Rame ai minimi da un mese
Sette sedute in calo, la ser ie negativa più lunga da due anni - Dubbi sui reali consumi cinesi
rame ha riaperto la settimana in ribasso al London Metal Exchange, toccando i minimi da un mese a 4757,50 $/tonnellata (base tre mesi). Il declino, che prosegue da sette sedute consecutive, è il più lungo da oltre due anni.
Contrariamente alle attese, la settimana scorsa il metallo non ha reagito bene al mancato aumento dei tassi negli Usa: le quotazioni all’Lme hanno perso terreno, mentre allo Shanghai Futures Exchange (Shfe), ieri chiuso per festività, risalivano fino a riportarsi a premio di 40 $ sulla scadenza giugno rispetto a quelle londinesi. Dopo un un periodo a prezzi Shfe inferiori al Lme, si è perciò riaperta la possibilità di arbitraggi che potrebbe stimolare acquisti su Londra con vendite su Shanghai e consegna di catodi in Cina. Il continuo calo delle giacenze nei magazzini Lme, che ha portato il prezzo a pronti sino a 30 $ oltre il tre mesi ( backwardation), potrebbe tuttavia ritardare di qualche mese un eventuale nuovo flusso di rame verso la Cina. Si tratta comunque di una visione teorica, perché il premio sui catodi pagato oggi dagli importatori cinesi è sceso a 50 $/tonn, minimo da novembre 2012, a segnalare più di altri indicatori un rallentamento della domanda: eventuali importazioni verrebbero fatte per lucrare sul maggior valore della quotazione di Shanghai, nei cui magazzini di borsa le giacenze di catodi sono più che raddoppiate da fine 2015, a 400mila tonnellate.
Sebbene le importazioni di rame in Cina siano rimaste alte, secondo uno studio di Bloomberg Intelligence esse sarebbero scollegate dai consumi: molto metallo sarebbe in realtà entrato per attività di arbitraggio, finanziarie e di magazzinaggio che avrebbero inflazionato la domanda, tenendo altri i prezzi e spingendo le miniere a aumentare la produzione. Bloomberg, ha esaminato la domanda di rame e di cemento nell’edilizia, settore in cui sono altamente correlate, osservando che tra il 2011 e il 2015 l’impiego per metro quadro è aumentato del 117% nel caso del metallo e di appena l’11% per il cemento: una drastica differenza che secondo gli analisti avvalorerebbe la tesi secondo cui l’eccessiva domanda cinese sarebbe in gran parte dovuta a operazioni finanziarie. Dopo un confronto con consumi ufficiali di altri settori trainanti della domanda di rame, in cui c’è stato un calo dal 2011 al 2015, Bloomberg giunge alla conclusione che molto probabilmente ben 15 milioni di tonnellate di rame, da loro indicate in eccesso sui consumi, sarebbero accantonate come collaterale in operazioni finanziarie.
Per ora il mercato non sembra essere stato influenzato da questa ricerca, ma dovrebbe verosimilmente stimolare indagini da parte di altri analisti.