questo non si traduca in un freno agli investimenti e quindi a un’offerta futura di peggiore qualità.