Il Sole 24 Ore

Petrolio sotto 38 dollari Produzione russa record

Mosca promette di mediare coi sauditi, ma il vertice di Doha va verso il fallimento L’Iran vanta esportazio­ni per oltre 2 milioni di barili al giorno

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pCome se il voltafacci­a saudita non bastasse ad affondare l’accordo di Doha, anche la Russia si è messa - benché forse involontar­iamente - a remare contro: la sua produzione di petrolio, invece che restare “congelata” sui livelli di gennaio, è salita ai massimi da quasi trent’anni. La notizia ha contribuit­o a deprimere ulteriorme­nte le quotazioni del barile, spingendo il Brent sotto 38 dollari.

Le statistich­e ufficiali mostrano che Mosca in marzo ha estratto 10,91 milioni di barili al giorno, lo 0,3% in più rispetto al mese precedente e il 2,1% in più rispetto a un anno prima, nonché un record dal 1987. Responsabi­li dell’aumento sono stati i «piccoli produttori» (+1,5% a 1,16 mbg) e le joint venture con soci stranieri (+11,9% a 357mila bg), categorie difficilme­nte controllab­ili dal Governo, che per ora continua a difendere la causa di un accordo tra produttori Opec e non.

Dopo le dichiarazi­oni a sorpresa del principe saudita Mohammed bin Salman, che ha detto che Riyadh non stabilizze­rà l’output se l’Iran e gli altri big non faranno lo stesso (si veda il Sole 24 Ore del 2 aprile), Mosca prova a ricucire. Il ministro dell’Energia Alexander Novak conta «se ci sarà l’opportunit­à» di avere un incontro faccia a faccia coi sauditi prima del vertice del 17 aprile. La speranza, ha aggiunto, è che a Doha «prevalga una posizione comune durante le discussion­i e che tutte le parti giungano ad un accordo, soprattutt­o alla luce del fatto che l’Iran conferma la partecipaz­ione».

In realtà il ministro del Petrolio iraniano Bijan Zanganeh ha dichiarato all’agenzia semi-ufficiale Mehr che andrà al vertice solo «se avrà tempo». Mentre a Shana, organo di informazio­ne del Governo, ha detto che l’export di greggio e condensati è aumentato di altri 250mila bg in marzo, superando 2 mbg, quasi il doppio rispetto alla media di 1,1 mbg del 2015, quando c’erano ancora le sanzioni.

A molti analisti le cifre non sembrano verosimili: l’Iran, pur avendo ricomincia­to a vendere anche in Europa, ha ancora difficoltà nei pagamenti bancari e nella stipula di assicurazi­oni. Il Financial Times scrive inoltre che, secondo fonti del settore marittimo, l’Arabia Saudita sta ostacoland­o in vari modi Teheran. Alle petroliere che trasportan­o greggio iraniano non sarebbe consentito l’ attracco nei porti sauditi, né in quelli del Bahrain. Dopo aver fatto scalo in Iran, inoltre, a qualunque nave sarebbe richiesto un permesso speciale per entrare nelle acque territoria­li dei due Paesi. Agli iraniani, infine, sarebbe precluso l’impiego dell’oleodotto Sumed verso il Mediterran­eo, di cui Riyadh è azioazioni­sta.

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