Le pressioni del «quartierino» per il varo della legge navale
Sotto la lente l’acquisto di nuove navi
La legge di Stabilità 2015 doveva contenere due emendamenti di interesse del «quartierino romano». Da una parte c’era quello «pro Total», dall’altra quello per l’ammodernamento della flotta militare italiana. Ed è proprio per questa seconda norma che, ancora una volta, piovono le richieste su Federica Guidi. «Lei mi ha detto che ne parlava alla Boschi», dice l’imprenditore ciellino Nicola Colicchi a Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministro al Mise, che assicura: «Lo ha detto anche a me».
Il particolare è riportato negli atti dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza, che ha un filone dedicato allo sblocco delle erogazioni per 5,4 miliardi di euro destinate all’acquisto di nuove navi. Un’operazione agognata dal capo di Stato maggiore della marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, le cui ambizioni sarebbero state assecondate da Gemelli e Colicchi. Un interessamento che riflette le mire imprenditoriali di Gemelli, il quale puntava a ottenere delle autorizzazioni al porto di Augusta così da lanciarsi nel business dello stoccaggio del petrolio. Lo scambio di battute tra i due principali indagati, però, nasconderebbe anche un secondo particolare. Per gli investigatori potrebbe trattarsi di un secondo presunto «accordo» tra la Guidi e il ministro per i Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, dopo quello che ci sarebbe stato dietro l'emendamento alla legge di Stabilità 2015, che avrebbe portato un beneficio al colosso petrolifero Total, il quale poi avrebbe affidato a Gemelli numerosi sub appalti milionari. Tuttavia sono pochi gli elementi per ipotizzare un «secondo accordo». Perché di fatto si tratta di uno scambio di battute tra Colicchi e Gemelli che si riferiscono di terze persone. Sta di fatto che negli atti risultano riassunte anche telefonate della stessa Guidi. A dicembre del 2014 il governo sta preparando la legge di Stabilità. Le conversazioni fra Gemelli e Colicchi sono frenetiche. «Gemelli - riassumono gli investigatori - riferisce di averne parlato con Federica, di averle detto se poteva farla chiamare da lui (...) che si tratta del maxi emendamento (...) che riguarda la marina militare». Il 18 dicembre la Guidi segnala al compagno «di aver parlato con Colicchi», «di aver dato parere favorevole come Mise, che avrebbe provveduto anche a farlo mettere dentro al maxi emendamento». E non solo. Perché la Guidi avrebbe detto, addirittura, che fosse Colicchi stesso a doversi muovere «anche lui sul Ministero dell’Economia». In sostanza doveva essere Colicchi, che non ha incarichi istituzionali, a muovere «pressioni sul Mef».
Oggi la Guidi, chiuso il capitolo da ministro, torna alle sue attività professionali. Sta verificando i tempi per poter tornare al lavoro compatibilmente con la normativa sulle sliding doors che regola il passaggio da ruoli istituzionali a quelli aziendali. Negli atti, infine, c'è anche un riferimento ad un presunto «accerchiamento» sul ministro Graziano Delrio per rinnovare al vertice del porto di Augusta Alberto Cozzo. In questa fase, ancora una volta torna l’imprenditore Nicola Colicchi, che parla al telefono con l’ammiraglio De Giorgi, il quale afferma che «con Delrio io fare un’operazione diversa, quella della cena, dell’incontro conviviale, dove si rompe il ghiaccio, si parla in generale». La replica di Delrio ieri è giunta immediata: «Non ho mai ricevuto pressioni per appalti o nomine al ministero. Non sono mai stato ricattato né mi ritengo ricattabile. Il fatto che un comitato di affari mi ritenga un pericolo mi onora, però credo che sia giusto accertare la verità dei fatti e per questo presenterò un esposto alla Procura perché voglio che gli italiani sappiano la verità così come io ho diritto di saperla». Il ministro ha detto di voler sapere, attraverso le indagini che seguiranno all'esposto, «se vi sono realmente state attività dei Carabinieri o di altri organi investigativi che abbiano dato a comitati di affari elementi informativi contro un ministro o un qualsiasi cittadino».
A breve i magistrati di Potenza convocheranno i componenti del cosiddetto «quartierino romano», la cordata di imprenditori guidata da Gemelli. Il primo ad essere ascoltato potrebbe essere Valter Pastena, il consulente del Mise che, in una conversazione telefonica con Gemelli, riferisce di aver ottenuto da «amici» il carteggio per ricattare Delrio da cui poi è nato l’esposto presentato dal ministro. I pubblici ministeri starebbero anche valutando l’ipotesi di sentire il sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti, tirato in ballo in alcune intercettazioni. Intanto sono stati presentati i primi ricorsi al Tribunale del Riesame, dai cinque dipendenti dell’Eni (ai domiciliari), da un ex dirigente della Regione Basilicata e dall’ex vicesindaco di Corleto Perticara (Potenza), entrambi colpiti da divieto di dimora. L’Eni, inoltre, chiederà il dissequestro di due vasche del centro olio di Viggiano (Potenza) e del pozzo «Costa Molina 2».